MILANO Umberto Bossi lancia il suo “D-Day” alla Lega di Roberto Maroni. Il Senatùr sceglie Repubblica per lanciare l’ennesimo, più duro, affondo al suo successore. In un lungo sfogo consegnato a Gad Lerner, nella sua casa di Gemonio, insieme alla moglie Manuela Marrone (che emerge da un silenzio di decenni), il fondatore del Carroccio accusa l’amico Bobo di essere un «traditore» e annuncia: «Ora mi riprendo la Lega» E ancora: «Quando uno tradisce una volta, poi tradisce sempre», sentenzia, con riferimento alla frattura del 1994 (allora Maroni si oppose alla sua decisione di far cadere il primo governo Berlusconi, rischiando l’espulsione). E via giù pesante: «Lui non ha i nostri ideali, non crede all’indipendenza, è sottomesso al Cavaliere, e sta distruggendo il partito». Dura, come prevedibile, la reazione di Maroni. Bossi «danneggia la Lega e contribuisce a rendere più difficile la vittoria ai ballottaggi», replica il segretario, che domani sarà impegnato in un tour de force elettorale in Veneto. «Non sono per nulla preoccupato, sono tranquillissimo», aggiunge poi l’ex ministro dell’Interno. Il quale dice di sapere le motivazioni che si nascondono dietro le parole di Bossi, ma si rifiuta di rivelarlo ai giornalisti. Non è chiaro dove l’ennesimo scontro interno porterà il movimento, vista anche l’emorragia di consensi registrata alle politiche e alle amministrative. Resta da vedere se Bossi abbia realmente intenzione di candidarsi al congresso per l’elezione del prossimo segretario federale (che Maroni ha anticipato di un anno alla primavera del 2014, dopo l’elezione a governatore lombardo). Ma in via Bellerio un po’ tutti, conti alla mano, sanno che il presidente non avrebbe i numeri per essere eletto. È possibile anche che le uscite del vecchio boss non siano altro che un modo per alzare la posta e condizionare la scelta del prossimo segretario. Come che a spingere il Senatùr a sparare ad alzo zero siano state le indiscrezioni di stampa secondo cui Maroni sarebbe pronto a tagliare le sue spese personali. Di sicuro, è difficile prevedere fino a dove si possa spingere lo scontro. Intanto, lo stato maggiore del Carroccio fa quadrato attorno al segretario. Matteo Salvini: «Bossi sbaglia, fa male alla Lega». Stessa linea del governatore veneto Luca Zaia. Mentre l’altro vice di Maroni, Flavio Tosi, è più duro. «Come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, è chiaro che, mentre molti stanno lavorando sul territorio per creare consenso, c’è invece qualcuno che fa sparate e pretende di dare patenti di pseudo-leghismo senza aver nessuna capacità di creare consenso, ma semmai di farlo diminuire», dice il segretario della Liga veneta più volte, e anche l’altro ieri, finito nel mirino di Bossi.