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Data: 06/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ricostruzione, avanti piano. Viaggio all’interno degli uffici comunali dopo l’arrivo dei vincitori del concorsone

L’AQUILA Diego ha 41 anni, una buona esperienza negli uffici della ricostruzione post-sisma ed è anche un musicista niente male. Anzi, se gli dai da cantare Guccini o De André ti lascia a bocca aperta. «Non sono bravo, però, a giocare a Sudoku e con i rebus», ammette, «qualità superflue fino a qualche mese fa, quando mi sono trovato ad affrontare le selezioni preliminari del Concorsone alla Fiera di Roma e mi sono dovuto arrendere». Malgrado questo, ha continuato a lavorare, nello staff dei precari, dietro una scrivania di via Ulisse Nurzia, dove c’è l’ufficio manutenzione e gestione Progetto Case e Map. Diciotto ore settimanali per poco meno di 600 euro. «Però apprezzo l’impegno da parte del Comune nel creare le condizioni per garantire una continuità al nostro lavoro», sottolinea. «D’altra parte, fino a quando i 300 del concorsone non entrano a regime, siamo noi a fare da trait d’union al lavoro della ricostruzione». GIOVANI E FORTI. Locali, fuorisede, più o meno giovani e più o meno esperti di Sudoku, sicuramente i 300 vincitori del Concorsone, per superare le selezioni finali hanno dovuto divorare pagine e pagine di normativa legata agli interventi post-sisma. Molti di loro, lavorando già nella struttura gestione emergenza o negli organi della filiera, hanno anche l’esperienza necessaria per far girare la macchina. Ma come vanno le cose negli uffici più esposti alle esigenze del cittadino? L’aria di questi giorni non è delle migliori, specie in un momento in cui servono risposte certe sulla metodologia legata alle schede parametriche, ad esempio. Oppure interventi urgenti in favore degli oltre 22mila sfollati rimasti. I 300 sono così divisi: 128 al Comune dell’Aquila; 72 agli altri Comuni del Cratere; 50 tra Regione e Province e 50 agli uffici speciali per la ricostruzione (25 in quello del capoluogo e altrettanti in quello per il Cratere). Dei 128 “aquilani”, solo una settantina di loro gestisce le istanze dirette per la ricostruzione, mentre gli altri sono distribuiti un po’ ovunque, dall’urbanistica, alla contabilità, all’Ufficio tributi. «La particolare situazione in cui si trova L’Aquila», argomenta l’assessore al Personale, Betty Leone, «necessita di rinforzi aggiuntivi in tutti i settori, anche in quelli non direttamente collegati con la gestione del post-sisma. Naturalmente, questa è una fase di “rodaggio” in cui stiamo testando la macchina amministrativa, presto tutto entrerà a regime». NEGLI UFFICI. Certo, sarà anche colpa della pioggia di questi giorni, ma la fotografia del dipartimento per la Ricostruzione in via Avezzano non è certo delle più allegre. Con parte degli uffici ancora in allestimento, pratiche che si perdono e computer sul corridoio. L’ufficio è diviso in tre piani, il quarto non è ancora abitabile. Al primo piano ci sono gli sportelli della ricostruzione privata e del “condono edilizio”. Al secondo piano c’è l’ufficio del dirigente Vittorio Fabrizi, oltre a una serie di organi di gestione dei contributi e degli interventi di demolizioni. Al terzo piano c’è l’assessorato di Pietro Di Stefano e l’ufficio Pianificazione del territorio che occupa 16 giovani leve. In tutto questo quadro, c’è da sistemare i 98 di Abruzzo Engineering e questo ha portato un po’ di scompiglio tra traslochi e spostamenti. Forse è per questo che vedi spuntare dei faldoni dai corridoi centrali, stretti come ti immagineresti l’ambientazione di un romanzo di Kafka. La gente fa la fila per consegnare la propria pratica, cercando contemporaneamente il conforto di «qualcuno in grado di capirci qualcosa». TRASFERIMENTI. E poi c’è la questione trasferimenti, sollevata dall’assessore provinciale Luigi D’Eramo. «Come prevedibile», ha detto qualche giorno fa, «i dipendenti assunti con il concorsone di Barca non vogliono restare nel cratere, soprattutto negli uffici periferici, e si moltipicano le domande di trasferimento. E c'è chi, assunto per contribuire alla ricostruzione, vuole invece tornare in Sicilia, con in tasca il contratto da pubblico dipendente a tempo indeterminato». Domande di trasferimento che, però, saranno difficilmente evase: nel primo caso, quello dei dipendenti che chiedono di essere trasferiti dai comuni periferici al capoluogo, sarebbe obbligatorio rifare il contratto di assunzione. Per il secondo caso, spiega l’assessore Leone, «nessuno spostamento è consentito prima dei cinque anni».

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