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Data: 06/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il grido d’allarme della Cgil «Pronti allo sciopero generale»

«Gli accordi presi a livello di contratto provinciale di lavoro per i dipendenti edili di due anni fa e poi ribaditi nel Dpcm di quest’anno non vengono rispettati. Insomma le norme per una ricostruzione legale e trasparente non trovano applicazione». Il grido d’allarme, lanciato dal segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, dalla responsabile provinciale della ricostruzione Rita Innocenzi e dal segretario provinciale Fillea Cgil Emanuele Verrocchi, ha mostrato come esiste già un preoccupante stato di irregolarità per le maestranze.
Nei prossimi giorni i sindacalisti della Cgil vogliono incontrare i rappresentanti del Governo, degli Uffici speciali della ricostruzione, dei Comuni e delle associazioni di categoria affinché «le regole vengano rispettate. Oltre alla migliore ricostruzione delle case, si può garantire sicurezza e dignità ai lavoratori». La Cgil ha ricordato che nelle norme non rispettate ci sono quelli che per la riparazione degli edifici privati utilizzando il Durc per gli appalti pubblici, gli obblighi all’iscrizione nelle Casse edili della Provincia dove insiste il Comune del cratere sismico e un badge unico per i lavoratori nel quale vengono raccolti i dati per la sua identificabilità, per evitare il lavoro nero, e sulla tracciabilità dei versamenti. «I lavoratori devono avere un alloggio dignitoso - ha aggiunto la Innocenzi - e non dormire in un tugurio. In questo modo lavorano male e c’è più possibilità di infortuni». Verrocchi, infine, ha ricordato che in città il settore edile ha numerosi disoccupati: «A fronte di una stima di 18 mila operai necessari per la ricostruzione, quando sarà a pieno regime, ad oggi nei cantieri ne lavorano quasi 8 mila, ma più della metà risiede fuori provincia. Le forme contrattuali applicate sono caratterizzate dalla precarietà. Si affaccia inoltre sulla ricostruzione il fenomeno di lavoratori comunitari che lavorano nel cratere ma sono sottoposti alle leggi del loro paese, e versano lì contributi. Inoltre 4 milioni di euro non versati dalle imprese alle casse edili». E se non arriveranno i fondi per la ricostruzione la Cgil è pronta a proclamare lo sciopero generale.

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