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Pescara, 18/12/2025
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Data: 06/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
La Cgil: inapplicate norme sulla sicurezza nei cantieri. Il segretario Trasatti: pochi controlli per le ditte operanti nella ricostruzione Minacciate proteste se non ci saranno risposte alle istanze sul comparto edile

L’AQUILA Applicazione delle norme contrattuali e legislative, controllo dei cantieri, valutazione delle imprese che lavorano alla ricostruzione post-sisma e un badge identificativo per gli operai. Solo così è possibile garantire trasparenza e legalità. Ma bisogna far presto. Troppi i ritardi accumulati finora. La Cgil chiede il rispetto delle regole e si dice pronta a scendere in piazza. «Ad oggi la ricostruzione è solo ipotetica e le norme contrattuali in materia edilizia non trovano una corretta applicazione», dichiara Umberto Trasatti, segretario Cgil della provincia dell'Aquila, «nelle prossime settimane chiederemo al Governo, all'ufficio per la ricostruzione e ai comuni del cratere un incontro finalizzato a stabilire le modalità e la griglia dentro la quale devono muoversi le imprese che operano all'Aquila» A supporto di quanto affermato, Trasatti mostra i dati diffusi dalla Cassa edile aquilana, che fanno riferimento all'ultima rilevazione, di settembre scorso. Rispetto al semestre precedente, l'occupazione scende visibilmente con 252 operai in meno nella Marsica, 62 nella Valle Peligna e 21 all'Aquila. Nel semestre ottobre 2012- marzo 2013, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, gli operai crescono del 9,72 per cento, ma le imprese diminuiscono del 3,39 per cento. Si registra, inoltre, un aumento del 12,20 %della cassa integrazione. Quanto alle aziende, il 50 per cento ha sede legale fuori provincia, mentre l'irregolarità negli accantonamenti alla Cassa edile ammonta a 4 milioni di euro. E non è tutto: il 48% degli operai risiede fuori dalla provincia dell'Aquila, mentre crescono del 30 per cento i contratti a tempo determinato, part-time e interinali. Numeri e cifre che Trasatti interpreta così: «Negli ultimi mesi, insieme alla Fillea-Cgil, abbiamo promosso azioni volte al rispetto di alcuni principi: il contratto integrativo dell'edilizia, sottoscritto a dicembre 2011, che prevedeva l'adozione obbligatoria del Durc per gli appalti pubblici e di un sistema di valutazione delle imprese che operano nella ricostruzione. Tra le proposte», incalza il segretario della Cgil, «figuravano l'adozione di un badge unico identificativo per gli operai edili, come deterrente alla diffusione del lavoro nero, l'obbligo di versamento nella cassa edile di riferimento, rispetto all'appalto, per le imprese che lavorano nel cratere, anche se arrivano da fuori provincia, e il controllo obbligatorio dei cantieri». Norme inserite nel Decreto del Consiglio dei ministri varato a febbraio 2013 «che garantiscono trasparenza e legalità», ha fatto Rita Innocenzi, responsabile Cgil della ricostruzione dell'Aquila, «oltre alla tracciabilità dei pagamenti dei fornitori, delle ditte subappaltatrici e dei lavoratori. Da valutar anche le condizioni in cui vivono gli operai edili impegnati nella ricostruzione. Stimiamo che, con l'avvio dei cantieri nei centri storici, la manodopera salirà a 18mila addetti contro gli 8mila attuali. Ma prima è necessario recepire le normative , come garanzia di trasparenza ». «La ricostruzione oggi è solo ipotetica», il commento di Emanuele Verrocchi, segretario provinciale Fillea-Cgil,«il 40 per cento dei contratti edili è part-time e il 50 per cento delle imprese arriva da fuori, mentre molti provvedimenti chiesti per il rispetto della normativa in campo edilizio, in Emilia Romagna sono già una realtà».

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