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Data: 07/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lavoro. Così il piano contratti a termine senza vincoli e meno contributi

ROMA Sarà un piano a tutto a tondo, con un occhio particolare ai giovani, che sono quelli che stanno soffrendo di più, ma che non dimentica gli altri. Sarà un piano con interventi «cacciavite» sulla legge Fornero, ma che andrà a toccare anche le corde della decontribuzione e della defiscalizzazione. Sarà un piano composto da due tipologie di interventi: misure straordinarie che varranno entro fine dicembre 2015, quando presumibilmente la ripresa sarà arrivata e l’economia avrà iniziato a camminare speditamente da sola; interventi strutturali. Al ministero del Lavoro sono a buon punto: il grosso è scritto e verificato. Ed è già in forma di bozza, che Il Messaggero è in grado di anticipare. Naturalmente il tutto ora dovrà essere confrontato con le parti sociali, ma soprattutto dovrà avere il placet della Ragioneria dello Stato. Perché è un piano che costa. E per questo sarà oltremodo importante l’esito del vertice del 14 giugno promosso dal premier Letta a Roma, al quale parteciperanno i ministri del Lavoro e delle Finanze di Francia, Spagna e Germania. Tra gli obiettivi: convincere Bruxelles ad acconsentire a un cofinanziamento nazionale più basso per l’attivazione dei fondi europei che andranno a finanziare l’emergenza occupazione. In questo modo si potrebbe liberare un tesoretto non da poco.
MENO CONTRIBUTI E TASSE

Per incentivare le aziende ad assumere dipendenti a tempo indeterminato si prevede una decontribuzione che potremmo definire ”a scaletta”: -75% per il primo anno; -50% per il secondo anno; - 25% per il terzo. Ma varrà solo se il lavoratore assunto non ha ancora maturato tre anni di contributi versati al fondo lavoratori dipendenti. Non contano i contributi versati alle gestioni separate, tipiche dei co.co.pro oppure dei co.co.co. In questi casi la decontribuzione può sempre essere applicata nella gradualità sopra descritta. Ma gli sconti non saranno solo alle imprese: si sta anche pensando (si stanno facendo i conti) di alleggerire il prelievo Irpef per alcune tipologie di lavoratori, in base all’età e al tipo di contratto.
UNDER 29

L’idea da cui si parte è: meglio un contratto prorogato più volte, che stare a casa a fare i disoccupati o al massimo, se va bene, lavorare in nero e sottopagati. E visto che i dati dimostrano che in questo periodo di crisi le aziende che assumono lo fanno soprattutto utilizzando i contratti a termine, può essere opportuno ”facilitarle”. E quindi, fino al 31 dicembre 2015, per le assunzioni degli under-29 vengono di fatto aboliti tutti i paletti introdotti dalla legge Fornero: niente causale, nessun divieto di proroga, e scompare anche il contributo aggiuntivo dell’1,4%.
Al di là della deregulation a tempo per gli under-29, il governo interverrà anche con modifiche strutturali ed erga omnes alla parte della flessibilità in entrata della legge Fornero.
IL GIRO DI CACCIAVITE

Sui contratti a termine due le modifiche: gli intervalli di tempo per i rinnovi e la causale. Nel primo caso si ritornerà alla situazione pre-Fornero, ovvero 10/20 giorni (a seconda se i contratti durano meno o più di sei mesi) al posto degli attuali 20/90 giorni che spesso hanno avuto l’effetto di scoraggiare i rinnovi. Non si deve rispettare alcun intervallo nel caso di lavoro stagionale. La ”acausalità” (nessuna motivazione da parte del datore di lavoro per giustificare il ricorso al contratto a termine) sarà portata a 18 mesi. La legge Fornero aveva abolito il ricorso alle causali, ma solo per il primo contratto a tempo determinato per una durata fino a 12 mesi (non prorogabile). Per gli under 29 resta un’eccezione strutturale (quindi anche dopo il 2015): l’acausalità è estesa fino a 36 mesi. Essendo proprio 36 mesi il tetto per la durata massima dei contratti a termine significa che di fatto non ci sarà più bisogno di alcuna causale per chi assume giovani. A proposito della durata massima, anche in questo caso è in arrivo una novità: il limite non sarà calcolato in assoluto, ma nell’ambito degli ultimi 5 anni.
Altro capitolo della legge Fornero che sarà rivisto è quello dell’apprendistato. Sarà semplificato soprattutto relativamente alle problematiche sorte con le Regioni per quanto riguarda la loro quota di competenza per la formazione e sarà alleggerito - tra le ipotesi c’è anche quello di abolirlo del tutto - l’obbligo di stabilizzazione al 50% (30% fino al 2015) in capo all’azienda per poter utilizzare nuovi apprendisti. Il governo vorrebbe arrivare ”all’obiettivo Germania”, dove gli apprendisti sono circa un milione e mezzo, mentre da noi si fermano a mezzo milione.

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