L’esame del decreto emergenze è slittato a martedì. Dunque bisognerà attendere ancora qualche giorno prima dell’approvazione dell’Aula.
Sottosegretario Legnini, non è stato semplice arrivare a un esito positivo. Qualcuno ha addirittura paventato una certa avversione nei confronti della vicenda terremoto.
«Non c’è stata alcuna avversione, semmai difficoltà oggettive. Parliamo di una cifra di prima grandezza per il bilancio dello Stato ed è normale che si creino momenti di tensione. Portiamo a casa 1,2 miliardi e non è cosa da poco».
Si può definire un successo?
«Sì, anche se è solo il primo passo di un cammino che va completato. Il lato positivo è che a fronte del rischio di blocco della ricostruzione, il Governo si fa carico del problema. Un risultato importante e niente affatto scontato, ottenuto grazie all’impegno forte del governo nella sua collegialità, a partire dal presidente Letta, alla spinta del Senato e alla forte iniziativa dei rappresentanti istituzionali locali e dei senatori, Pezzopane in testa».
Nonostante questo qualcuno ha storto il naso, sottolineando l’esiguità delle risorse.
«È un primo intervento. Bisogna completare il lavoro per permettere l’utilizzo delle risorse in base allo stato di avanzamento dei lavori. Si tratta di fare in modo che i fondi spalmati su sei anni siano utilizzabili nei tempi che i cantieri richiederanno».
Non è chiaro se una parte dei fondi, circa 100 milioni, sia immediatamente utilizzabile nel 2013.
«I fondi sono a decorrere dal 2014».
Cialente ha parlato di un passo indietro e di misure non sufficienti.
«Non voglio commentare. Cialente fa bene a difendere la città: mi auguro possa farsi promotore della cessazione delle forme clamorose di protesta».
Il cratere reclama misure strutturali per i fondi.
«È una necessità che condivido. Potrebbe aiutare la negoziazione in corso con l’Europea per escludere dal Patto di stabilità esterno le spese per la ricostruzione. Con la chiusura della procedura d’infrazione, è possibile una trattativa fruttuosa».
Con il ministro Trigilia che tipo di raccordo ci sarà?
«Il ministro Trigilia è il titolare della delega alla Ricostruzione e io sono d’accordo con lui nel dargli una mano su tutto nell’interesse dell’Aquila e dell’Abruzzo, come già accaduto in questa prima fase. Ho fiducia nel suo operato».
Esiste un problema di scarsa fiducia nella ricostruzione?
«Questo passaggio deve servirci come leva per recuperare fiducia, nei confronti dei cittadini, delle imprese e del governo. Il rischio concreto era che si inceppasse il meccanismo, invece si va avanti».
Nel «suo» Abruzzo, ieri, si è riunito il Patto per lo sviluppo (a cui Legnini non è stato invitato ;ndr). Quali sono le emergenze regionali su cui intende lavorare?
«Le priorità sono, oltre alla ricostruzione, il contrasto alla petrolizzazione, la tutela e lo sviluppo della Costa dei Trabocchi. Bisogna inoltre affrontare i molti dossier sulle crisi aziendali. È positiva l’attenzione del ministro Lupi, ma l’Abruzzo deve recuperare un ritardo enorme accumulato in questi anni, poiché fatta eccezione per L’Aquila e la Val di Sangro, con lo stanziamento nella legge di Stabilità, non ci sono stati interventi infrastrutturali significativi. Bisogna smetterla con la declamazione di cifre virtuali per acquisire invece risultati concreti».