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Data: 08/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caos M5S, due lasciano. Grillo contro le Camere «Tomba maleodorante»

ROMA Due deputati, entrambi di Taranto, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola abbandonano il gruppo M5S della Camera iscrivendosi al gruppo Misto e provocando la prima mini-scissione 5Stelle, mentre Grillo - forse non a caso, vista la giornata - si scaglia contro le istituzioni. Forse è un caso, ma certo è che poche ore dopo che i due deputati, sommersi dall’ira e dagli insulti raccolti sul web dal popolo grillino, rendevano noto il loro abbandono dell’M5S, il leader scagliava, dal suo blog, il suo pesante attacco contro un Parlamento «di nominati» che «potrebbe chiudere domani». Un Parlamento che il leader grilino definisce «un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica».
L’APRISCATOLE

Per poi sentenziare: «La scatola di tonno è vuota». Come a dire che «l’apriscatole», e cioè i parlamentari grillini medesimi, «nominati che approvano le leggi sotto dettatura del governo», non serve e non servono più. Le reazioni, naturalmente, non si fanno attendere. Dal viceministro Stefano Fassina che da direttamente a Grillo del fascista, al capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, che parla di «terrorismo linguistico di Grillo» fino alla presidente della Camera, Laura Boldrini, che non ci sta alla provocazione e denuncia le «dichiarazioni, scomposte e offensive» che «tendono a colpire il Parlamento e la democrazia, dannose per il Paese e per gli stessi deputati del gruppo M5S». Ecco, appunto. I deputati pentastellati sono il vero corno del problema.
ALTA TENSIONE

Al loro interno l’agitazione è massima, i malumori si moltiplicano e amplificano ogni giorno, crescendo a vista d’occhio. Le intenzioni di Furnari e Labriola erano note da giorni, la lettera agli uffici di presidenza della Camera era già arrivata, una telefonata dello stesso Grillo a Furnari non era servita a nulla. I colleghi accusano subito i due di averlo fatto «per i soldi», (della diaria) e diramano una nota ufficiale del gruppo dai toni sarcastici. «Saluti e buona fortuna» è l’incipit, seguito da una valanga di accuse: non hanno proposto neppure un progetto di legge, hanno firmato un paio di interrogazioni altrui, non volevano adempiere agli impegni presi. Il neocapogruppo, Riccardo Nuti, liquida la pratica definendoli «due lavativi». Il web ci va giù molto più pesante, con epiteti di ogni genere fino a «neo-Scilipoti». Uno solo l’invito: «Dimettevi da parlamentari».
LA DIFESA: ILVA SNOBBATA

I due deputati neo-fuoriusciti provano a replicare dalle loro pagine Facebook: il motivo della rottura sarebbe la posizione di Grillo e del movimento sull’Ilva della loro Taranto ma anche il fatto che «il Movimento era un sogno, ora è tutt’altro». La nota, in realtà, è di Furnari. La Labriola, scossa, non parla da giorni. Insomma, Grillo avrebbe «voltato le spalle» ai problemi dell’Ilva e «calato decisioni dall’alto». Nella riunione dei parlamentari pentastellati dell’altro giorno, in realtà, il voto sulla parte di indennità e diaria da mantenere a sé o cui rinunciare il gruppo si era spaccato: 38 sì e 15 no su 60 presenti rispetto ai 160 parlamentari M5S per decidere che i soldi della diaria andranno versati su un conto pubblico esterno (Ragioneria o BankItalia). Altrettanto problematico il caso del Senato. Il focoso Mario Giarrusso mirava a un posto nell’ufficio di presidenza della Giunta per le Immunità ma non gli è riuscito e quando ha visto che neppure il capogruppo Vito Crimi aveva fatto in tempo a votare per lui ha perso le staffe e si è autosospeso dalla Giunta (ma non dal gruppo). «Provvederemo a cacciare berlusconiani e mele marce», tuonava ieri dalle tv. Dall’altra parte ci sono i dissidenti ormai storici come Adriano Zaccagnini («ho bisogno di riflettere, sono in difficoltà») e altri (Currò, Rizzetto, Prodani e altri alla Camera; Nugnes, Battista, Campanella al Senato) che lavorano sempre più in sinergia col Pd di Civati-Puppato e con Sel e che ormai più che a Grillo, guardano a Stefano Rodotà.

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