ROMA Le liberalizzazioni ripartono dall’energia, dalle assicurazioni e dalle imprese. Tenuto conto che concorrenza e semplificazioni vanno a braccetto poiché eliminando i tanti lacci burocratici si facilita l’accesso e quindi la competizione, non è escluso che finiscano in un unico provvedimento.
Di sicuro, il governo vuole stringere i tempi. Tuttavia, il cantiere del «Decreto Ripresa» è ancora in corso sotto la regia di Palazzo Chigi e il coinvolgimento diretto non solo del ministro dell’Economia maurizio Saccomanni ma anche dei ministri dello Sviluppo Flavio Zanonato e delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Ed è ancora presto per capire quale fisionomia concreta prenderà. Verosimilmente, comunque, si arriverà ad un provvedimento che metterà insieme liberalizzazioni, semplificazioni, sgravi fiscali e contributivi sul lavoro; oltre ad alcune norme che diano una spinta all’export e all’internazionalizzazione delle imprese. Nel capitolo liberalizzazioni, il ministro Zanonato ha già detto di voler puntare sull’energia per incidere sulle componenti interne che contribuiscono a tenere alti i prezzi di elettricità e gas. Ma nel menù ci sono anche l’attuazione, con regolamenti o decreti ministeriali, delle norme del decreto Crescita da applicare come i contratti base per la Rc auto (è arrivato il via libera dal Consiglio di Stato) e la dematerializzazione dei contrassegni assicurativi. Sul tavolo anche l’eliminazione delle residue barriere agli agenti plurimandato. A fianco di queste disposizioni c’è l’enorme capitolo delle semplificazioni, dalla sostanziale delegificazione voluta dal governo Monti al disegno di legge Patroni Griffi che innova in materia di edilizia e sicurezza sul lavoro.
INFRASTRUTTURE
Il governo ha già attivato i contatti con l’Antitrust che ha chiesto di rafforzare da subito i poteri sostitutivi dello Stato nei confronti delle Regioni e di queste nei confronti dei Comuni. Il caso emblematico è quello del nuovo e fondamentale elettrodotto di Terna per il collegamento Sorgente-Rizziconi tra penisola e Sicilia, bloccato dai conflitti locali. Nell’attesa, l’elettricità in Sicilia costa da 20 a 30 euro in più al megawattora e fa salire il prezzo unitario nazionale, con un danno per l’intera collettività. Il decreto Crescita prevedeva l’intervento di Palazzo Chigi in casi come questo e non è detto che non venga attivato. Altro binario da seguire, sarebbela stipula di nuove convenzioni per facilitare l’import-export di energia elettrica, visto l’attuale surplus della produzione nazionale.
Ma è sui rigassificatori che potrebbero arrivare le novità maggiori: per incentivare la costruzione (a giugno dovrebbe arrivare il terminale Olt di Livorno ma gli altri sono fermi perché la crisi blocca gli investimenti), il ministero sta valutandola selezione di alcuni progetti da fare realizzare a Snam con tariffe regolamentate. Potrebbe esserci spazio per due terminali, in grado di intercettare lo shale gas americano o comunque il gas disponibile sul mercato spot. Proprio l’ancoraggio ai prezzi spot, è un altro tema che il governo intende esaminare, eventualmente per accelerare il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di calcolo dei prezzi del gas da poco deciso dall’Authority.
Gli spazi per ulteriori aperture dei mercati, non mancano in Italia. A cominciare dalla nomina dell’Authority per i Trasporti, sulla quale Maurizio Lupi è deciso ad andare avanti. Giovanni Pitruzzella ha anche chiesto che si introducano indennizzi automatici per i ritardi della Pubblica amministrazione. E il ministro della Pa, Gianpiero D’Alia, sarebbe d’accordo.