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Data: 13/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
I pm: «12 anni per Del Turco era il sovrano di Sanitopoli»

PESCARA Dodici anni di reclusione per l'ex governatore d'Abruzzo, il «sovrano» Ottaviano Del Turco; 9 anni per l'ex parlamentare Pdl, Sabatino Aracu; 11 anni per l'ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga; 6 anni per l'ex assessore regionale alla sanità, Bernardo Mazzocca; 4 anni per il suo collega Vito Domenici; 9 anni per l'ex segretario generale della presidenza, Lamberto Quarta; 10 anni per l'ex capo gruppo del Pd, Camillo Cesarone; 3 anni per l'ex re delle cliniche private, Vincenzo Angelini.
Sono alcune delle condanne richieste dai pubblici ministeri Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli al termine della due giorni di requisitoria nel processo per lo scandalo della sanità. La procura ha chiesto la condanna per 22 dei 25 imputati per complessivi 100 anni di reclusione. Ma anche due assoluzioni: per il commercialista Giacomo Obletter e per Paolo Gribaudi; e la prescrizione per Mario Tortora. Inoltre l'accusa ha chiesto la confisca di tutti i beni mobili e immobili sequestrati nel corso delle indagini per Del Turco, Quarta, Cesarone, Aracu e Conga.
Oltre alla condanna delle due società coinvolte, Villa Pini e Barclays, per chiudere con una richiesta di atti per procedere per falsa testimonianza nei confronti di sei testimoni, fra cui i due periti della difesa Del Turco, Gloria e Arnone. I due che hanno lavorato sulle famose foto della consegna della tangente da 200 mila euro a Del Turco, sconfessati dalla superperizia voluta dal tribunale.
Un lavoro difficile e complesso quello portato a termine dai due pm che in chiusura hanno citato anche l'ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. «Mi è venuto in mente visto che l'imputato Conga abita in via Pertini e allora mi piace ricordare questo grande uomo: socialista e partigiano, che diceva "il popolo italiano ha sete di onestà. Non esiste una moralità pubblica ed una privata e chi ne approfitta per conquistare poltrone non è un politico, ma un affarista"». «La giunta Del Turco - ha detto in chiusura Bellelli - voleva mantenere in bilico Angelini ecco perché non ha mai applicato le regole che pure esistevano. Bastava una voce di Del Turco per salvare o sommergere Angelini». Ecco che il concetto del sovrano Del Turco torna, quale capo di questa associazione per delinquere. L’ex governatore allarga le mani e affida la sua replica a Facebook: «Non saprei nemmeno cosa rispondere, di fronte a questa enormità: 12 anni di carcere! Un saluto a tutti coloro che credono alla mia estraneità da questa storiaccia». I pm parlano anche «del codice e dello statuto degli intoccabili a protezione degli imputati, ma fuori da questo processo. Ma nel codice degli intoccabili non c'è il reato di corruzione che troviamo nel codice penale e di questo devono rispondere». Parlano di come la giunta Del Turco ha articolato scientificamente, con tutta una serie di operazioni, lo strangolamento di Angelini, l'imprenditore che «decide ad un certo punto di documentare la consegna dei soldi». «Lo dice lui stesso il perché - spiega Di Florio - quando viene sentito in procura. "Perché ero in uno stato di prostrazione assoluta». Una collaborazione che gli è valsa una richiesta di pena molto contenuta rispetto agli altri imputati.
Nella mattinata il pm Di Florio aveva proseguito la sua ricostruzione delle tangenti pagate da Angelini al gruppo di centrosinistra, parlando della «primavera delle tangenti» per descrivere quella fitta sequenza di soldi distribuiti fra Collelongo (Del Turco), Francavilla (Cesarone) e Chieti (Quarta), appunto nella primavera del 2007 quando in ballo c'erano tanti provvedimenti sulle cliniche private. Non tralascia neppure l'eminenza grigia dell'associazione, Lamberto Quarta. Racconta l'episodio del caffè «condito con tangente da 100 mila euro» che si prende nella pasticceria La Veronese di Chieti Scalo quando incontra Angelini che gli consegna la tangente, sollecitata dal suo compagno di partito Cesarone: «Adesso devi pensare un po' anche a Quarta». Poi la sequenza di fotogrammi che immortalano, per l'accusa, Del Turco davanti al portone di casa sua mentre saluta Angelini dopo che quest'ultimo gli aveva consegnato i 200 mila euro fotografati dall'autista di Angelini. «E' Sciarrelli - dice Di Florio -, testimone oculare, quello che scatta le foto, che ci dice a sinistra si vede Angelini a destra Del Turco. E' lui, Del Turco - incalza il pm - si riconosce la sua figura. Ma perché mai tutti questi testimoni, dalle segretarie, all'autista, che non hanno più rapporti con Angelini, avrebbero dovuto mentire qui?».

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