PESCARA Il primo commento è stato il suo. Quello dell’interessato, Ottaviano Del Turco. Pochi minuti dopo la richiesta dei Pm di Pescara di 12 anni di condanna all’ex governatore della Regione Abruzzo, spunta lo sfogo sul suo profilo Facebook: «Non saprei nemmeno cosa rispondere di fronte a questa enormità», scrive, «12 anni di carcere! Un saluto a tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere alla mia estraneità da questa storiaccia». «È una richiesta incommentabile», aveva detto poco prima il suo legale, Giandomenico Caiazza, «incommentabili, sia la requisitoria sia la richiesta. Non faccio nessun commento che non vuol dire che ’non ho parole, perché quello che ho da dire lo dirò nella mia arringa del 10 luglio prossimo». Il processo riprenderà lunedì prossimo con la difesa delle parti civili. Il 10 luglio sarà la volta dell’arringa di Caiazza per Del Turco, e l’ex governatore potrebbe per l’occasione essere in aula. Il giorno dopo chiuderà l’avvocato Giulia Buongiorno per difendere Sabatino Aracu. La sentenza è prevista per il 18 luglio. Le reazioni del mondo politico alla notizia della richiesta dei pm sono, ognuna a suo modo, caute. Per Silvio Paolucci, segretario Pd: «I pm hanno mantenuto la stessa tesi di cinque anni fa; sembra che non vi sia stato il dibattimento. Mi sembra di capire che dalle prove evidenti si sia passati alle prove occultate e che da un processo basato sulle prove si sia passati ad un processo basato sugli indizi. Attendo, come tutti, la sentenza e, ovviamente, la rispetterò qualunque essa sia». Secondo Maurizio Acerbo (Prc): «Comunque vada una cosa è certa: il problema non è la magistratura, ma i rapporti perversi che la politica di centrodestra e di centrosinistra in Abruzzo ha intrattenuto con le cliniche private e, in particolare, con Angelini. Rapporti che hanno segnato negativamente la storia dell'Abruzzo e di cui stiamo ancora pagando le conseguenze. Non esprimo sentenze non avendo seguito direttamente il dibattimento, ma penso che né il centrodestra né il centrosinistra abbiano fatto fino in fondo i conti con quella storia. Infatti anche oggi continuano, come se nulla fosse, a coltivare rapporti impropri con il mondo delle imprese e degli affari, non solo nella sanità». Per Riccardo Chiavaroli (Pdl): «Finalmente siamo alle battute finali del processo. Trovo incredibile aspettare cinque anni per la conclusione. E' chiaro che la Procura sostiene di avere le prove per questa richiesta, ma aspetto anche le deduzioni della difesa. Certo è che io personalmente non ho ancora visto le prove inoppugnabili che motivarono l'arresto. Mi auguro che la scelta del Tribunale sia fatta su dati concreti». Ed infine Carlo Costantini (ex Idv): «Rispetto il rapporto dialettico che nel processo è previsto tra accusa e difesa e, di conseguenza, rispetto le richieste dell'accusa così come rispetterò le tesi della difesa e il diritto degli imputati a difendersi. La riflessione che, da cittadino comune, ho fatto in questi giorni è che nei processi D'Alfonso c'è stato il passaggio di denaro, ma non il testimone, mentre in quello Del Turco c'è il testimone, ma non si trovano i soldi. Bisogna capire se per il tribunale è più importante aver trovato i soldi o il testimone o, ancora, se passa la linea secondo cui, se assieme ai soldi non trovi anche il testimone, il reato allora non è provato».