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Data: 13/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
La procura chiede un secolo di carcere. I pm durissimi: 11 anni per Conga, 10 per Cesarone e 9 a testa per Aracu e Quarta. Ecco il dettaglio imputato per imputato

PESCARA Nella storia recente della procura è per l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco che arriva la richiesta di condanna più alta mai fatta per un politico: «Condannatelo a 12 anni», dicono i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli quando sono le 16.30 e in aula solo tre imputati su 25 si sono seduti ad ascoltare l’udienza stillicidio, quella in cui la procura ha parlato per l’ultima volta, quasi sette ore di requisitoria prima di tirare un respiro e leggere d’un fiato le richieste: quasi un secolo di carcere (99 anni e 2 mesi) per politici di centrodestra e centrosinistra, dirigenti della sanità e funzionari regionali. I pm: quasi un secolo di carcere. Luigi Conga, l’ex manager della Asl di Chieti, l’uomo della valigetta con 113 mila euro in contanti, sta seduto al banco e alla richiesta di 11 anni di carcere per vari reati – tra cui tre concussioni – sbianca e va via, mentre l’ex segretario alla presidenza Lamberto Quarta lascia l’aula prima di ascoltare i pm rifilargli 9 anni di reclusione. Accusatore e accusato, Vincenzo Maria Angelini e Del Turco, i due antagonisti del bubbone scoppiato il 14 luglio del 2008 non sono in aula quando, anche nell’ultimo atto della procura, si ritrovano ancora ai due poli opposti: perché se per Angelini, gravato da un’associazione per delinquere che per i pm è prescritta, da falso, truffa e abuso (chiesta l’assoluzione per un falso) la procura chiede 3 anni di reclusione, invece per tutti i reati di cui è accusato Del Turco – tra cui l’associazione per delinquere, vari episodi di concussione, corruzione, falso – i pm chiedono al collegio giudicante 12 anni, l’interdizione legale e dai pubblici uffici accanto alla confisca di tutti beni sequestrati il giorno degli arresti: stessa richiesta per i beni di Conga, Quarta, Cesarone e Aracu. «Non saprei nemmeno cosa rispondere di fronte a questa enormità», lascia scritto sul suo profilo Facebook l’ex presidente della Regione di centrosinistra, l’ex ministro e sindacalista che quest’anno compirà 70 anni e la cui presidenza è stata interrotta all’alba del 14 luglio 2008 fino all’obbligo di dimora del 13 ottobre 2008. Per Cesarone la terza richiesta più alta, per Obletter assoluzione. Tra gli altri della «banda», come li chiamò l’Angelini vessato, l’imprenditore che per l’accusa è stato costretto a pagare presunte tangenti, c’è l’ex capogruppo del Pd in Regione Camillo Cesarone – anche ex sindacalista Cgil del gruppo Villa Pini – per cui i pm hanno chiesto la terza pena più alta, dieci anni di reclusione accompagnata dall’interdizione legale e dai pubblici uffici. Anche ieri, nella requisitoria, la procura ha ribadito che «la medaglia d’oro del bugiardo va all’ex assessore alla sanità regionale Bernardo Mazzocca» per cui sono stati chiesti 6 anni. E il centrodestra? L’inchiesta sanità ha messo le mani nei due diversi schieramenti coinvolgendo l’assessore alla Sanità di centrosinistra ma anche di centrodestra, ovvero Vito Domenici considerato dall’accusa tra i promotori dell’associazione per delinquere del centrodestra finalizzata alla truffa ai danni della Regione insieme all’ex onorevole del Pdl Sabatino Aracu: per Domenici i pm hanno chiesto 4 anni di reclusione, mentre per Aracu, il cui coinvolgimento nell’inchiesta è soprattutto relativo al suo ex ruolo di coordinatore regionale di Forza Italia per cui avrebbe preso presunte tangenti, la procura ha chiesto nove anni. L’accusa ha invece chiesto di far uscire dal processo il commercialista di Chieti Giacomo Obletter, per cui è stata chiesta l’assoluzione per il reato di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, chiedendo la prescrizione per l’associazione per delinquere. L’assoluzione è stata chiesta anche per Paolo Gribaudi, mentre per Mario Tortora il reato, dicono i pm, sarebbe estinto per prescrizione. Requisitoria bis dedicata a Conga e Aracu. È ad Aracu che Bellelli e Di Florio hanno dedicato, insieme a Conga, un ampio spaccato della requisitoria bis di ieri, soffermandosi sul ruolo della donna accusatrice nel processo, sull’ex moglie di Aracu Maria Maurizio che con il suo memoriale fece scivolare l’allora marito nell’inchiesta. «La difesa ha fatto un ottimo lavoro per cercare di confrontarsi con noi», ha attaccato il pm, «puntando a screditare la figura di una donna tradita che sì, può avere risentimento, può essere animosa», ha proseguito Di Florio, «ma non perde la sua attendibilità. La parola di Maurizio è stata riscontrata», ha detto il pm, prima di affrontare, alternandosi con Bellelli, il capitolo Conga. I pm: falsa testimonianza per i consulenti di Del Turco. In questi ultimi giorni Di Florio e Bellelli hanno ripreso la parola dopo aver ascoltato una sfilata di testimoni della difesa iniziando da quello clou, il consulente di Del Turco Giacomo Gloria che cercò di scompaginare le carte in tavola con la sua perizia sulla foto della presunta tangente a Collelongo del 2 novembre 2007. È Gloria, insieme all’altro perito della difesa Maurizio Arnone, uno dei sei per cui la procura ha chiesto di procedere per falsa testimonianza in un gruppetto in cui ci sono anche la moglie di Conga, Elena Bufalo, e altri parenti dell’ex manager. Rispose di no, in aula Gloria, ai pm che gli chiedevano se aveva parlato con Quarta di quel presunto «stiracchiamento della foto» e quest’ultimo con Arnone. Così, per quella risposta negativa i pm chiedono che gli atti vengano trasmessi alla procura per falsa testimonianza. Lo stesso percorso seguito per la moglie e una nipote di Conga, accusate da Bellelli e Di Florio sempre di non aver detto la verità sotto giuramento. Perché? Sono stati i pm a spiegarlo diffusamente nella requisitoria fiume di ieri sbugiardando, dal loro punto di vista, le numerose dichiarazioni spontanee dell’ex manager della Asl di Chieti e le testimonianze dell’ex dirigente chiamate a respingere l’accusa di aver preso circa 6 milioni di tangenti. «Conga ha scambiato il processo per un set». «Conga ha scambiato il processo per un set-cinematografico», hanno detto i pm per riassumere: «Allora, viene trovata una Porsche nel garage di Conga, con una valigetta con 100 mila euro in contanti. Conga ci dice che quei soldi li aveva nella cassaforte a Chieti e che li ha portati a Pescara lasciandoli in macchina». Ancora, il pm ripete a cantilena: «Ci dice ancora Conga che a darglieli è stato un certo Ucci che di mestiere faceva l’accompagnatore ai casinò e che gli servivano per andare negli Stati Uniti. Ma per voi è credibile? No, anche perché se ti presenti in America con 100 mila euro in una valigetta ti arrestano per esportazione di valuta». Tra gli imputati ci sono anche due società, ovvero Villa Pini d’Abruzzo e la Barclays Bank di Londra a cui i pm hanno chiesto la condanna per rispettivamente 600 e 300 quote: ognuna ha un valore che si aggira da 1.700 euro a circa 8 mila euro. La sentenza del processo sanità arriverà il 18 luglio.

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