Iscriviti OnLine
 

Pescara, 18/12/2025
Visitatore n. 750.307



Data: 13/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Conga collettore» A lui le tangenti per il centrodestra

PESCARA «Qualcuno ha usato questo processo come un set cinematografico». Inizia così la parte di requisitoria che riguarda la posizione dell'ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga. «Conga costringe Angelini - dice Di Florio - a pagamenti mensili di tangenti: lo deve fare se vuole vedersi sbloccare i pagamenti che gli sono dovuti. «Senno - gli dice Conga - vai davanti al giudice e i soldi li vedi fra dieci anni». Ma Angelini era uno che spendeva per la sua clinica: 50 mila metri quadri che oggi qualcuno vuole comprare a 16 milioni di euro, e dunque aveva bisogno di quei soldi».
L'accusa non risparmia nulla a Conga, ritenendolo il collettore di tangenti del centrodestra (6 milioni e 200 mila euro). «"Ci dobbiamo vedere in privato", gli dice Conga ad Angelini, e decidono di individuare il loro punto di incontri nella casa di via Mazzini», spiega il pm. E qui Di Florio cita anche i film del regista Vanzina. «Immagino la scena da cinepanettone e penso a De Sica e Boldi - dice riferendosi all'unica giustificazione fornita da Conga su quegli incontri riferiti da più testimoni -. Conga chiamava una volta al mese in quella casa: ogni volta che c'era un pagamento da fare da parte della Asl ad Angelini e usava lo pseudonimo di Russikon, ma tutti sapevano chi era. Ogni volta 100 mila euro: era lo stipendio che si era attribuito. Ma in due anni di udienze Conga non ha mai dato una valida giustificazione a queste accuse fino a quel racconto fantasioso da cinepanettone dell'incontro casuale, a suo dire, sotto la casa di via Mazzini, con Angelini, la cugina di quest'ultimo e la governante. Per Conga questo è stato l'unico incontro a via Mazzini».
Anche la questione dell'acquisto della Porsche Cayenne da 130 mila euro, per l'accusa, è pura fantasia. «Ci ha detto che quei 113 mila euro in contanti ritrovati nell'auto parcheggiata nel suo garage il giorno dell'arresto, li aveva appena ritirati dalla cassaforte della sua casa di Francavilla. E cosa fa? Li lascia nell'auto, che dice non essere neppure sua ma del marito della nipote. Peccato che la nipote è venuta qui a dirci che su quell'auto di lusso, che Conga attribuisce come proprietà al marito, lei non è mai salita. E cosa ci dice di quei soldi? Che li doveva portare con sé in America dove doveva andare per una vista medica. Ma se vai in America con quei soldi ti arrestano per esportazione di valuta. Vedete che non è credibile quello che dice».
Capitolo Aracu. «Entra nel processo in un secondo momento. Angelini non voleva parlare di chi, fino ad allora, qualcosa in più rispetto alla sinistra gli aveva dato. Era coordinatore regionale del partito Forza Italia e aveva in mano le nomine importanti, compresa quella dell'assessore alla sanità: ed è lì, nelle nomine, che si giudicano le leve del potere ed è lì che bisogna ungere gli ingranaggi. Angelini fa un versamento in chiaro a Forza Italia di 500 mila euro perché voleva liberarsi di Aracu. "Ma quanta gente devo pagare?" dice allo stesso Aracu durante uno sfogo». L'accusa tira in ballo anche la ex moglie di Aracu e le sue importanti dichiarazioni. «Lei sapeva tutto ed assisteva a tutto. Su di lei la difesa ha fatto un ottimo lavoro perché l'unico modo di confrontarsi con noi era quello di far passare Maria Maurizio per persona non attendibile: screditare la sua figura di donna tradita che può avere dei risentimenti, ma non per questo deve perdere la sua attendibilità. Ci racconta delle mazzette lasciate a casa sua, della cassaforte che si doveva chiudere a spallate per i soldi che c'erano».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it