L’AQUILA «Problemi loro, se li risolvessero da soli», dice Camillo D’Alessandro. Il capogruppo Pd ribadisce un no secco all’incompatibilità tra assessore e consigliere, i problemi di governabilità se si dovessero creare si risolveranno al momento. Finisce così con un nulla di fatto il vertice informale di ieri mattina a Pescara tra Venturoni e i capigruppo Pd, Idv, Sel e Fli sulla modifica alla legge elettorale. Niente accordo, neppure davanti a una tazza di caffè. Se ne riparlerà oggi, nella riunione ufficiale dei capigruppo ma l’intesa ormai appare lontana mille miglia. L’affondo di un gruppo nutrito di consiglieri e assessori di centrodestra al capogruppo Pdl e al governatore Gianni Chiodi fa vacillare la determinazione del centrodestra sulla legge elettorale. E rischia di mandare a carte quarantotto anche la modifica alla legge anti-sindaci, invocata adesso anche dai presidenti di Provincia di centrodestra come Del Corvo e Testa martedì presenti in forze all’Aquila, e la stessa doppia preferenza di genere. Mentre torna in auge grazie ai dissidenti il collegio unico regionale. Ieri una nuova stoccata: «Nel Pdl c’è larghissima condivisione sulle ipotesi di surroga tra assessori e consiglieri, sul collegio unico e le preferenze di genere - scrive l’assessore Gianfranco Giuliante - e anche sulla modifica alla legge anti-sindaci.
Ci auguriamo che la maggioranza scelga la via della discussione trasparente e pubblica in aula. La sciagurata ipotesi del far finta di nulla sarebbe inopportuna, poco dignitosa, offensiva per i cittadini. Una non scelta, al crepuscolo della legislatura, altro non sarebbe che il triste ruggito del coniglio». Macchè, Venturoni non ci sta: «O siamo tutti d’accordo o non se ne fa niente». Niente, risponde il Pd perchè la legge sull’incompatibilità che fa aumentare da 31 a 36 i consiglieri farebbe lievitare a dismisura i poteri del presidente. «Già non mi piace la parola presidente, ancor meno governatore, proprio per niente imperatore -dice D’Alessandro- gli assessori esterni diventerebbero dei fidi yes-man mentre i cittadini devono poter scegliere chi governerà». La governabilità? Facciamo i conti, insiste Venturoni: «Su 18 consiglieri di maggioranza 6 vanno in commissione, 5 diventano assessori e uno vice presidente: si resterebbe a governare con 6 consiglieri. E il problema si pone anche per i monogruppi: se l’unico consigliere fa l’assessore o va in commissione, chi resta in aula?». Riflessione tardiva, per D’Alessandro: «Si potrebbero ridurre le commissioni e poi il problema della governabilità noi ce lo siamo posto quando proponemmo la soglia di sbarramento più alta».
Ma anche le donne non si arrendono. Oggi verrà presentato un comitato pronto a lottare per presentare una legge che obblighi la Regione ad inserire la doppia preferenza di genere. Dentro ci sono Verì, Chiavaroli, Sclocco, Andreini. Una corsa contro il tempo. Altro problema la legge anti-sindaci. Che così com’è costringerebbe presidenti di Provincia o primi cittadini che volessero candidarsi alla Regione a dimettersi entro il 14 luglio. Quindi, paradossalmente, anche otto mesi prima delle elezioni se si votasse a marzo, o addirittura dieci se il voto slittasse a maggio. Un’ingiustizia grossa come una casa. Soprattutto se si considera che quando la legge fu approvata, per evitare la candidatura di Luciano D’Alfonso, c’era almeno la certezza della data del voto. «Adesso la data la stabilisce il presidente -conclude D’Alessandro- Chiodi ci dica quando si vota, dimostri di saper fare almeno questo».