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Data: 14/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il governo avverte: «Niente risorse è inevitabile l’aumento Iva». I paletti della Bce all’Italia «Il tetto del 3% non si tocca»

Saccomanni: servono 8 miliardi, coperture limitate
Ma il Pdl insorge: «Ora Letta deve fare subito chiarezza»

ROMA L’Italia non è ancora completamente uscita dalla procedura per deficit eccessivo, c’è tensione sui mercati internazionali per quanto succede negli Stati Uniti e in Giappone, anche nel nostro Paese il quadro è peggiorato rispetto a qualche settimana fa in particolare per quel che riguarda il gettito dell’Iva. E comunque per fermare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto e azzerare l’Imu sull’abitazione principale servono 8 miliardi l’anno, ossia risorse «non rinvenibili». Il ministro dell’Economia, in Senato per rispondere a interrogazioni in materia fiscale, ha fatto più di un richiamo alla prudenza, lasciando capire che gli interventi attesi non potranno che essere limitati. In particolare per quanto riguarda l’Iva si potrebbe prospettare un rinvio di soli tre mesi, in attesa di un’evoluzione, sperabilmente positiva, della situazione macroeconomica. Sull’Imu invece Saccomanni ha confermato la volontà di arrivare alla definizione di una soluzione prima della scadenza del 31 agosto, ipotizzando però che il Parlamento possa essere messo di fronte alla possibilità di scegliere tra soluzioni diverse, sulla base degli elementi forniti dal ministero.
LA PRUDENZA DEL TESORO
La parola d’ordine insomma è «priorità»: data l’esiguità dei mezzi finanziari, si tratterà di scegliere cosa fare. Che questo sia lo scenario lo ha fatto capire in serata forse in maniera ancora più esplicita Flavio Zanonato, titolare dello Sviluppo economico: «A raccontare una cosa che oggi risulta impossibile si fa presto, ma poi diventa difficile» ha detto in riferimento al tema dell’Iva, suscitando però le ire di Renato Brunetta, che ha chiesto allo stesso premier Letta di fare chiarezza. Contro Zanonato sono intervenuti altri rappresentanti del Pdl, tra cui Schifani e Cicchitto. Quest’ultimo ha suggerito che il ministro dello Sviluppo «venga messo in condizonie di non nuocere»
Sulla carta, per Saccomanni, si sta studiando tutto il ventaglio delle possibilità, compresa la cancellazione totale dell’aumento, anche se il nodo naturalmente restano le necessarie coperture finanziarie, difficili da reperire se non ritoccando verso l’alto altri tributi. Per il solo secondo semestre di quest’anno servono oltre 2 miliardi ed anche un rinvio di soli tre mesi avrebbe un costo, pari alla metà di questa cifra.
Certo, si attende di capire se nei prossimi mesi ci saranno spiragli positivi, anche per effetto del provvedimento sullo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione. Ma a Via Venti Settembre prevale la cautela. La sola emissione delle fatture da parte dei creditori può certamente produrre un maggior gettito Iva, che per il 2014 è stato scontato solo in parte (600 milioni) in sede di valutazione degli effetti finanziari del decreto. Ma alla fine quegli introiti - comunque incerti al momento - potrebbero essere necessari per compensare un andamento dell’Iva ancora più negativo del previsto.
Sull’Imu Saccomanni ha ricordato che la sospensione decisa a maggio rappresenta solo il primo passo di un provvedimento più complessivo che dovrà essere valutato con attenzione. Per le imprese le novità si dovrebbero tradurre in deducibilità dall’imposta sul reddito.

I paletti della Bce all’Italia «Il tetto del 3% non si tocca»

BRUXELLES La Banca Centrale Europea ieri ha lanciato un avvertimento all'Italia, nel momento in cui emergono i primi dubbi sulla capacità del governo di rispettare gli obiettivi di risanamento concordati con la Commissione. «Il nuovo governo» di Enrico Letta ha di fronte «una sfida politica chiave», ha spiegato l'istituzione presieduta da Mario Draghi: «il percorso di riduzione del deficit, definito dal programma di stabilità aggiornato del 2013, deve essere rigorosamente rispettato per minimizzare il rischio di sforare il valore di riferimento del 3% del Pil nell'immediato futuro». Nel suo bollettino mensile, la Bce ha riconosciuto che l'Italia è rientrata nel club dei virtuosi – i 6 paesi con un disavanzo inferiore ai limiti del Patto di Stabilità – ma c'è anche il rischio di ricadere nella Procedura per deficit eccessivo. Tanto più che «gli obiettivi di bilancio sono stati considerevolmente allentati rispetto al programma di stabilità» dello scorso anno, «prevedendo un percorso di consolidamento più graduale».
CIRCOLO VIRTUOSO

«Abbiamo già rassicurato», ha risposto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Ma, secondo la Bce, l'Italia è sul filo: «i rischi» sul deficit «derivano principalmente da sviluppi macroeconomici peggiori» del previsto, ma anche da «dinamiche delle entrate più deboli» e «spese più elevate». Il pericolo è che si ripeta quanto accaduto lo scorso anno quando – ha ricordato la Bce – si è registrato un deficit «più alto del 1,3% rispetto all'obbiettivo» concordato con Bruxelles, a causa del peggioramento degli sviluppi macro-economici e della «debole dinamica delle entrate». C'è preoccupazione anche per un debito che nel 2013 salirà al 130% del Pil.
La Bce ha comunque riconosciuto i «progressi in termini di risanamento» compiuti nella zona euro. Ma è necessario «migliorare ulteriormente le posizioni di bilancio per il ripristino di finanze pubbliche sane e sostenibili». Secondo la Bce, è «importante» compiere interventi strutturali, evitando «il più possibile iniziative una tantum e provvisorie». I tagli alla spesa pubblica «dovrebbero interessare le componenti meno produttive». Sul fronte delle entrate, occorre «ampliare la base imponibile e combattere l'evasione fiscale, evitando ulteriori aumenti di aliquote già elevate». L'economia della zona euro «dovrebbe stabilizzarsi e recuperare nel corso dell'anno, seppure a un ritmo contenuto», ha spiegato la Bce, sottolineando «i rischi al ribasso» per una domanda interna e mondiale più debole e la lentezza delle riforme strutturali in Europa. Secondo la Bce, «la scarsa creazione di posti di lavoro e le deboli aspettative congiunturali suggeriscono un ulteriore incremento della disoccupazione nel breve termine». Sui mercati del debito sovrano, invece, c'è stato «un miglioramento» con un calo dei rendimenti per Italia Spagna, Portogallo e Slovenia, grazie anche al “ritorno di investitori stranieri”. Ma nelle ultime settimane si sono visti anche segnali di incertezza, con un «nuovo aumento dei rendimenti». Inoltre, lo spread si fa sentire anche per il settore privato: i differenziali di rendimento delle obbligazioni emesse dalle imprese «restano molto superiori in Spagna e Italia». E' un ulteriore sintomo, insieme alla stretta del credito per le piccole e medie imprese, della continua frammentazione della zona euro.

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