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Data: 14/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Poche risorse, aumento Iva inevitabile. Saccomanni: «Compresa l’Imu servono 8 miliardi, tagli severi per compensare. Ma per ora non sono rinvenibili»

ROMA Il blocco dell’aumento dell’Iva e la cancellazione definitiva dell’Imu, i provvedimenti con cui il governo spera di ridare ossigeno ai conti asfittici delle famiglie, rischiano di sfumare di fronte a quella che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomani definisce «una decrescita ancora seria» e a «dati negativi per le imposte, in particolare per l’Iva». Il governo non ha ancora gettato la spugna – «abbiamo allo studio tutto il ventaglio delle soluzioni» dice Saccomanni – ma far quadrare i conti è un’impresa disperata. Eliminare l’Imu costerebbe al Paese 4 miliardi, spiega il ministro durante il question time al Senato, una cifra identica serve per evitare l’aumento dell’Iva di un punto (dal 21 al 22%), otto miliardi in tutto, cifre – sottolinea – che «fanno ipotizzare interventi compensativi di estrema severità che, al momento, non sono rinvenibili». Le coperture necessarie, insomma, non ci sono. A meno di misure altrettanto impopolari. Qualche spazio per reperire le risorse c’è: «La spesa pubblica inefficiente, il disboscamento delle agevolazioni e dei sussidi», con l’obiettivo anche «di ridurre l’imposizione sul lavoro e sulle imprese». Ma di nuovo l’Italia è alle prese con il dilemma della coperta corta. Un problema che secondo il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato a oggi è senza soluzione: «Fra 15 giorni senza che il governo faccia nulla avremo l’Iva aumentata. L’ho già detto e lo ripeto: in questo momento soldi per evitare l’aumento dell’Iva non ce ne sono». Ma se Zanonato sceglie di parlare fuori dai denti, Saccomanni in aula mantiene una linea più prudente, quella del “non tutto è perduto” e della quantificazione dei bisogni rispetto agli impegni presi su tasse, consumi e casa. All’esame, dice, c’è tutto: «Dallo stop, all’aumento a un rinvio di qualche mese in attesa di un miglioramento dei conti pubblici». La speranza è che nel secondo semestre dell’anno la crisi cominci ad allentare la morsa. Ma intanto la situazione «non è incoraggiante» e «dati negativi riguardano anche il gettito delle imposte e dell’Iva». La revisione dell’Imu, annuncia intanto Saccomanni, sarà conclusa ben prima di fine agosto e si sta valutando anche «l’opzione di una riduzione per le imprese». A marzo l’imposta ha dato un gettito totale di 23,7 miliardi, 3,4 miliardi più del previsto. Ma l’Imu, avverte Bankitalia, è una tassa iniqua a causa di un catasto mai aggiornato dal 1990: «Lo scostamento tra i valori di mercato e i valori catastali tende a favorire i contribuenti più ricchi» dicono i tecnici durante un’audizione in commissione Finanze al Senato. Oggi i valori di mercato delle abitazioni, spiegano, sono di 2,25 volte superiore al corrispondente valore imponibile ai fini dell’Imu per la prima casa. Ma la revisione richiederà cinque anni, sottolinea Bankitalia: nel frattempo è opportuno «trovare meccanismi che attenuino disparità ingiustificate». Non solo. Oltre a essere costata alle imprese un aggravio di 10 miliardi, è una imposta «opaca» a causa delle «interferenze» tra politica tributaria nazionale e locale: una possibile soluzione, dunque, potrebbe essere «destinare ai Comuni l’intero gettito. La situazione sul fronte immobiliare è drammatica. Secondo Bankitalia, negli ultimi cinque anni i prezzi sono calati del 13,7%, e nel biennio 2013-2014 si stima che subiranno un nuovo calo del 4%. Ma nonostante i ribassi, ricorda l’Istat, l’erogazione dei mutui è in caduta libera: nel quarto trimestre 2012 è precipitata del 30,6%. Il calo nell’intero anno è del 37,4%, con valori più che dimezzati rispetto al 2006 (-54,7%). Crollate anche le vendite: nel quarto trimestre 2012 a picco del 25,7%, con un 22,6% in meno su base annua.

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