Esplode la guerra del servizio taxi all’Aeroporto d'Abruzzo, con imprevedibili esiti. Da Chieti parte un ultimatum all'indirizzo del presidente Chiodi: se entro il 23 giugno non provvede a emettere il decreto di regolamentazione, i tassisti teatini inizieranno a prestare servizio di sosta allo scalo aereo, nei termini e modalità proposti dal sindaco Di Primio, condivisi dai componenti della commissione consultiva taxi regionale Antonio Viola (Anci), Franco Venni (Federconsumatori), Giuseppe Morrillo (Consorzio metropolitano tassisti) e Luigi Colalongo (Confartigianato), firmatari della lettera. Un «avvertimento» scritto inviato anche all'assessore regionale ai trasporti Giandomenico Morra. I tassisti lamentano l'ostracismo che subirebbero da parte dei colleghi di Pescara. Nella lettera a Chiodi richiamano il decreto legislativo che stabilisce che i Comuni disciplinano le tariffe, le condizioni di trasporto, lo svolgimento del servizio, compreso il numero massimo di licenze taxi che ciascun Comune può rilasciare. Dopo numerose riunioni conclusesi senza accordo, a giugno dell'anno scorso l'assessore Morra constatò l'impossibilità di trovare una soluzione condivisa e prese atto della necessità di «mettere in campo da parte della Regione i poteri sostitutivi e integrativi di cui all'articolo 14» del citato decreto legislativo.
LA LUNGA LOTTA
L'amministrazione Di Primio si schiera a fianco dei tassisti in questa dura lotta per poter svolgere attività, richiamando «le istituzioni regionali ad assumersi le proprie responsabilità», dice l'assessore alle attività produttive Antonio Viola. Aggiunge: «Qualora questi problemi non venissero risolte nelle sedi istituzionali, allora diviene preciso dovere per chi rappresenta il popolo farsi carico delle legittime rivendicazioni di chi protesta, arrivando anche a scendere in piazza, per dimostrare piena solidarietà ai manifestanti». Attesa, dunque, per il decreto presidenziale che «legittimi - conclude l'assessore - l'ingresso dei tassisti di Chieti nell'area aeroportuale, per chiudere questa vicenda, rendendo giustizia agli operatori teatini».