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Data: 15/06/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
D’Alfonso assolto per la terza volta. L’ex sindaco era accusato di falso per l’assunzione di Dezio

È un netto tre a zero quello messo a segno ieri dall'ex sindaco Luciano D'Alfonso nei confronti della procura di Pescara. La Corte d'Appello lo ha infatti assolto con formula piena dall'unica condanna che fino ad ora gli era stata inflitta: quattro mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per abuso patrimoniale nell'ambito dell'inchiesta sull'assunzione del suo braccio destro Guido Dezio. L'inchiesta, portata avanti dal pubblico ministero Paolo Pompa, aveva inizialmente riconosciuto le responsabilità di D'Alfonso, Dezio e dell'ex direttore del consiglio regionale Giuseppe D'Urbano, con gli ultimi due giudicati per rito abbreviato e condannati rispettivamente a quattro e dieci mesi di reclusione per falso. Un'unica vittoria che, in realtà, la procura non ha fatto neanche in tempo a festeggiare perché poco dopo la Corte d'Appello aveva già rimesso le carte in tavola assolvendo Dezio prima e D'Urbano poi. Decisioni che hanno così lasciato intendere che strada diversa nel caso di D'Alfonso non sarebbe potuta essere imboccata. E così è stato. L'ex sindaco era stato riconosciuto colpevole di quanto a lui contestato dal pm Paolo Pompa, ovvero di aver fatto in modo che Dezio divenisse dirigente comunale senza che ne avesse i requisiti arrecandogli così un ingiusto vantaggio patrimoniale «in violazione delle norme di legge che disciplinano l'accesso alla dirigenza presso il Comune». Un cambio di scenario, quello sopraggiunto con la sentenza d'appello, forse preannunciato, ma che ha comunque lasciato per l'ennesima volta l'amaro in bocca alla procura che per quattro volte ha inquisito l'ex sindaco di Pescara e che per la terza volta è costretta ad incassare una sconfitta. La più pesante è stata certamente quella pronunciata a febbraio dal presidente della Corte Antonella Di Carlo che ha assolto Dezio, D'Alfonso e tutti gli altri imputati coinvolti nel maxi-processo sulle presunte tangenti al Comune di Pescara: l'Housework. E proprio alla Corte d'Appello poche settimane fa, il pm Gennaro Varone ha presentato il suo ricorso per cercare di capovolgere lui, questa volta, la sentenza di primo grado. Una vicenda, questa, a cui quella del concorso affidata al pm Paolo Pompa, era strettamente legata dato che, sosteneva l'accusa, quella nomina di Dezio era funzionale alla costituzione di un'associazione a delinquere che a febbraio la sentenza di primo grado ha affermato non essere mai esistita. Come se non bastasse, di lì a poco, sarebbe finita in una bolla di sapone anche la terza delle quattro inchieste aperte su D'Alfonso: quella sull'urbanistica conclusasi con il proscioglimento dell'ex sindaco e di altri 15 dei 18 indagati. E mentre nell'unico procedimento rimasto ancora in piedi, quello sulla mancata costruzione della statale 81, nota come «Mare-monti» per cui D'Alfonso e altre sette persone compariranno in aula per la prima udienza il 6 novembre, per il gruppo consiliare del Pd «l'assoluzione di oggi restituisce senza alcun dubbio ulteriore – scrive in una nota il capogruppo Moreno Di Pietrantonio - tutta la dignità allo straordinario percorso amministrativo del primo e del secondo governo D’Alfonso, al quale tanti di noi hanno partecipato con entusiasmo e amore per la città».

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