PESCARA Nel giro di quattro mesi l’ex sindaco Luciano D’Alfonso esce indenne da tre partite giudiziarie: prima l’assoluzione dal processo più importante, quello per le tangenti in Comune, poi il proscioglimento da parte del giudice per l’udienza preliminare dall’inchiesta urbanistica e, ieri, la Corte d’Appello ha ribaltato la condanna a 4 mesi in primo grado assolvendo l’ex sindaco dall’abuso nella vicenda del concorso del dirigente Guido Dezio. E’ arrivata alle 11 la decisione dei giudici aquilani che, un anno fa, si erano già pronunciati sulle altre quattro persone finite nell’inchiesta del concorso e che avevano scelto il rito abbreviato: il dirigente Dezio – anche lui uscito indenne dal processo per tangenti in Comune – era stato condannato in primo grado a quattro mesi dal giudice per l’udienza preliminare e assolto dalla Corte d’Appello con formula piena. Quel giorno, inoltre, i giudici di secondo grado avevano anche confermato l’assoluzione per i tre componenti della commissione d’esame per il concorso da dirigente amministrativo: l’ex segretario generale Vincenzo Montillo, scomparso nell’agosto 2011, e gli avvocati Paola Di Marco e Carlo Montanino. Da definire, quindi, mancava soltanto la posizione dell’ex sindaco D’Alfonso scagionato, da ieri, dall’accusa di abuso d’ufficio che, nel frattempo, era caduta in prescrizione. Rimanda a un concorso del 2004 l’inchiesta guidata dal pm Paolo Pompa che si concentrò sul ruolo di Dezio, su un concorso per esami per la copertura di due posti di dirigente amministrativo a tempo indeterminato. L’ex sindaco, in particolare, era accusato di aver assegnato a Dezio le funzioni di dirigente del suo staff in Comune senza procedere a un bando pubblico come previsto dai regolamenti municipali in vigore all'epoca. Era il 22 novembre 2004. Un anno dopo, D’Alfonso attribuisce al suo ex braccio destro la responsabilità di due settori chiave del Comune: l’incarico di dirigente del settore Provveditorato ed economato per la durata di due mesi e quello di dirigente del settore Provveditorato e patrimonio del Comune per la durata di un anno. Secondo le motivazioni della condanna a 4 mesi del collegio allora presieduto da Carmelo De Santis – che assolse D’Alfonso da altri due episodi di abuso – l’attribuzione a Dezio delle funzioni da dirigente doveva «considerarsi illegittima perché decisa dal sindaco in violazione di tre articoli del regolamento comunale vigente all’epoca» il quale prevedeva che la giunta procedesse a un bando pubblico. Nel frattempo l’avvocato dell’ex sindaco, Giuliano Milia, impugna la decisione e ricostruisce il quadro normativo concludendo che «la conoscenza della necessità di una procedura di evidenza pubblica per la copertura di posti dirigenziali non vale a provare che D’Alfonso abbia nominato Dezio per arrecargli un vantaggio patrimoniale doppiamente ingiusto» e chiede di assolvere, come è accaduto ieri, l’imputato dall’abuso. Il nome di D’Alfonso, mentre si attende l’esito dell’appello per il processo per presunte tangenti, figura in altri due procedimenti aperti: quello incentrato sulla strada Mare-Monti in cui l’ex sindaco è stato da poco rinviato a giudizio e il cui dibattimento inizierà il 6 novembre e nell’inchiesta aquilana Ecosfera in cui D’Alfonso è accusato di corruzione.
I fedelissimi: rammarico per come è oggi Pescara
PESCARA «L’assoluzione di Luciano D’Alfonso restituisce, ormai senza alcun dubbio ulteriore, tutta la dignità allo straordinario percorso amministrativo del primo e del secondo governo D’Alfonso, al quale tanti di noi hanno partecipato con entusiasmo e amore per la città». Sull’assoluzione di D’Alfonso interviene il capogruppo Pd al Comune di Pescara Moreno Di Pietrantonio seguito dal vice capogruppo Pd Enzo Del Vecchio che spiega che quello giudiziario è stato «un calvario personale di D’Alfonso ma anche di quella compagine politica che insieme a lui aveva cercato di dare un nuovo volto alla città di Pescara addormentata da amministrazioni di centrodestra». Ancora, Del Vecchio prosegue: «Gli avversari politici che non erano riusciti a scalzarlo con libere e democratiche elezioni hanno tentato la carta del dileggio e della denuncia, soprattutto in forma anonima, che hanno condotto la magistratura inquirente a interessarsi e leggere l’operato di quella amministrazione.
Una lettura preceduta da provvedimenti giudiziari che hanno disarcionato una legittima compagine politica e che hanno consegnato alla città qualche perplessità che ha consentito a Luigi Albore Mascia, sconfitto appena 8 mesi prima con un distacco di quasi 25 punti, di incassare un’elezione a sindaco in un clima tutt’altro che sereno». Per il consigliere Del Vecchio, fedelissimo di D’Alfonso, «viene restituita alla città e alle decine di migliaia di cittadini una verità che assolve senza più ombre le persone ma che restituisce anche l’immagine di un’ amministrazione nata nell’interesse della collettività e che mai è venuta meno a quell’accordo preso con i cittadini al momento del voto. Oggi il rammarico di tutti è per come sarebbe potuta essere Pescara e per quello che diventata oggi».