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Data: 16/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Decreto del fare - Il governo vara misure su fisco bollette e imprese. Letta: ripartiamo. Riunione fiume del Consiglio dei ministri. Ok al dl con 80 articoli. Compromesso sulle coperture rinviata la resa dei conti Pd-Pdl.

ROMA Ieri sono state varate una ottantina di misure distribuite su molti fronti, dai tagli alle bollette alle assunzioni nella scuola, dalla sforbiciata del 25% alle cause civili alle assunzioni nelle Università agli indennizzi contro i ritardi della burocrazia. Poi mercoledì si svolgerà un consiglio dei ministri dedicato alle semplificazioni e venerdì un altro per varare il decreto con misure a favore dell’occupazione. Si articola in tre mosse il piano di Enrico Letta per dare una prima scossa agli italiani.
«Abbiamo approvato tante misure che servono a rilanciare l'economia del nostro Paese, perché gli italiani che vogliono fare possano rilanciare l'economia. È un provvedimento completo»,ha detto Letta nella conferenza stampa seguita al lungo consiglio dei ministri svoltosi ieri pomeriggio, conferenza stampa che ha visto la partecipazione in più ”ondate” di molti ministri.
EFFETTO MILLEPROROGHE

Tra le principali novità approvate da un decreto che somiglia al classico ”mille proroghe” di ogni fine anno, lo stop ai pignoramenti sulla prima casa da parte di Equitalia, 5 miliardi di euro per sostenere le imprese che vogliono investire in macchinari, 550 milioni di tagli sulle bollette energetiche. Inoltre, sono previsti lavori pubblici per un totale di circa 3 miliardi di euro in piccole, medie e grandi opere, con una ricaduta a livello occupazione di almeno 30mila nuovi posti di lavoro.
Particolare enfasi è stata posta sia da Letta che dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, sulle norme che elimineranno, anche tramite la conciliazione obbligatoria, oltre un milione di vecchie cause civili sull’intero stock di quattro milioni.
Tra i provvedimenti approvati ci sono anche norme sull'edilizia scolastica (100 milioni messi a diposizione dall’Inail) mentre «si ampliano le facoltà di assumere delle Università e degli enti di ricerca per l'anno 2014. Con questo provvedimento si libereranno posti per 1.500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori», ha detto il ministro della Pubblica Istruzione Maria Chiara Carrozza.
Spicca fra le misure l’allentamento («Una rivoluzione», l’ha definita il vicepresidente Angelino Alfano) della stretta per chi ha debiti con il fisco. Equitalia infatti non potrà più espropriare la prima casa, a meno che non si tratti di un immobile di pregio. Si rafforzano anche i benefici della rateizzazione dei debiti che vengono confermati anche dopo otto rate non pagate. L'aiuto a chi non paga perchè non ha liquidità non si ferma più dunque dopo due rate non pagate.
Il governo ha inoltre varato «in via sperimentale una norma che introduce un indennizzo per il ritardo nei procedimenti e che comporta una responsabilizzazione di tutti i soggetti della pubblica amministrazione», ha sottolineato il ministro per la Pubblica amministrazione Giampiero D'Alia. In sostanza se una amministrazione rallenta eccessivamente l’esame di una pratica il cittadino potrà chiedere un rimborso.
VERTICE EUROPEO

Ieri mattina, infine, il premier ha visto il presidente della Commissione Europea Manuel José Barroso rassicurandolo sulla volontà italiana di rispettare gli impegni europei trovando nel contempo risorse soprattutto per combattere «l’incubo» della disoccupazione giovanile. Secondo Letta il vertice riunito l’altro ieri a Roma dei ministri del Lavoro e delle Finanze «delle quattro più importanti economie dell'eurozona» (Italia, Germania, Francia e Spagna) ha segnato con chiarezza la volontà di «lavorare uniti per fermare l'emorragia disoccupazionale».

Compromesso sulle coperture rinviata la resa dei conti Pd-Pdl. Il premier e il bilancio: niente sforamenti

ROMA «Senza fare debiti, senza fare debiti». Un mantra che Enrico Letta ha ripetuto ieri pomeriggio più volte. Lo ha ripetuto durante la riunione fiume del consiglio dei ministri che ha licenziato il primo provvedimento «del fare». Altri due interventi sono previsti per mercoledì e venerdì, ma ieri pomeriggio il presidente del Consiglio ha avviato la riunione con ancora nelle orecchie la raccomandazione del presidente della Commissione Europea Manuel Barroso - incontrato poco prima - a tenere la barra ferma e a non cedere a nessun minimo sforamento sugli obiettivi di bilancio.
Ovvio quindi che il nodo delle coperture abbia più volte rallentato il lavoro del consiglio costringendo i presenti a continue consultazioni con i rispettivi uffici e spingendo il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ad un filo diretto con la Ragioneria. Al termine della riunione viene licenziato un corposo decreto composto di ottanta articoli che, bilancino alla mano, sposta risorse senza prevedere alcun taglio e nessuna riforma di sistema. Significativa la rincorsa che ha dovuto fare in serata il ministro per le Infrastrutture Lupi che ha dovuto precisare che la Tav si farà e che le risorse sono state spostate solo temporaneamente per permettere il completamento di altre opere.
EVASIONE

Slittano a mercoledì le semplificazioni, mentre per venerdì è previsto il varo del pacchetto-lavoro. Quando a tarda sera Letta si presenta con il vicepremier Alfano e un nugolo di ministri per raccontare le quasi sei ore di lavoro, la soddisfazione lascia spesso spazio all’enfasi. L’elenco dei provvedimenti è puntuale e sottolineare la coesione dell’esecutivo serve a gettare acqua sul fuoco delle tensioni dei giorni scorsi e sulle discussioni che ci sono state in consiglio quando si è dovuto affrontare il nodo Equitalia.
Per i ministri del Pdl il ridimensionamento della società di riscossione è una delle bandiere, ma i ministri del Pd subiscono il pressing che arriva dal partito affinché non si dia l’impressione di allentare la lotta all’evasione. Alla fine il compromesso si trova sfilando le case di lusso dall’impignorabilità ma ciò permetta ad Alfano di sottolineare il successo nella conferenza stampa che chiude la lunga giornata. In realtà il vero braccio di ferro interno alla maggioranza è però solo rinviato alla riunione del consiglio dei ministri di venerdì quando il ministro Giovannini illustrerà il piano per il rilancio dell’occupazione.
Barroso ha spiegato chiaramente a Letta che margini per alleggerire il patto di stabilità non ce ne sono per le resistenze della Germania della Merkel e per la preoccupazione dovute ad una possibile nuova turbolenza sui mercati. Quindi le risorse dovranno essere trovate all’interno del bilancio dello Stato che quest’anno - visti gli impegni presi dal governo Berlusconi - dovrà essere in pareggio.
DEFICIT

D’altra parte l’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo non ha ancora ricevuto il timbro ufficiale e non si intravede - anche in vista del consiglio europeo di fine mese - nessun allentamento del rigore. E’ evidente che la rimodulazione dell’Imu e il possibile aumento dell’Iva sono i due capitoli sui quali Letta intende agire per cercare le risorse in grado di rilanciare l’occupazione giovanile e rifinanziare la cassa integrazione. Il pressing dei sindacati e di Confindustria è fortissimo, ma Letta deve vedersela con l’intransigenza del Pdl che non vuole l’aumento dell’Iva e chiede il taglio dell’Imu su tutte le prime case. Il consiglio dei ministri di venerdì verrà dopo la manifestazione dei sindacati, prevista per giovedì, e ancora dopo la sentenza della Consulta che deve esprimersi sul ricorso degli avvocati di Silvio Berlusconi relativo al processo Mediaset e che potrebbe far scattare o meno in autunno la condanna con tanto di pena accessoria e incandidabilità del Cavaliere per i prossimi cinque anni.
PROCESSI

L’intreccio tra politica e giustizia sembra quindi riproporsi anche se i più stretti collaboratori del Cavaliere continuano a sostenere che non c’è nessun legame tra i processi a carico dell’ex premier e il sostegno del Pdl al governo.
Un nesso però che il Pd deve considerare molto stretto visto ieri l’altolà del segretario Epifani che, riprendendo le parole del suo predecessore, ha ribadito che dopo l’attuale governo non è detto che ci siano le urne. Una sortita, questa, che non ha fatto piacere a Letta. Anche perché contribuisce ad alimentare lo scetticismo non tanto sulla durata del governo, quanto sula sua efficacia.

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