Riapre la cucina del Pd con due chef d'eccezione. Mentre Niko Romito prepara i suoi celebri manicaretti, il maître Luciano D'Alfonso ci mette le idee per un menù da leccarsi i baffi. Il tutto avviene oggi davanti al Ponte del mare (sopra non si può perché è ancora chiuso), vicino alla Madonnina. Forte della terza assoluzione, l'ex sindaco e aspirante presidente della Regione ha lanciato in orbita dallo stabilimento Apollo il terzo evento della fortunata serie «Riannodiamo i fili», sottotitolo «Gettare ponti, guardare avanti. Pescara e l'Abruzzo nel Mediterraneo», a cura della Scuola di Regione (sarebbe megli dire "per" la Regione) che ha una presidente effettiva, Barbara Becchi, e un presidente onorario, lo stesso D'Alfonso, pontifex maximus. Evento che si pregia di ospiti da fare invidia ai più celebrati talk show politici. Si va dal viceministro alle Infrastrutture Vincenzo De Luca (sindaco di Salerno), a Renato Soru, presidente di Tiscali ed ex presidente della Regione Sardegna, da Paolo Di Laura Frattura, neo presidente della Regione Molise, a Giovanni Legnini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, da Tommaso Affinita, responsabile nazionale dell'Aurorità portuale, a Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, per finire con i due esponenti più in vista sul fronte del porto: Mimmo Grosso, dell'associazione Armatori, e Bruno Santori, amministratore del Marina di Pescara e leader degli operatori commerciali del porto. Per uno normale ce ne sarebbe d'avanzo per abbuffarsi, invece per D'Alfonso questo è un magro antipasto del piatto forte che per lui sono le infrastrutture. Da sempre pallino di D'Alfonso, le grandi opere di comunicazione rappresentano la grande sfida da vincere. Il tempo perso dei quattro anni dei processi gli ha dato modo di studiare meglio la macchina amministrativa e quella giudiziaria («mi sto per laureare in Giurisprudenza», rivela); il tempo ritrovato gli dà l'impulso per affermare che «l'Abruzzo non può più aspettare i tempi della vecchia politica e della burocrazia; internet ci offre la possibilità di accorciare le distanze a tutti i livelli». La scalata alla Regione, per D'Alfonso, si farà «col centrosinistra e qualcos'altro», laddove per qualcos'altro si intendono «associazioni, comitati, movimenti civici». Dopo un affondo a Chiodi, «Questi incontri non sono la sagra delle virtù» e una scrollata di spalle davanti agli attacchi etici del Movimento 5 Stelle, D'Alfonso detta le sue condizioni: «Per la corsa alla Regione credo servano tre percorsi: primarie politiche, primarie delle idee e almeno 50mila sottoscrittori per porre la candidatura. Più forza avremo, meglio potremo affrontare e risolvere i problemi». Con un'ultima stilettata a Chiodi: «Quella della burocrazia che rallenta tutto è un comodo alibi. In realtà, le Regioni, a parte il potere giudiziario, hanno immensi poteri grazie al titolo V della Costituzione, e io intendo utilizzarli tutti».