I partiti suggeriscono di conteggiare il maggior gettito
assicurato dal pagamento dei debiti statali. Tesoro cauto
ROMA Il nodo dell’Iva è arrivato ad un bivio con tre direzioni: aumento di un punto a luglio come indicato dal governo Monti; rinvio di sei mesi a gennaio 2014; rinvio di tre mesi a ottobre 2013. Al momento l’ipotesi più gettonata è l’ultima, quella del rinvio a brevissima scadenza, ma non è detto che durante la settimana che si apre il governo si orienti diversamente.
Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: come coprire il gettito annuale di 4 miliardi che dovrebbe essere assicurato dall’aumento dell’imposta sui consumi. Di conseguenza se l’aumento venisse spostato a gennaio 2014 bisognerebbe reperire due miliardi per il 2013 oppure un solo miliardo in caso di rinvio del ritocco a ottobre. Ma anche trovare un solo miliardo, con i conti pubblici sotto pressione da anni, non è lavoro da poco. Logica vorrebbe che fossero individuate voci di un certo spessore attraverso i tagli di spesa strutturali oppure eliminando qualcuna delle quasi 700 detrazioni al 730 che al momento assicurano legittime scappatoie fiscali.
LE VIE D’USCITA
Un compito il cui svolgimento sarà affidato alla prossima legge di stabilità anche perché bisognerà trovare in qualche modo la copertura anche dei quasi 4 miliardi garantiti da pagamento dell’Imu sulla prima casa che per ora è stata rinviata a settembre. E allora? Allora per uscire dall’impasse i partiti, sia Pd che Pdl, stanno suggerendo al governo di adottare coperture non proprio ”classiche”. Una delle proposte è quella di inserire nel bilancio il maggior gettito Iva che deriverebbe dallo sblocco dei pagamenti da parte dello Stato delle fatture arretrate delle imprese fornitrici. Ipotesi suggestiva ma che nei corridoi di via XX settembre non suscita entusiasmo.
Perché? Il fatto è che il gettito Iva di quelle fatture (per altro già conteggiato prudenzialmente per 600 milioni) è tutt’altro che quantificabile. Intanto non tutte le fatture rimborsate prevedono l’Iva al 21%. Molte ad esempio riguardano farmaci o altri beni sui quali grava un’aliquota del 10% e in alcuni casi del 4%. La seconda perplessità riguarda l’entità del gettito delle fatture ”arretrate”. Molti documenti contabili, infatti, potrebbero essere già stati scontati presso le banche o comunque già utilizzati nella contabilità delle singole società. Il terzo punto che sconsiglia di contabilizzare come copertura questo tipo di gettito è che l’Iva sta andando male. Le entrate da Iva nei primi 4 mesi dell’anno sono scese di quasi l’8% (-21% dalle importazioni). Sarebbe consigliabile dunque operare con la massima prudenza per quanto riguarda le previsioni sull’Iva per evitare poi amarissime sorprese alla fine dell’anno. Il governo, per bocca sia del presidente del Consiglio Enrico Letta che del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, su questo punto è stato chiarissimo: «Non abbiamo alcuna intenzione di sforare la quota del 3% per il deficit 2013».