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Data: 18/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Azienda di spedizioni Tnt. 854 esuberi entro l’anno. I sindacati: suicidio assistito

Bandiere, fischietti, megafoni e trombe acustiche. Erano circa duecento i lavoratori della TNT Global Express che ieri pomeriggio si sono dati appuntamento a via di Priscilla 101, quartiere Salario, davanti alla sede della Fedit (la federazione dei trasportatori), per protestare contro l’azienda di spedizioni espresse e servizi logistici responsabile di aver attuato un «durissimo» piano di ristrutturazione. Un piano che prevede la messa in mobilità di 854 lavoratori (oltre 100 soltanto a Roma) sui circa 3000 presenti sul territorio nazionale. Quasi un 30% dell’attuale forza lavoro presente nella Capitale che, secondo il racconto dei manifestanti, rappresenta un’esagerazione se rapportato alle cifre europee di licenziamento operate dalla TNT. Nelle varie filiali presenti nel Vecchio Continente, infatti, la società ha mantenuto un profilo più basso, decidendo di mandare a casa il 5% del totale. Cifre a parte, la situazione appare decisamente complicata e di difficile risoluzione: l’incontro di ieri fra sindacati e vertici dell’azienda non ha prodotto i risultati sperati. La proprietà olandese non ha «alcuna intenzione di bloccare le procedure di mobilità», e dall’altra parte i lavoratori hanno proclamato lo sciopero generale. Un doloroso braccio di ferro che, a conti fatti, sta per mettere in ginocchio numerose famiglie. Senza accordi alternativi, il processo di «allontanamento» diventerà effettivo il 25 agosto, cioè 75 giorni dopo la comunicazione (avvenuta il 10 giugno) da parte della TNT ai dipendenti. Quarantacinque giorni per le cosiddette «trattative interne» e altri 30 previsti dalla legge davanti ai rappresentanti del Ministero del Lavoro. «Non è un piano di ristrutturazione – spiega Domenico Carella, quality controller del gruppo e delegato FILT CGIL – ma un suicidio assistito. C’è il rischio concreto che misure così drastiche siano solamente un primo passo per un ulteriore peggioramento. Fra un anno potremmo stare nuovamente qui a parlare di tagli».
DRAMMI FAMILIARI
«Sono entrata in TNT al posto di mio marito morto di leucemia – racconta Bianca Cerza, 47enne operatrice del customer service – e adesso non so che cosa fare. Ho due bambine e questo lavoro, che faccio da ormai 18 anni, è la nostra unica fonte di reddito». «La filiale di Aprilia, dove sono impiegata – spiega Simona Menolascina – veniva definita la perla del Lazio. Con questo piano industriale non è stato tenuto conto delle nostre eccellenze. Hanno operato senza una logica». Situazioni difficili, drammatiche. Come quella di Giancleto Sabucci, 30 anni, sposato da sei con una ragazza conosciuta in azienda. «Stiamo aspettando il terzo figlio – spiega l’uomo – e mia moglie non sta bene. Faccio un secondo lavoro per riuscire a sbarcare il lunario ma se ci licenziano finiremo per strada».

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