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Data: 19/06/2013
Testata giornalistica: La Repubblica
Pressing su Roma e Regione per salvare le tariffe. Atm: "Subito i fondi per i trasporti" Maran: "Brescia ha avuto i soldi per il metrò, noi no"

GUARDA a Roma e al Pirellone, il Comune di Milano, e fa una chiamata in correità al governo e alla Regione: «Vogliamo una giusta contribuzione per il trasporto pubblico locale, Milano non può essere lasciata sola: se i fondi non arriveranno, cercheremo altre soluzioni». Quali siano, è chiaro: l'aumento degli abbonamenti, se non anche del biglietto, per tram e metrò, punto fisso ormai di ogni ipotesi di nuova entrata per le casse di Palazzo Marino nel 2014, ma con scenari che anticiperebbero i rincari già a questo autunno. L'assessore ai Trasporti Pierfrancesco Maran ammette: «Stiamo rinviando le decisioni in attesa di una risposta dallo Stato». Tra nuove metropolitane e allungamenti di quelle esistenti, i costi aumentano ma, lamenta Milano, i contributi pubblici diminuiscono progressivamente, scendendo «dal 53 al 42 per cento in tre anni, mentre ci sono altre città in cui arrivano al 70, 80 per cento»: c'è, nelle rivendicazioni di Maran, anche un boccone amaro che Palazzo Marino non ha mandato giù, quei 10 milioni per il metrò di Brescia stanziati dalla giunta Maroni in piena campagna elettorale per le Comunali. La richiesta è formalmente partita anche verso il governo, ma per ora risposte non ce ne sono. Una situazione di incertezza che favorisce le tensioni: perché se da una parte la giunta Pisapia non ha ancora preso decisioni formali sulle tariffe, dall'altra c'è una maggioranza in Consiglio comunale che attende impaziente di essere coinvolta nelle scelte strategiche. Un nervosismo evidente, tanto che ieri il capogruppo del Pd Lamberto Bertolè ha annunciato di voler chiedere «al più presto un incontro con la giunta per fare il punto: serve un ragionamento complessivo per poi comunicare le eventuali scelte». Per ora il Pd ha incassato un incontro giovedì con l'assessore al Bilancio Francesca Balzani, ma è chiaro che la richiesta mira ad ottenere un disconoscimento - difficile, al momento - delle ipotesi di aumentia raffica. «Potremmo ragionare su ritocchi solo per le fasce di reddito alte», ipotizza il consigliere democratico Carlo Monguzzi. La questione cruciale è quella delle scelte radicali che la giunta arancione sta prendendo in questi mesi: non sempre, evidentemente, condivise dai suoi consiglieri, come traspare anche da un documento che, ieri sera, è stato presentato all'assemblea provinciale di Sel. Il partito è in pieno fermento, dopo i deludenti risultati elettorali delle ultime tornate, e le anime interne si stanno affrontando. A spese, sembra, anche della giunta: così, se la premessa del documento (firmato anche dall'assessore Daniela Benelli e dalla capogruppo milanese Patrizia Quartieri) è che «alla politica italiana serve che Milano e il suo sindaco non siano icone ma fattori visibili, attivi, operanti di cambiamento», la riflessione arriva a dire che si ritiene «molto grave il distacco che percepiamo tra Sel e gli amministratori impegnati in funzioni istituzionali che quotidianamente devono affrontare le difficoltà e i vincoli di bilanci che mettono in sofferenza le risorse per tutelare le fasce più deboli». Fibrillazioni pronte a venire a galla, insomma, anche se ieri i consiglieri di maggioranza hanno "salvato" l'assessore Franco D'Alfonso, che un mese fa aveva bollato come «inutili» la maggior parte di loro. La Lega aveva presentato una mozione di censura, bocciata con 31 voti contrari,7 favorevolie l'astensione del grillino Calise. De Corato (Fratelli d'Italia) e Morelli (Lega) ironizzano: «Con il voto contrario i consiglieri della maggioranza si danno degli incapaci da soli».

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