ROMA Senza lavoro né indennità di disoccupazione, senza uno straccio di pensione. E privati anche dei rimborsi fiscali. Per 400 mila italiani che nel 2012 hanno perso il lavoro, al danno di aver visto sfumare il reddito rischia di aggiungersi la beffa di non poter incassare i soldi che lo Stato riconosce come parziale risarcimento tributario per le spese sostenute per i mutui o magari per l’istruzione dei figli. La denuncia l’ha fatta la Consulta dei Caf alle prese, come ogni anno, con le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. Il problema nasce dal fatto che chi non ha più un lavoro (e dunque un sostituto d’imposta) quest’anno non ha potuto presentare il modello 730. Per intendersi, quello che consente di incassare i rimborsi fiscali nel giro di pochi mesi. In sostituzione, queste persone dovranno presentare il modello Unico con la conseguenza che i tempi di attesa si dilateranno. Di quanto? I Caf parlano di almeno due anni. Ma l’esperienza, in questi casi, insegna che si può arrivare fino a 4 anni per riuscire ad ottenere i rimborsi in quanto il fisco tende a privilegiare le imprese e a mettere in coda i contribuenti. Dunque, secondo i calcoli dei centri di assistenza fiscale, in 400 mila resteranno senza conguaglio, almeno per il biennio 2013-2014, incassando un duro colpo.
«Questi soggetti, già in una situazione di evidente difficoltà economica, saranno ulteriormente penalizzati – ha sottolineato il presidente della Consulta Valeriano Canepari - perchè anzichè ricevere il conguaglio a luglio, dovranno aspettare circa due anni per ricevere i rimborsi derivanti ad esempio dagli interessi passivi dei mutui o dalle detrazioni per la ristrutturazione e ancora dalle spese per l'istruzione dei figli o da spese mediche sostenute». Una situazione di fronte alla quale i Caf hanno chiesto al governo di intervenire per modificare la normativa. E a essere penalizzate sono soprattutto le famiglie più povere. Vale a dire quelle che con maggior frequenza reclamano i rimborsi.
I NUMERI
Secondo una ricerca dell’Università Cattolica di Milano, infatti, la detrazione pesa in media l’1,1% del reddito lordo ma per le classi di reddito tra 15.000 e 20.000 euro, le detrazioni d’imposta salgono fino all’1,4%. L’indagine mostra che le detrazioni per lavoro e carichi familiari decrescono al crescere del reddito. Ad esempio, nel 2011, la detrazione per la fascia 15.000-20.000 euro per lavoro ammontava a 1.220 euro (7% del reddito) e scendeva a quota zero per i redditi sopra i 75.000 euro. Sempre nel 2011, la detrazione per la fascia 15.000-20.000 euro per carichi di famiglia ammontava a 891 euro (5% del reddito) e scendeva a 171 per i redditi sopra i 100.000 euro. Insomma, per molti italiani già in difficoltà per la perdita del posto di lavoro, veder sfumare per alcuni anni i rimborsi fiscali vuol dire perdere centinaia o migliaia di euro. Tanto più dopo il recente aumento delle detrazioni per i carichi familiari previsto dalla riforma Irpef. Fino al 2012 la detrazione potenziale per figli a carico era pari a 800 euro per figli di età superiore a 3 anni e numero di figli inferiore a tre. Dal 2013, questa detrazione sale a 950 euro. Per figli di età inferiore a 3 anni, la detrazione passa da 900 euro fino al 2012 a 1.220 euro dal 2013.