ROMA «Stiamo valutando se ci sono le condizioni per restare nel gruppo ma in questa fase non chiedeteci dichiarazioni, ci mandereste al patibolo». Lo dice un senatore 5 Stelle, si scusa se la dichiarazione è clandestina, «ma se permette scelgo io quando andarmene e come, visto che loro non aspettano altro». Il clima a Palazzo Madama è questo. Chi aveva promesso che in caso di espulsione della Gambaro avrebbe seguito il destino della senatrice bolognese ora deve scegliere: me ne vado o mi faccio cacciare? In questa condizione si trovano almeno 20 dei 42 che l’altra sera hanno votato contro l’epurazione. «Facciamo come al Grande fratello: una nomination a settimana per decidere chi va via?», scherza amaro, rincorso dalle telecamere di Ballarò, il triestino Lorenzo Battista. E c’è anche chi propone di aspettare 3 mesi, «quando il prossimo capogruppo in Senato sarà un dissidente».
PAOLA VADA VIA
Ora tocca a Paola Pinna. L’assemblea grillina, ormai un’aula di tribunale, è pronta a riunirsi per decidere. «Tra Grillo e la libertà» la Pinna ha detto che sceglierebbe «la libertà». E che se nel Movimento ci sono «talebani» allora è un bene che ci siano anche i «dissidenti». Cose gravi secondo il deputato pescarese Andrea Colletti che ha cliccato su «elimina file». Cioè espelliamola, «anche e non è un fatto personale, non ho nessun pregiudizio, e non sono prevenuto». Sul fronte Grillo-ortodosso si fa notare che la Pinna è una «non pervenuta», «intervenuta in assemblea solo una volta e per porre il problema della diaria». E Laura Castelli, una pasdaran liquida in fretta la faccenda: «Non si sente libera? Vada via».
LA FOTO RUBATA
A Palazzo Madama s’è sfiorato l’ennesimo incidente diplomatico. Per un foto. L’ha scattata col suo telefonino Matteo Incerti, uno degli addetti alla Comunicazione. Nel suo obiettivo è finita una senatrice che parlava con Antonio Razzi, (Pdl). La cosa non è andata giù alla parlamentare grillina. Qualcuno ha parlato di «dossieraggio». Accusa smentita con sdegno. È un fatto però che tra qualche giorno verrà pubblicato il resoconto delle diarie. E ci potrebbero essere sorprese.
DISSIDENTI E DIARIE
«Per screditarci tireranno fuori che lo facciamo per soldi», avevano profetizzato i dissidenti. Ecco. Appunto. Starebbero per spuntare alcuni rimborsi incompleti. Stranamente proprio i loro, dei dissidenti. Intanto il programmato Sit-in a Montecitorio degli ultra’, l’Agorà pro-Grillo ha contribuito non poco ad avvelenare gli animi: un centinaio di attivisti fomentati da un gruppo di parlamentari (tra cui Di Battista, Ruocco, Bonafede, Di Stefano e la rediviva Roberta Lombardi).
In odore di espulsione è finita anche la senatrice Serenella Fucksia. A qualcuno non sono affatto piaciute alcune sue dichiarazioni, in particolare il passaggio in cui ha definito i deputati M5S «giovani che si fanno pippe mentali». Cartellino rosso? «Il prossimo espulso potrei essere io», ha fatto un passo avanti il deputato Tancredi Turco, intervistato dal’Huffington Post. S’immola. Verrà accontentato?
NENCINI SCRIVE A GRASSO
Beppe Grillo contro Civati, il dem accusato di strizzare l'occhio ai dissidenti. Pippo diventa così «il cane da riporto di Bersani», o anche «uno di loro che vorrebbe essere come noi». Da blog a blog, il dem replica, lo invita a pranzo e gli risponde: «Parla ancora di cene a cui sarei stato con i suoi parlamentari, cene che non ci sono mai state. C'è stato un solo invito, la scorsa settimana, e non da parte di dissidenti del M5S, ma di esponenti del M5S che erano curiosi di conoscermi (adesso potete far partire le spie per capire chi erano), ma a cena non ci sono andato (ero già di ritorno a casa)». Sul caso-Gambaro è intervenuto in aula anche Riccardo Nencini. Il senatore e segretario del Psi ha scritto una lettera al presidente Grasso, Ha definito l’espulsione incompatibile con i principi della democrazia liberale e in contrasto con una delle libertà costituzionali fondamentali: il diritto di esprimere la propria opinione». Grillo provi a sostenere il contrario.