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Data: 20/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Mediaset, la Consulta respinge il ricorso. Il Pdl insorge: pronti a dimetterci

Respinto il legittimo impedimento dell’ex premier, il processo va in Cassazione. I ministri azzurri riuniti a palazzo Grazioli

LA SENTENZA
ROMA Era il peggiore degli scenari possibili; i giudici della Consulta hanno scelto quello. Hanno stabilito che il primo marzo 2010, quando disertò l’aula del tribunale di Milano per presiedere una «improvvisa» riunione del consiglio dei ministri, venne meno al dovere di leale collaborazione che la Costituzione impone ai poteri dello Stato. Per questo motivo, i giudici della Consulta hanno riconosciuto ieri che «spettava all’autorità giudiziaria stabilire che non costituisce impedimento assoluto alla partecipazione all’udienza penale del 1° marzo 2010 l’impegno dell’imputato Presidente del Consiglio dei ministri di presiedere una riunione del Consiglio da lui stesso convocata per tale giorno, che egli aveva in precedenza indicato come utile per la sua partecipazione all’udienza». Ricorso respinto, dunque. Sembra una sconfitta su tutta la linea, anche se le motivazioni della sentenza potranno fornire spunti ai legali dell’ex premier, gli avvocati Franco Coppi (subentrato Piero Longo) e Nicolò Ghedini, per discutere il ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha condannato Berlusconi a quattro anni di detenzione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.
RINVIO SOSPETTO
In un comunicato la corte ha indicato anche le linee guida che avrebbero orientato la decisione dei quindici giudici supremi. Che a questo punto, vista la perentorietà della decisione, dovrebbero aver votato nella stragrande maggioranza (forse 11 contro 4) a favore di questo verdetto. Spiega la nota che la Consulta sarebbe arrivata alla importante decisione di ieri sera «osservando che, dopo che per più volte il Tribunale aveva rideterminato il calendario delle udienze a seguito di richieste di rinvio per legittimo impedimento, la riunione del Consiglio dei ministri, già prevista in una precedente data non coincidente con un giorno di udienza dibattimentale, è stata fissata dall’imputato Presidente del Consiglio in altra data coincidente con un giorno di udienza, senza fornire alcuna indicazione (diversamente da quanto fatto nello stesso processo in casi precedenti), né circa la necessaria concomitanza e la “non rinviabilità” dell’impegno, né circa una data alternativa per definire un nuovo calendario».
CASSAZIONE
A questo punto la partita giudiziaria del Cavaliere si sposta nel vecchio Palazzaccio di piazza Cavour, dove ieri i suoi legali Ghedini e Coppi hanno depositato il ricorso contro la sentenza di appello per il processo per i diritti tv. Il documento sarà certamente integrato nelle prossime settimane, anche alla luce delle motivazioni della decisione della Corte Costituzionale. E questa volta l’obbiettivo dichiarato sarà quello di far decadere almeno la condanna all’interdizione dai pubblici uffici, che impedirebbe a Silvio Berlusconi di ricoprire qualsiasi incarico elettivo. Il tutto con un occhio al calendario, perché a giugno del 2014 la prescrizione cancellerà di fatto il reato e la condanna.
SGOMENTO
La notizia della decisione sfavorevole all’ex premier è deflagrata poco prima delle 19 in pieno consiglio dei ministri. I titolari dei dicasteri del Pdl hanno immediatamente siglato una nota di solidarietà al leader azzurro e al termine della riunione si sono recati a Palazzo Grazioli, per una riunione di vertice. Al termine della quale Berlusconi ha però chiarito che la tenuta del governo non è a rischio. Anche se il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, avverte: in caso di interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici, tutti i parlamentari del Pdl potrebbero dimettersi in massa.

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