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Pescara, 16/12/2025
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Data: 20/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«La pressione fiscale reale è al 53%». La Corte dei conti punta il dito contro il fenomeno evasione: nel 2011 sottratti alle casse dello Stato 50 miliardi di Iva e Irap

ROMA Una pressione fiscale altissima e un’evasione altrettanto imponente. Due malattie ormai croniche che erodono la capacità di ripresa del sistema economico. È il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, a fornire in un’audizione alla Camera, l’ennesima conferma del malfunzionamento del nostro sistema tributario. La pressione fiscale «effettiva» sul Pil, cioè queldepurata dalle stime sull’economia sommersa, «si è impennata fino al 53%». Un carico eccessivo dovuto anche al fatto che i disonesti continuano ad essere tanti, troppi. L’evasione di Iva e Irap, infatti, ha sottratto alle casse dello Stato nel 2011 ben 50 miliardi di euro.
I controlli - più che i rigurgiti di coscienza - qualcosa hanno fatto: nel corso dell’ultimo decennio l’evasione Iva ha mostrato «un ridimensionamento» di 4 punti percentuali rispetto al 2000 (ora si stima sia al 27%). Ma siamo ancora lontani dai livelli di un Paese civile, dato che l’Iva evasa si aggira intorno ai 46 miliardi. Per renderci conto dell’enormità della cifra, basti pensare alle ”pene” che sta passando in queste ore il governo per cercare di evitare l’aumento di un punto dell’Iva a luglio, che nel 2013 vale due miliardi di euro.
SOMMERSO AL TOP

L’evasione di Iva e Irap è un fenomeno strettamente collegato all’economia sommersa. Anche in questo caso l’Italia si pone nella parte altissima della graduatoria europea: con il 18% del Pil (stime Mef) siamo secondi, dietro solo alla Grecia. Un record di cui andare poco fieri.
È chiaro che atteggiamenti del genere sono di danno all’intero sistema economico. Sulle spalle degli onesti va ad abbattersi anche il peso delle tasse di chi non le paga. È «un problema molto grave», osserva Giampaolino. Che punta il dito contro le strategie «ondivaghe e contraddittorie» del legislatore negli ultimi anni. Mentre invece il contrasto all’evasione «dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza».
In percentuale è al Sud e nelle Isole che si evade di più (oltre il 40% l’Iva e oltre il 29% l’Irap, a fronte di livelli pari a circa la metà nel Nord del Paese). Ma essendo il tessuto produttivo più radicato nel settentrione, ecco che se si guardano i livelli assoluti lo scenario cambia: la maggior parte dell’evasione si concentra nelle aree del Nord-Ovest e del Nord-Est. A livello di settori, sommerso ed evasione fiscale sono più intensi in agricoltura (il lavoro nero nei campi è una piaga antica) e nel terziario (ricordate i gioiellieri che dichiarano 17.000 euro l’anno?).
IL DANNO E LA BEFFA

L’evasione si porta dietro anche un altro fenomeno, da beffa: chi evade le tasse dichiarando redditi bassi, spesso usufruisce anche di servizi sociali. Magari togliendoli a chi ne ha veramente bisogno.
La Corte dei conti, poi, critica le decisioni di rendere più soft l’azione di Equitalia. Le esigenze di chi è in difficoltà per la crisi economica - dice Giampaolino - «

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