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Data: 23/06/2013
Testata giornalistica: Rassegna.it
Democrazia è lavoro I sindacati uniti: il governo «cambi passo»

Cgil, Cisl e Uil a Piazza San Giovanni. Camusso: "Non c'è più tempo. non basta parlare di lavoro, bisogna dare risposte". Il governo deve avere coraggio e fare scelte per il lavoro, subito. Oltre 100mila persone in piazza

Dopo dieci anni Cgil, Cisl e Uil tornano a marciare unite, in una manifestazione confederale a Roma, e invadono San Giovanni, portando in piazza oltre 100mila persone. Sabato 22 giugno i sindacati hanno lanciato un messaggio al governo Letta: non c’è più tempo. Bisogna chiudere la fase degli annunci e prendere delle decisioni a favore del lavoro: il finanziamento degli ammortizzatori sociali, una redistribuzione sociale e fiscale, una politica industriale e per l’occupazione giovanile, una soluzione alla tragedia degli esodati. Cgil Cisl e Uil chiedono all’Esecutivo provvedimenti immediati ed efficaci.

Angeletti: subito la riforma fiscale
"Vogliamo lanciare un messaggio molto chiaro: le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil non sono fatte da persone che si rassegnano, non hanno piegato le ginocchia e non lo faranno nel prossimo futuro. Mentre si fanno annunci e proclami le imprese chiudono, i lavoratori vengono licenziati o messi in cassa integrazione. In molte zone del nostro paese c'è un deserto industriale. Quando si perde il lavoro a 50 anni, si perde il senso della propria esistenza". Così Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, ha aperto il suo intervento dal palco.

"I governi hanno tagliato le pensioni, sono 4 anni che i lavoratori pubblici non rinnovano i contratti e perdono potere salariali – prosegue Angeletti -. Sono tanti anni che non si fa politica industriale in Italia, e le imprese chiudono. In tutto questo non c'entra niente la crisi economica mondiale, si tratta proprio dell'incapacità politica di fare delle scelte". La prima cosa da fare, a suo avviso, "è la riforma fiscale, perché il fisco è il vero dramma di questo paese. Le tasse pagate dagli imprenditori sono inferiori alla media di quelli dei dipendenti: non accade in nessun paese del mondo". Le risorse "vanno prese nei santuari finora intoccabili: i ricchi che non pagano le tasse. Va fatta un'opera di redistribuzione della ricchezza, va rimesso al centro il lavoro".

"Una manifestazione grande come questa dice una cosa semplice al governo: non staccherà la spina Berlusconi, il Pd o le controversie dei partiti. Se qualcuno staccherà la spina al governo, saranno i cortei dei disoccupati e dei cassaintegrati di questo paese". "Ecco perché non c'è più tempo - aggiunge -: non accettiamo la logica dell'esecutivo, che dice 'aggiustiamo le leggi sul mercato del lavoro e sui contratti a termine', come se fosse questa la soluzione". "Ci prendono in giro - secondo Angeletti -. Allora diciamo al governo: per favorire l'ingresso dei giovani sul posto di lavoro non serve altra flessibilità, bisogna fare in modo che i contratti a tempo indeterminato costino meno dei contratti a tempo determinato. Solo così si dà un messaggio serio". Quindi conclude: "Non è una manifestazione una tantum, è la prima manifestazione che facciamo e la nostra lotta continua. Non possiamo perdere".

Bonanni: governo abbia coraggio
“La classe dirigente si perde in chiacchiere invece di pensare al paese reale. Lavoratori, pensionati e giovani hanno problemi, la miseria sta crescendo e la cassa integrazione ha raggiunto livelli mai conosciuti. Al governo chiediamo coraggio. Ci sono troppe tasse, statali, delle regioni, dei comuni, per mantenere in piedi un presepe. Questo chiediamo a Letta, deve fare una riforma organica del fisco, alleggerire il carico troppo alto per i lavoratori e i pensionati. Il governo deve cambiare le tasse”. Così Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, apre il suo intervento dal palco.

“Letta – prosegue il leader Cisl - deve essere chiaro su questo: deve dimezzare le tasse e inasprire le pene per gli evasori fiscali. Altrimenti pagano solo i lavoratori, anche pubblici. E intanto chiudono le aziende, ultima in ordine di tempo la Indesit. Il governo se ne faccia carico: è il simbolo di ciò che ha fatto prosperare il nostro paese”. “Noi siamo per tagliare le tasse alle imprese che investono nell'economia reale. Caro Letta: siamo disposti a fare un discorso positivo, ma tu devi avere coraggio, devi scegliere se stare con questa piazza o con i riti bizantini della vecchia politica”.

Camusso: cambiare passo, non c'è più tempo
"Abbiamo chiesto di venire in piazza a sostegno della nostra piattaforma. Essere qui vuol dire stare dalla parte giusta, con quelli che vogliono che si facciano le cose: non basta parlare di lavoro, bisogna dare risposte. Occorre cambiare passo, quello che c'è in questi mesi non ci soddisfa. Ogni giorno c'è una preoccupazione in più: ogni giorno c'è un disoccupato in più, c'è un ragazzo che fa la valigia e lascia l'Italia". Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil.

"Abbiamo indicato le emergenze – prosegue il leader Cgil -, ora vorremmo capire dal governo: perché non si firmano i decreti sulla cassa integrazione, perché non arrivano risorse? Susanna Camusso si rivolge al ministro del Lavoro, Giovannini: "Ha detto che degli esodati si discuterà a settembre, speriamo di aver capito male. La parola 'esodati' non l'abbiamo inventata noi, si parla di donne, lavoratori in mobilità, contributori volontari. Il governo non può inventare nuove lotterie, deve sancire il diritto e la norma: un patto si rispetta, i cittadini non possono trovarsi da un momento all'altro senza avere le loro condizioni. Subito dopo vogliamo discutere di pensioni, perché questo sistema non va bene: l'attuale sistema non guarda a com'è fatto il lavoro. Ci sono troppe ingiustizie nella riforma delle pensioni".

"Il governo non ci pensi neanche ad aumentare i ticket nel 2014. Già ora ci sono persone che non riescono più a curarsi", dice Camusso e aggiunge: "Al governo ci sono cose che non vanno: una per tutte, è insopportabile che si taglino le appalti di pulizie nelle scuole. Di nuovo se la prendono con i più deboli. Allora vogliamo dire al governo che vigileremo: ogni volta che si parla di semplificazione si interviene sulla sicurezza sul lavoro, sugli appalti e sui codici antimafia. E così non va bene".

"Spesso se la prendono con i lavoratori del pubblico impiego", dice Susanna Camusso. "Il blocco dei contratti è sempre sbagliato, perché penalizza i lavoratori e li impoverisce: è una scelta che non ha dato un servizio in più a questo paese, ha solo aumentato le diseguaglianze tra cittadini. Noi vogliamo la riforma della pubblica amministrazione, perché vogliamo che quei lavoratori possano lavorare bene. Se è così - però - ci vuole la contrattazione, bisogna decidere come si organizzano il lavoro e i servizi nei confronti delle persone".

"Diciamo anche al governo: non ne possiamo più di sentire ogni giorno un annuncio, e poi non ci sono risorse. Si stanno costruendo illusioni sbagliate e si perde tempo. Se il paese ha poche risorse, bisogna decidere dove si prendono e a chi vanno. Non si può togliere l'Imu a chi ha tante case e palazzi, è giusto che si paghino le tasse sulle rendite finanziarie. Bisogna liberare risorse per i lavoratori dipendenti e pensionati. Se si toglie una tassa a un ricco non cambia nulla - aggiunge -, se si danno risorse ai lavoratori riparte l'economia. Di questo abbiamo bisogno". Più volte ci siamo sentiti dire che siamo sulla stessa barca: allora perché Confindustria non dice a Indesit di ritirare il suo piano di ristrutturazione? Indesit non è un'azienda in crisi, vuole utilizzare gli utili per fare investimenti in Turchia e Polonia. Se è così non siamo affatto sulla stessa barca, perché da quella barca si buttano a mare i lavoratori".

"E' giusto partire dai giovani, ma per cambiare bisogna costruire i cantieri, creare posti di lavoro, riaprire le fabbriche che abbiamo. C'è una grande parte del paese che rappresentiamo, che il paese lo vuole salvare: ci rivolgiamo a tutti loro per assumere un principio comune, quando siamo in difficoltà bisogna guardare a chi ha meno, redistribuire il reddito a loro favore. Il ministero dello Sviluppo non può accumulare vertenze sul tavolo senza dare nessuna risposta". "Reddito equo e lavoro sono le condizioni per ripartire. Il futuro si ricostruisce oggi. Il lavoro deve avere la sua centralità, è dignità, condizione positiva, progetto e libertà delle persone. Lavoro è democrazia - conclude -, se si rinuncia al lavoro la democrazia è a rischio. Lanciamo un messaggio: per il lavoro bisogna fare scelte precise e coraggiose, bisogna decidere ora, non tra qualche mese. Oggi è la prima manifestazione e continueremo: questo paese lo vogliamo salvare".

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