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Data: 25/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ruby, Berlusconi condannato a 7 anni. La replica: resisterò alla persecuzione. Arriva l’interdizione perpetua.

MILANO Non erano cene innocue nelle quali il Cavaliere raccontava barzellette. O almeno, secondo i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano non erano solo quello. Perché dopo, nella sala del bunga bunga, si trasformavano in «serate dall’inequivocabile valenza sessuale». Di cui Karima El Mahroug, a diciassette anni, «era parte integrante». E dunque una potenziale minaccia per l’ex premier quando il 27 maggio finì in questura. Il collegio presieduto da Giulia Turri conferma e aggrava l’impianto accusatorio del processo Ruby, condanna Silvio Berlusconi e aumenta di un anno le richieste dei pm: sette anni di prigione per i reati di concussione per costrizione e prostituzione minorile, altrettanti di interdizione legale e interdizione a vita dai pubblici uffici. Il leader del Pdl è incredulo: «Ero veramente convinto che mi assolvessero, perché nei fatti non c’era davvero nessuna possibilità di condannarmi. E invece è stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista nè sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese». Una «pagina di malagiustizia» e «un’offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese». Ma «io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione, sono innocente e non voglio abbandonare la mia battaglia per fare dell’Italia un Paese libero e giusto».
BOCCASSINI IN FERIE

Sette ore di camera di consiglio chiudono così ventisette mesi di processo. E proprio all’atto finale il procuratore aggiunto Ilda Boccassini è assente. «Macché giallo, solo vacanze programmate da tempo», informa il capo della procura Edmondo Bruti Liberati. Che ieri ha indossato la toga e si è seduto in aula al fianco del pm Antonio Sangermano. «Una presenza insolita e assurda in un processo anomalo e assurdo», attacca l’avvocato Niccolò Ghedini. «Da due anni e mezzo diciamo che qui questo procedimento non si poteva fare. E’ una sentenza completamente al di fuori della realtà, dalla logica, l’accusa di costrizione è allucinante. Il tribunale non ha tenuto conto della realtà processuale, faremo appello», annuncia. Lapidario il collega Piero Longo: «E’ una sentenza da assalto alla diligenza».
FALSE TESTIMONIANZE

Il verdetto potrebbe però sfociare in un nuovo maxi procedimento, dato che la procura dovrà valutare se alcuni testimoni abbiano dichiarato il falso. I verbali sospetti, secondo i giudici, sono 33 e tra questi figurano le deposizioni di Valentino Valentini, dell’attuale vice ministro degli esteri Bruno Archi, del caposcorta Giuseppe Estorelli, di una dozzina di starlette e olgettine, di Giorgio Puricelli, Carlo Rossella, dell’onorevole Maria Rosaria Rossi, dell’eurodeputata Licia Ronzulli, del cantante Mariano Apicella. E della funzionaria della questura Iafrate, in servizio quando Ruby venne fermata, teste su cui la difesa puntava molto. «Le procedure vennero rispettate correttamente», ha sostenuto davanti al collegio. «Affidò la minore alla consigliera Minetti contro le mie disposizioni», l’ha smentita la pm del tribunale dei minori Annamaria Fiorillo. Ilda Boccassini nella sua requisitoria ha definito «avvilenti» le dichiarazioni della commissaria, starà ai magistrati stabilire se in tribunale abbia detto la verità. Ma si fa più complicata anche la posizione di Berlusconi, che versando ogni mese 2.500 euro a una quarantina di ragazze delle notti di Arcore potrebbe incorrere in un’accusa di corruzione in atti giudiziari. «Non credo proprio che rischi un nuovo procedimento», è la previsione di Ghedini.
IL PDL INSORGE

La sentenza Ruby infiamma il clima davanti al palazzo di giustizia. Arriva l’onorevole del Pdl Daniela Santanché, la lettura del dispositivo la lascia disgustata: «Una vergogna, uno schifo, un disegno criminale contro il nostro leader Silvio Berlusconi». Spunta una bandiera dei grillini, due sostenitrici si avvolgono nel vessillo del Pdl. Niente rispetto alla grande adunata del 6 aprile 2011, quando all’apertura del processo Ruby si riempì la piazza.

Arriva l’interdizione perpetua. I punti oscuri dell’inchiesta
In appello potrebbe essere messa ancora in discussione la competenza territorialeNel decreto di citazione i dubbi del gip sulla effettiva consapevolezza dell’età

Non poteva essere altrimenti, visto che il codice prevede l’interdizione perpetua ogni volta che una condanna per un reato realizzato mediante l’abuso del proprio potere supera i cinque anni. Ed è facile prevedere che proprio sull’esistenza di questo abuso presunto, adesso, si concentreranno gli sforzi dei legali del Cavaliere per demolire almeno in parte la sentenza di ieri davanti ai giudici di appello. L’interdizione perpetua, qualora dovesse essere applicata dopo la conferma della Cassazione, priverebbe Berlusconi del diritto di elettorato attivo e passivo. Il Cavaliere dunque non potrebbe essere eletto e non potrebbe votare.
TELEFONATA
Il reato si sarebbe consumato in una manciata di secondi, nella tarda serata del 27 maggio 2010. Pietro Ostuni, all’epoca capo di Gabinetto della Questura di Milano, è già a letto nella sua casa di Sesto San Giovanni, in provincia di Monza. Riceve una telefonata sul cellulare; un uomo si qualifica come il caposcorta del premier e glielo passa. Le parole di Berlusconi sono agli atti del processo: «Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». Ostuni ha poi dichiarato di aver poi agito nella massima serenità, di aver creduto che la ragazza fosse davvero nipote di Mubarak e di aver segnalato ai colleghi in servizio in Questura a Milano di adottare le procedure del caso. I magistrati milanesi hanno invece ritenuto che fosse stato costretto a raccomandare RubYa. E non hanno riconosciuto la competenza della procura di Monza (visto che la pressione sarebbe stata esercitata su Ostuni mentre si trovava a Sesto San Giovanni), perché hanno sostenuto che l’effetto del reato, cioè il rilascio di Ruby, era avvenuto a Milano.
FALSE GENERALITA’
La seconda contestazione, quella di prostituzione minorile, si fonda sulla presunta consapevolezza della minore età di Ruby da parte di Berlusconi. Sulla quale, nel decreto che dispone il giudizio, la stessa gip Cristina di Censo sembrava nutrire qualche perplessità laddove faceva riferimento alla prova delle accuse che era stata raggiunta. Sottolineando però che questa certezza andava distinta dalla prova della responsabilità dell'imputato, sulla quale avrebbe dovuto decidere il Tribunale. Come a dire: il fatto che Berlusconi abbia avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby non significa che sapesse che era minorenne. E i dubbi erano supportati dal fatto che la ragazza aveva la l’abitudine (documentata) di dichiarare un’età superiore di almeno dodici mesi, come aveva fatto anche il primo maggio 2010 quando i Carabinieri di Genova le chiesero quanti anni avesse dopo averla soccorsa dopo uno scippo e lei si guadagnò un avviso di garanzia per il reato di dichiarazione di false generalità ad un pubblico ufficiale. Anche questa circostanza, potrebbe mettere in dubbio il cosiddetto «elemento psicologico doloso», richiesto prima di stabilire una qualsiasi condanna.
SILENZI A PAGAMENTO
Secondo il tribunale, invece, il Cavaliere avrebbe comprato la versione di comodo che Ruby aveva fornito ai pm. Per questo ha rifiutato la richiesta della ragazza di essere sentita (privando in questo modo il processo della testimonianza di una presunta parte lesa dal reato) e disponendo la confisca di tutti i beni che erano stati sequestrati a lei e al suo fidanzato, Luca Risso.

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