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Pescara, 18/12/2025
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25/06/2013
Il Messaggero
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«Aumento Iva, stop di tre mesi. Il resto nella legge di Stabilità». Nel mirino sigarette, alcolici e opere pubbliche |
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ROMA Il rinvio dell’aumento Iva arriverà mercoledì. «La decisione va presa e il consiglio dei ministri dovrà dare una risposta conclusiva su questo argomento visto che siamo ormai arrivati a un passo dalla scadenza del 1° luglio». Parla Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia. Alla vigilia della riunione di governo, allarga il tiro e delinea la possibile strategia da seguire per sciogliere i tanti nodi ancora aperti. Li elenca lui stesso: «Iva, Imu, cuneo fiscale. Non escludo la necessità di un rifinanziamento della cassa in deroga entro fine anno oltre al tema dell’occupazione che resta centrale per il governo Letta. Dobbiamo costruire un itinerario - afferma - per rispondere a tutte queste emergenze. È la legge di Stabilità il luogo deputato per farlo: portiamo lì tutti i nodi aperti e affrontiamoli con una visione d’insieme. Nel frattempo sarà stata chiusa la procedura europea per deficit eccessivo sulla quale l’ultima votazione arriverà dal consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Così avremo tempo per recuperare risorse attraverso i necessari risparmi di spesa». Per l’Imu non si deve decidere entro il 31 agosto? «Non per la copertura, c’è tempo fino a settembre». Si è aperta una settimana decisiva, i tempi sono stretti. «Entro mercoledì la decisione va presa ma la settimana è importante anche perché, subito dopo, si riuniscono i leader europei a Bruxelles. È bene avere presenti i due appuntamenti per avere un quadro complessivo della situazione. È evidente che tutti preferiamo che l’Iva non aumenti ma dobbiamo tener in debito conto anche le altre scadenze da affrontare entro dicembre». E i Comuni? Ieri hanno chiesto garanzie a Palazzo Chigi. «Credo infatti sia utile che il governo proponga un allentamento del patto di stabilità interno per consentire gli investimenti per la scuola e destinati ad intervenire sul dissesto idrogeologico del territorio». La lista delle cose da fare, dunque, si allunga. Le risorse? «È chiaro che sarebbe meglio evitare l’aumento Iva, cancellare l’Imu sulla prima casa e pagare meno tasse. Per l’Iva dobbiamo calcolare 300 milioni al mese, per l’Imu 4 miliardi in ragione d’anno, per la Tares serve un altro miliardo e per la cassa in deroga probabilmente un altro ancora. L’abolizione del cuneo fiscale va quantificato ma si tratta di impegni significativi. La somma ci fa arrivare come niente a 8, 10 o 12 miliardi». Troppi. Come si esce dal groviglio? «Se l’Iva si rinvia di tre mesi basta un miliardo, per la rata di giugno dell’Imu ne bastano due. Per questo insisto: bisogna chiarire l’agenda e vanno calibrate le risposte con una visione d’insieme sapendo che c’è uno snodo decisivo che sarà la legge di stabilità in autunno». Intanto si va verso un rinvio di tre mesi per l’Iva? «Per l’Iva si può pensare ad un rinvio che ci dia più tempo per una soluzione quadro». Con quali coperture? «Sul lato delle entrate si può ragionare, con molta prudenza, su qualche ritocco alle accise, nulla di più. Si può poi cercare qualche disponibilità di bilancio come è stato fatto per le risorse dell’accordo con la Libia dirottate sulla cassa integrazione o su quelle parti non ancora utilizzate di opere non cantierate da definanziare. L’altro capitolo su cui lavorare è quello delle uscite: ma in questo caso il ragionamento ci porta oltre i tre mesi di rinvio dell’Iva». Su quali direttrici? «Innanzitutto, la spending review. Ci vuole più coraggio di quello avuto finora. E stiamo lavorando alacremente per avere i costi standard su tutte le voci di bilancio degli enti locali da allargare poi alle amministrazioni centrali. L’altro tema è la revisione delle agevolazioni fiscali condivisa con le parti sociali e il Parlamento è proponibile. Infine, un contributo può arrivare dal piano Giavazzi sugli aiuti alle imprese. Così si possono recuperare risorse importanti per rispondere alle questioni di cui stiamo parlando». Il Pdl accetterà questo percordo o vi accuserà di rinvio? «In questo modo i problemi si possono affrontare e risolvere. Stiamo parlando di settembre, è uno spostamento relativo. Nessuna tecnica del rinvio, semmai l’esatto contrario: a sventolare una bandiera al giorno, tenendole tutte al vento, temo che qualcuna finisca per strapparsi».
Nel mirino sigarette, alcolici e opere pubbliche ROMA Il menu definitivo non è ancora pronto, e sarà oggetto fino all’ultimo di ritocchi e aggiustamenti: quel che è certo è che la copertura finanziaria necessaria per il rinvio di tre mesi dell’aumento Iva verrà da un mix di risparmi di spesa e di aumenti di entrata. Una copertura credibile, come ha chiesto ieri l’Unione europea con il portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn, anche se non definitiva. Se infatti in autunno il governo deciderà di eliminare per sempre il passaggio dell’aliquota ordinaria dal 21 al 22 per cento, dovrà trovare risorse più stabili ed anche più sostanziose, visto che almeno sulla carta il mancato gettito vale poco più di quattro miliardi l’anno. LE VOCI SICURE Al momento però si tratta soprattutto di guadagnare tempo, saltare la scadenza del primo luglio. Per questo Ragioneria generale dello Stato e Dipartimento delle Finanze stanno cercando poste sicure per compensare il miliardo necessario. Sul fronte delle entrate, le più sicure sono naturalmente le accise. Ci sono quelle sui carburanti, a cui però nel recente passato si è già fatto abbondantemente ricorso: da ultimo per 75 milioni nel cosiddetto “decreto del fare”. È più probabile dunque che si opti per un aggravio di alcolici e sigarette; e potrebbe rientrare nell’operazione anche la sigaretta elettronica. Se si invece si guarda alle spese, c’è il problema di garantire tagli efficaci su soli sei mesi dell’anno. Non c’è tempo per avviare operazioni strutturali di revisione della spesa, e dunque accanto alle classiche riduzioni lineari dei bilanci dei ministeri vengono prese in considerazione con molta attenzione una serie di opere infrastrutturali che dispongono di fondi già assegnati che però per vari motivi non possono essere spesi in tempi immediati. È il caso ad esempio dell’autostrada che doveva essere costruita in Africa, in base al trattato di amicizia italo-libico a suo tempo sottoscritto con il regime di Gheddafi. Il progetto insieme ad altri si era già visto ridurre la dotazione finanziaria con lo stesso decreto del fare. Si sposta così verso l’autunno la soluzione dei più complessi nodi finanziari, da quelli relativi al lavoro fino all’Imu e alla Tares. Proprio l’Imu è stato uno dei temi caldi dell’incontro tra il presidente del Consiglio e una delegazione dell’Arci, l’associazione dei Comuni italiani. Se infatti l’emergenza sull’Iva è ormai questione di giorni, restano poche settimane per definire il nuovo assetto della tassazione immobiliare, per evitare che al 16 settembre vada in pagamento la rata dell’imposta municipale sospesa a giugno. Teoricamente c’è tempo fino al 31 agosto, ma il governo aveva fatto sapere di voler provvedere prima della pausa estiva e ieri ha confermato questo impegno. All’uscita di Palazzo Chigi i sindaci si sono detti soddisfatti, anche se la riunione, alla quale ha partecipato il ministro Graziano Delrio, è servita soprattutto a fissare un calendario per i prossimi incontri tecnici di approfondimento. Per quanto riguarda nello specifico l’imposta municipale, il sindaco di Ascoli Guido Castelli ha spiegato che il governo intende riportare sotto il controllo dei Comuni tutto il tributo, compreso quello relativo agli immobili produttivi che oggi va allo Stato.
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