Iscriviti OnLine
 

Pescara, 18/12/2025
Visitatore n. 750.321



Data: 26/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Chiodi assolto per la discarica crollata. Formula piena per un reato, prescritto per altri cinque. Condannati a 16 mesi il suo ex vice Rabbuffo e il dirigente D’Antonio

TERAMO Assolto perché il fatto non costituisce reato. Il presidente della Regione Gianni Chiodi tira un sospiro di sollievo: la lunga campagna elettorale che lo attende non sarà accompagnata dall’ombra di una condanna per aver causato, quando era sindaco di Teramo, il crollo della discarica comunale La Torre. Il giudice Domenico Canosa ha invece condannato per crollo colposo il vice sindaco di Chiodi ed assessore all’ambiente all’epoca dei fatti, Berardo Rabbuffo, attuale consigliere regionale, e il dirigente comunale Nicola D’Antonio, incaricato di gestire la discarica che, il 16 febbraio 2006, implose perché inzeppata di rifiuti ben oltre la capienza. A Rabbuffo e D’Antonio, cui sono state riconosciute le attenuanti generiche, sono stati inflitti un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa per cinque anni. Inoltre dovranno risarcire – in solido tra loro – il danno causato alle parti civili (il comitato La Torre e quattro cittadini), da quantificare davanti al giudice civile, e pagare le spese di costituzione e difesa delle parti civili per un totale di 25mila euro. Il giudice Canosa, evidentemente, ha ritenuto responsabili del disastro solo i due soggetti – uno politico e uno tecnico – che si occupavano direttamente dell’impianto. Per il resto ha dispensato assoluzioni, a cominciare da quelle dei dirigenti regionali Massimo Di Giacinto e Franco Gerardini, pure accusati di crollo colposo: erano gli unici, oltre a Chiodi e i due condannati, per cui il pm aveva chiesto la condanna. Ha inoltre dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per sei imputati (Gerardini, l’ex presidente della Provincia Ernino D’Agostino, l’ex dirigente provinciale Ferdinando Di Sanza e il trio del Comune Chiodi-D’Antonio-Rabbuffo). I tempi lunghi del processo hanno salvato i sei, tra i quali Chiodi, dalla condanna per cinque capi d’accusa: gestione della discarica in assenza dei presupposti di legge; omessa captazione del biogas; getto pericoloso di cose; distruzione di bellezze naturali; inquinamento ambientale da percolato. Canosa, in coda al suo dispositivo, ha rimesso gli atti al pm «per le valutazioni di propria competenza» sulle posizioni di Maria Pia Gramenzi e Valerio Marini, entrambi dell’Arta (l’agenzia regionale per la tutela ambientale). In attesa delle motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni, si può presumere che Canosa – forse sulla base della superperizia da lui stesso disposta – abbia ravvisato un concorso dei due tecnici nel crollo colposo. Ma è solo un’ipotesi, tutta da verificare. Chiodi, che non era in tribunale, non ha voluto commentare la sentenza. «Ho una mia idea», ha detto, «ma la tengo per me». I suoi legali Mazzarelli e Di Dalmazio: «Chiodi non c’entrava nulla, lo sostenevamo dall’inizio». Rabbuffo – in aula con altri cinque imputati: Sperandio, Gerardini, Ruffini, Di Sanza e D’Antonio – è apparso amareggiato, ma ha mantenuto il consueto garbo mentre diceva: «Una sentenza non condivisibile, abbiamo ampi margini in appello. Io in più rispetto a Chiodi avevo la delega, ma la questione discarica l’abbiamo sempre affrontata in giunta. Mi fa piacere che sia stato assolto Chiodi, ma se non ha responsabilità lui non ce l’ho neanche io». Soddisfatto Tommaso Navarra, avvocato del comitato anti-discarica: «Sentenza importante perché afferma la responsabilità penale sia a carico della struttura politica sia della struttura amministrativa. Tutti i fatti a suo tempo denunciati dal comitato, dal crollo per colpa della discarica all'inquinamento per dispersione di biogas e percolato, sono risultati storicamente veri e imputabili all'amministrazione politica e tecnica dell'ente proprietario dell'impianto. Laddove la sentenza fosse intervenuta in tempi ragionevoli, peraltro, gli imputati sarebbero stati condannati per i reati oggi prescritti».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it