L’AQUILA Il prezzo da pagare è troppo alto. Contro la restituzione totale delle tasse, chiesta dal governo sulla base delle disposizioni dell'Unione europea, parte la mobilitazione. Le forme di protesta verranno decise in una prossima assemblea, da tutte le associazioni di categoria, pronte a fare fronte comune. Ma non è esclusa un'azione legale contro il governo, accompagnata da una richiesta di risarcimento danni. L'articolo 35 del decreto legge 588, la cosiddetta “legge comunitaria”, stabilisce « che le imprese alle quali, a seguito del sisma del 2009, era stata riconosciuta con legge dello Stato del 2011, la riduzione del 40 per cento del carico tributario e contributivo, dovranno versare per intero, seppure in 120 rate, il rimanente 60%». Decisione inaccettabile, per il mondo imprenditoriale locale, già messo a dura prova dalla crisi. «Convocheremo a stretto giro di posta una riunione con tutte le associazioni di categoria», dichiara Antonio Cappelli, direttore Confindustria della provincia dell'Aquila, «per decidere la linea da seguire. Il governo, nel ddl 588 ha ripreso alla lettera il vecchio emendamento proposto a dicembre scorso, che avevamo rigettato con forza. Tale disegno di legge non deve e non può essere approvato». Gli industriali auspicano la cancellazione totale dell'articolo che impone alle aziende del cratere la restituzione totale di tasse e contributi. L'alternativa è rappresentata da una modifica sostanziale del testo, che garantisca la stabilità economica delle imprese colpite dal sisma. Sul piano politico i rappresentanti abruzzesi in Parlamento stanno già lavorando a una serie di emendamenti che vanno in questa direzione. Emendamenti richiesti, a gran voce, proprio dalle associazioni di categoria, che ben conoscono gli effetti devastanti di una simile richiesta sul tessuto imprenditoriale locale. «Stiamo valutando», annuncia Cappelli, «un'azione legale congiunta, che coinvolga imprese ed associazioni, nei confronti del governo, con la richiesta di risarcimento danni». Un pasticcio, quello della restituzione di tasse e contributi, nato proprio, secondo Confindustria, «dagli errori del governo, che non ha presentato per tempo, all'Unione europea, la documentazione necessaria all'autorizzazione di abbattimento del 60% della tassazione. «Seppure con una dilazione decennale», prosegue Cappelli, «la restituzione degli oneri non pagati dopo il sisma avrebbe conseguenza catastrofiche sull'imprenditoria aquilana. È necessario chiarire quanto il nuovo decreto influirà sul “de minimis”, oltre ai margini di modifica dello stesso che, com'è concepito attualmente, rappresenta una pericolosa scure pronta ad abbattersi sulle nostre imprese». Anche i singoli imprenditori si stanno mobilitando, consapevoli della pericolosità di quanto il governo intende mettere in atto. Critici anche il presidente della Regione, e il sindaco Cialente: «Il governo non deve piegarsi alle richieste dell'Europa. L'articolo 35 arriva proprio quando stavamo cercando si aprire una trattativa con l'Ue. Dobbiamo guadagnare tempo per evitare la catastrofe economica».