PIETRACAMELA La Gran Sasso teramano è salva, almeno per ora. Ieri il consiglio della Camera di commercio ha ratificato la delibera con cui si stanziano 116mila euro, di cui 60mila per ripianare le perdite e il resto per l’aumento di capitale. Questa decisione che si somma a quella già adottata dalla Provincia, altro socio della Gran Sasso teramano, dovrebbe mettere al riparo la società che ha acquistato la seggiocabinovia dei Prati di Tivo, dal fallimento. A patto che presto arrivino gli oltre 11 milioni di fondi Fas per pagare l’impianto. La società paga infatti 60mila euro al mese di interessi passivi sul mutuo che ha dovuto accendere. Le cose non vanno altrettanto lisce per la riapertura dell’impianto. La gestione è stata affidata fino al 15 settembre a un consorzio di operatori turistici locali, ma l’inaugurazione della nuova stagione è slittata più volte. L’ultimo appuntamento era per domani, ma salterà ancora. Forse slitta tutto a venerdì 5 luglio. «Questi ritardi da un punto di vista turistico sono un problema», esordisce Agostino Cittadini, presidente del collegio guide alpine e accompagnatori di media montagna d’Abruzzo, «il turista difficilmente fa tre ore di cammino in più per andare e tornare dal Franchetti o dal Corno Grande. Anche in passato, quando non c’era l’impianto di risalita, abbiamo sperimentato che il danno è stato enorme, sia per gli operatori turistici che per noi. Fare una struttura del genere e poi non farla funzionare al massimo è allucinante».La conferma la dà un accompagnatore di media montagna locale e istruttore di nordic walking, Guido Zecchini: «i turisti chiedono la piena funzionalità dell’impianto, con cui arrivare in quota. Il problema non è solo per noi, ma anche per gli albergatori: oggi nel piazzale, a parte le nostre macchine, c’erano solo tre auto di turisti. Oltre alla crisi è una penalizzazione in più: l’anno scorso a giugno avevo già organizzato 12 escursioni, quest’anno una sola».Soffrono dunque alberghi, bar e ristoranti - c’è chi sabato scorso ha incassato solo 60 euro - persino il rifugio Franchetti. «A maggio e giugno arrivano molti stranieri», spiega il gestore, Luca Mazzoleni, «ma adesso sono davvero pochi: con internet lo sanno tutti che la cabinovia non funziona. Facciamo una figura pessima che sconteremo anche in futuro. Oggi doveva venire un gruppo parrocchiale di Fossacesia, ha desistito: chi non è più giovane fa fatica ad arrivare qui senza cabinovia. Domenica ci sarebbe dovuto essere il pienone: erano in 10». L’intoppo lo spiega Lello Candeloro, presidente degli albergatori dei Prati e membro del consorzio per la cabinovia. «Sono sorti tanti ostacoli burocratici. Ad esempio abbiamo chiamato un caposervizio della Val di Fassa: però per operare qui deve sostenere un esame, ma chi glielo deve fare all’Ustif è in ferie. C’è voluto l’intervento del Comune e siamo riusciti ad ottenere che un funzionario dell’Ustif di Pescara venga a fare l’esame lunedì. Così mercoledì faremo il collaudo e se va tutto bene venerdì apriamo. Questi ritardi ci hanno danneggiato: pensavamo ad esempio di fare una campagna pubblicitaria su Roma per la festività di San Pietro e Paolo, è salato tutto. E pur stando fermi con la cabinovia spendiamo mille euro al giorno».