Un terzo dei dipendenti licenziati (834 esuberi) più altri 500 dell'indotto, in gran parte padroncini che fanno consegne in conto terzi, che resteranno senza lavoro con la chiusura di ben 24 filiali su 103 lungo tutta la Penisola. La vertenza Tnt, aperta il 10 giugno, sembra senza spiragli e per questo motivo questa mattina i 2980 dipendenti saranno in sciopero per otto ore con presidi e manifestazioni in tutta Italia con il clou sotto il ministero dello Sviluppo a Roma.
E quasi certamente ritorneranno in piazza martedì 2 luglio se anche nell'incontro del primo luglio l'azienda non accetterà di fare retromarcia.
La multinazionale olandese tra i leader mondiali nei servizi di trasporto espresso e logistica in Italia ha sede a San Mauro Torinese con il suo amministratore delegato danese Tony Jakobsen non vuole sentire ragioni. La procedura di mobilità colletiva partita il 10 giugno va avanti senza nessun ripensamento.
L'Italia è la cavia della riorganizzazione europea che prevede un taglio di 4mila persone. Una riorganizzazione che l'azienda ritiene «necessaria» ed è in gran parte dovuta alla mancata fusione con i concorrenti di Ups, bloccata dall'Antitrust europea per posizione dominante. «Sono rimasti appesi e bloccati per un anno e mezzo e ora l'unica strada per ridurre i costi è tagliare spiega Giulia Guida, segretario della Filt Cgil -. Si parte da qui perché da noi la Tnt ha i margini di produttività più bassi, ma la causa è terziarizzazioni a ribasso fatte negli ultimi anni a costi bassissimi in cambio di una qualità scadente che ha fatto perdere moltissimi clienti rispetto alla concerrenza di Dhl e Ubs».
«Un pacchetto di 24 ore di sciopero a sostegno delle richieste sindacali, a partire dal 28 giugno con le prime otto ore per ogni turno di lavoro». È quanto hanno stabilito unitariamente le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.
«Ritirare i licenziamenti e portare la vertenza al Ministero dello Sviluppo Economivo». «E invece l'azienda non ha dato ancora neanche una risposta alla nostra ricerca di almeno aprire alla richiesta di cassa integrazione».
Il settore della logistica con contratto nazionale di riferimento della logistica e trasporto merci, non prevede la cassa integrazione ordinaria. Si deve chiedere quella in deroga che con i chiari di luna di questi mesi, i ritardi e le coperture difficili non sarà certamente facile da ottenere. I tempi sono poi L'Italia è lo snodo chiave di una riorganizzazione europea del gruppo che prevede 4000 esuberi stretti e la chiusura della procedura di mancato accordo entro 45 giorni dall'apertura, prevede entro 30 giorni l'arrivo della vertenza al ministero.
La procedura prevedere la chiusura tra il 2013 e il 2014 di 24 filiali su 103: Avellino, Belluno, Chiavari, Ferrara, Firenze centro, Massa Carrara, Omegna, Pavia, Pordenone, Potenza, Rieti, Roma Centro, Roma Eur, Rovigo, Savona, Serravalle Sesia, Sondrio, Teramo e Terni. Chiusura anche delle sedi di Aprilia, Asti, Cuneo, Pistoia e Prato.
Dalla chiusura delle attività operative delle sedi periferiche risultano 419 esuberi, mentre la razionalizzazione della Direzione generale che a sede a San Mauro Torinese ci sono 307 esuberi conseguenti (la maggior parte, 244, a San Mauro, il resto presso altre filiali) e dei Customer Service con la chiusura di 2 cali center su 5 che prevede 128 licenziamenti.
Trai territori più colpiti ci sono il Piemonte con 260 licenziamenti tra Direzione generale e filiali, il Lazio con circa 100 esuberi nelle filiali e la Campania con oltre 100 esuberi nei cali center.
«Si tratta di lavoratori sui 40 anni e difficilmente ricollocabili osserva Guida. Molti sindacalizzati e convinti di lavorare in un settore come strategico e che hanno visto la procedura come un fulmine a ciel sereno» Per i sindacati la cosa più grave è che «il caso Tnt potrebbe essere la prima tappa dello smantellamento in Italia di tutto il settore».