Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.966



Data: 30/06/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Addio alla Hack la signora di stelle e pianeti. Morta a 91 anni. «Non vorrei soffrire troppo» Il ricordo di Napolitano: «Ha onorato l’Italia». La sua ultima visita all’Aquila nel 2011 per “Volta la carta”

TRIESTE Amava la luce di Trieste. Diceva che la città ha una luminosità particolare, qualcosa che rimanda dritto all’enormità del cielo. Margherita Hack se n’è andata a 91 anni, senza troppa gente intorno, pochi sapevano che era ricoverata da sabato scorso nel reparto cardiologia, unità coronarica, dell’ospedale di Cattinara. In una delle ultime interviste radiofoniche, il 12 giugno, in occasione del suo compleanno, durante una chiacchierata affettuosa e dissacrante quando le avevano chiesto i progetti per il futuro aveva risposto, scherzando ma non troppo, di voler morire «senza soffrire». Ricorderemo quello schietto caratteraccio toscano che non le mandava a dire, e che la rendeva immediatamente simpatica nelle mille sfaccettature di una personalità semplice e complessa insieme: atea e antifascista, ironica e animalista, vegetariana e salutista. Con un senso laico per la vita basato sui “principi di coscienza”, etica in virtù della quale ciascuno di noi è tenuto a rispettare il prossimo, la sua individualità e la sua libertà. Le tappe salienti della sua esistenza le ha raccontare tante volte: gli studi - senza sostenere gli esami di maturità a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale - al liceo Classico “Galileo” di Firenze, la laurea in Fisica nel 1945 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, la passione per lo sport: la bicicletta, la pallacanestro, l’atletica che la vide campionessa di salto in alto e in lungo. E il matrimonio - settant’anni! - con Aldo De Rosa, conosciuto quand’era bambina. E poi, naturalmente, la carriera di astrofisica. Nel 1950 vinse il concorso per assistente di ruolo alla cattedra di astronomia. Dieci anni all'Osservatorio di Merate, vicino a Lecco, quindi incarichi a Berkeley in California, all'Institute for Advanced Study di Princeton, all'Istitut d'Astrophysique di Parigi, sei mesi in Olanda a Utrecht e Groningen, e all'università di Città del Messico. Nel 1964 eccola finalmente a Trieste, docente di astronomia all'istituto di Fisica teorica e dirigente dell'Osservatorio astronomico che, all'epoca, era tra gli ultimi in Italia per dipendenti e strumentazione. Direttore del dipartimento di Astronomia dell'università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997. E’ stata membro dell'Accademia nazionale dei Lincei e ha lavorato all’Esa e alla Nasa. Dal 1997, dopo cinquant'anni di lavoro, si dedica a quanto ama di più: la bicicletta, il nuoto, i libri, quelli suoi e quelli che le dedicano, più i 24mila volumi della sua biblioteca. E i suoi otto gatti, l’impegno politico e quello di divulgatrice per adulti e bambini. È lunga la lista di tutto ciò che è stata Margherita Hack. La scienziata della porta accanto, una donna che piaceva alla gente, cui piaceva stare fra la gente, e che portava in giro la sua fama come un cagnolino al guinzaglio. Una donna, e una scienziata, la cui unica certezza era che di certezze ne abbiamo poche e circoscritte, ma non per questo dobbiamo smettere di cercarle. Una donna, e una scienziata, che amava la vita con la genuina curiosità di chi non perde tempo a chiedersi come andrà a finire. A Trieste la ricordano quando sfrecciava in bicicletta per il centro, quando andava a passeggiare in Carso, quando presenziava alle manifestazioni dedicate agli animali, quando presentava i libri, quando spiegava ai bambini com’è immenso e misterioso l’Universo. Un’amica, più che altro, un po’ di tutti. Da donna, e da scienziata, è questa la migliore lezione che ci lascia. «Con i suoi studi e il suo impegno di docente ha costantemente servito e onorato l’Italia anche in campo internazionale», dice di lei Giorgio Napolitano. «Perdiamo una straordinaria italiana», gli fa eco Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. E il presidente del Senato, Pietro Grasso, si dice «rattristato per la notizia della scomparsa di Margherita Hack che ricordo per la passione civile e politica». Mentre per Nichi Vendola se ne va «Una militante di sinistra mai ipocrita ma sempre appassionata».

La sua ultima visita all’Aquila nel 2011 per “Volta la carta”

L’AQUILA Ha visitato l'ultima volta L'Aquila nel maggio del 2011, in occasione della prima edizione di “Volta la carta”, mostra dell'editoria indipendente, per presentare il libro di Marco Santarelli, ricercatore del Cnr. Nella stessa giornata Margherita Hack sarebbe dovuta essere anche ai laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso, per una conferenza di divulgazione scientifica. Ma gli impegni e le sue condizioni di salute, glielo hanno impedito. Ad invitare la "signora delle stelle", che si è spenta nella notte di sabato a Trieste per problemi cardiaci, a 91 anni compiuti il 12 giugno, era stata Lucia Votano, ex direttrice dei laboratori, in pensione da qualche mese. «Ci eravamo incontrati la mattina per una conferenza all'Università di Teramo» racconta la Votano. «Aveva già avuto modo di conoscerla in altre occasioni, anche se non eravamo proprio nello stesso campo. Lei per me è sempre stata un'icona. Una donna di grande valore scientifico, come del resto per tutta la mia generazione, ma soprattutto un esempio: lei la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, io la prima donna direttrice dei laboratori nazionali del Gran Sasso». La Votano ricorda la grande scienziata come «una donna franca, spiritosa, alla mano. Esprimeva sempre le sue idee senza problemi. Non solo una scienziata, ma una persona di grande impegno civile. Proprio in occasione del nostro ultimo incontro a Teramo mi aveva detto di provare un grande dispiacere per L'Aquila terremotata e di avere grande attenzione per questa città». Quello stesso giorno, nel capoluogo abruzzese, la Hack aveva detto agli aquilani: «Ribellatevi». La scienziata era legata alla città colpita dal sisma fin da giovane. Nel pieno della seconda guerra mondiale raggiunse il capoluogo abruzzese per riabbracciare il futuro marito, Aldo De Rosa, trasferitosi all'Aquila per seguire il padre commissario di Polizia, come raccontato nel libro "La mia vita in bicicletta". «Ci siamo ritrovati all'università» ha raccontato la Hack in un'intervista a Repubblica «e a dire il vero ci eravamo piuttosto antipatici. Si litigava sempre, non mi ricordo poi com'è finita che ci siamo innamorati e addirittura sposati». Le nozze nel febbraio del 1944. Lei scienziata, lui letterato. Lo stesso marito che l'ha assistita fino alla fine. La Hack ha dato un forte contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. Era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it