ROMA È scontro sulle sigarette elettroniche dopo la pubblicazione del decreto legge per il rinvio dell’Iva. Oltre a una maxi-tassa del 58,5%, i produttori delle e-cig contestano il nocciolo del provvedimento con cui le “svaporelle” vengono equiparate alle bionde tradizionali ed è stabilito che potranno essere vendute «anche» dai tabaccai. Una mannaia, nell’ottica di chi gestisce gli oltre 2 mila punti vendita di e-sigarette sul territorio nazionale e i loro 5mila dipendenti. Il testo in realtà è ambiguo: in particolare, nel dl 76 si legge che la commercializzazione delle e-cig e i loro ricambi sarà «assoggettata alla preventiva autorizzazione da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli nei confronti di soggetti che siano in possesso dei medesimi requisiti stabiliti, per la gestione dei depositi fiscali di tabacchi lavorati, dall’articolo 3 del decreto ministeriale 22 febbraio 1999 n. 67». Questo passaggio, secondo le aziende di settore come la Ovale, equivale a dire che la vendita delle e-cig sarà «sottoposta ai Monopoli di Stato e quindi consentita ai soli tabaccai, favorendo così le lobby del tabacco che stanno iniziando adesso a investire nel settore». Oltretutto, sempre nella lettura dell’impresa di Desenzano del Garda (che parla di 10 mila posti a rischio), il provvedimento alimenterebbe un conflitto d’interessi perché «non è possibile che le sigarette elettroniche», nate come alternativa salutista al tabagismo, «vengano vendute nello stesso canale da chi ha interesse a che i fumatori continuino a fumare».
C’è poi l’aspetto, non meno controverso, dell’imposta di consumo del 58,5% che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2014 e sarà applicata ai «prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo». Il che tradotto può voler dire anche un cavetto Usb o le tradizionali batterie. «Così il governo vuole distruggere un settore fatto di 3 mila imprese che negli ultimi due anni hanno assunto giovani e pagano abbondanti tasse e dazi doganali» ha commentato Massimiliano Mancini, presidente dell’Associazione Nazionale Fumo Elettronico). Mentre spera ancora in una modifica del decreto, l’associazione ha annunciato un sit-in per il 9 luglio a Roma. Brinda invece la Federazione italiana tabaccai: «Finalmente regole certe» è stato l’apprezzamento del presidente Giovanni Risso.