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Pescara, 16/05/2025
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30/06/2013
Il Messaggero
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Allarme sondaggi, Berlusconi: «falchi» liberi di attaccare. Pdl addio, il simbolo del ’94. In pista alle regionali di ottobre. Forza Italia 2.0 terremota gli azzurri, gli ex An si dividono |
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ROMA «Accadde la stessa cosa con il governo Monti. Anche allora, qualche mese prima dello strappo, Berlusconi rilanciò Forza Italia». La riflessione del volutamente anonimo senatore del Pdl, getta un’ombra sinistra sulla durata del governo Letta. Il canovaccio potrebbe infatti ripetersi, malgrado ieri l’altro il Cavaliere abbia formalmente concesso tutto alla pattuglia dei ministri ricevuti a palazzo Grazioli (compresa l’intervista al Tg1), i nodi restano ancora tutti sul tavolo. Compreso quello del percorso giudiziario che attende il Cavaliere in autunno. VIVA VOCE Da questi problemi Alfano sa che non si scappa e che l’accanimento di Brunetta sul governo degli «incapaci» dipende da come si risolveranno i processi Mediaset e Ruby. Un segnale importante i ministri lo hanno avuto durante il pranzo, quando Berlusconi ha chiamato al telefono il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta il quale, accortosi forse di essere stato messo in viva voce, invece di scusarsi per gli attacchi ha rincarato la dose: «Io non mi faccio prendere in giro. Se il governo non trova coperture vere su Imu e Iva o se ne vanno loro o lo faccio io! Poi vediamo chi dei nostri vota la legge di stabilità». Il clic successivo con il quale il capogruppo ha chiuso la conversazione ha colpito i presenti, anche perché poi lo stesso Brunetta ha richiamato per chiarirsi con il Cavaliere. Resta il fatto che l’annuncio della rinascita di Forza Italia assume la funzione di un paletto piantato nel corpaccione della pattuglia ministeriale del Pdl e che va toccato con prudenza per non scatenare l’emorragia nella maggioranza. Berlusconi lo ha piazzato in diretta tv spiegando di essere l’unico che può rimuoverlo o decidere di spingerlo ancor più in profondità. Nel frattempo è l’emorragia di voti che preoccupa il Cavaliere visto che, sondaggi alla mano, il Pdl ha perso quattro punti e che il centrodestra è ora, seppur di poco, sotto il centrosinistra. Il timore che una volta scattata l’ineleggibilità, sia il Pd a cogliere la palla al balzo e sfilarsi dalla «costosa» alleanza con un partito guidato da un condannato senza diritti politici, agita le conversazioni ad Arcore. Di una strategia alternativa però non c’è ancora l’ombra o, se c’è, il Cavaliere la tiene gelosamente coperta dietro le rassicurazioni date nei giorni scorsi prima a Enrico Letta, poi a Giorgio Napolitano e, infine, ai suoi ministri. AUTONOMI Il nervosismo è però forte e non bastano le rassicurazioni dei suoi ministri i quali - a detta dei falchi - avrebbero trovato dietro il paravento del governo, un luogo dietro il quale proteggersi in attesa che vada in archivio la leadership del Cavaliere. Per ora Berlusconi ha dovuto subire che gli autonomi (elettorato solitamente vicino al Pdl) siano costretti ad anticipare i versamenti e la spending review - promessa dal ministro Fabrizio Saccomanni - potrebbe presto abbattersi altre mannaie in grado di erodere altri punti percentuali. Tutto ciò spiega perché ieri l’altro Berlusconi non se la sia presa troppo con Brunetta al telefono e perché lascia che qualcuno ricordi ad Alfano e Lupi che Forza Italia non ha mai avuto un segretario, ma un coordinatore il cui ruolo è incompatibile con incarichi di governo e parlamentari. Guerre di nervi, speculari a quelle in atto nel Pd, ma alla fine saranno i sondaggi ad assegnare all’uno e all’altro il compito di staccare la spina al governo «anche perché - spiega lo stesso senatore - la forza del governo si basa sulla debolezza dei due schieramenti, ma se uno si rafforza troppo per Letta sono guai».
Pdl addio, il simbolo del ’94. In pista alle regionali di ottobre
ROMA Forza Italia esordisce subito. Prima delle europee del 2014 e prima anche, semmai ci fossero, delle elezioni anticipate di fine 2013. La vecchia-nuova creatura berlusconiana avrà il suo primo test alle regionali del 27 ottobre in Basilicata e in Trentino Alto Adige. In quelle occasioni il Pdl già non ci sarà più sulla scheda, sostituito dalla bandiera bianco-rossa-verde, ossia dal logo originale con cui nel ’94 cominciò l’avventura del movimento del Cavaliere. Si riparte da quel marchio e da quella idea di partito. E Alfano? Il format Forza Italia prevede anche lui? «Ma certo», dice Michaela Biancofiore: «Però nello statuto di Forza Italia, che non verrà cambiato, la figura del segretario non c’è. Soltanto il presidente, naturalmente Berlusconi, e il coordinatore organizzativo». Che a suo tempo fu Scajola, difficilmente potrà essere Angelino e probabilmente sarà Daniela Santanchè. La prima sede della nuova Forza Italia è stata aperta ieri a Bolzano, per iniziativa di Biancofiore. La quale racconta: «Oltre a riprendere le vecchie bandiere e le vecchie spillette, mi sono rimessa al polso il braccialetto azzurro con su scritto Berlusconi Presidente». IL LOGO Intanto, a Roma, si lavora al logo per le regionali e per tutto il resto. E i dubbi sono stati subito superati. Si era pensato, per un attimo, ad aggiungere 2.0 alla dicitura Forza Italia, ma niente: il simbolo originario, senza variazione alcuna, è stato giudicato a Palazzo Grazioli il più forte ed evocativo. Spiega Antonio Palmieri, responsabile comunicazione elettorale e Internet del (fu) Pdl: «Quello di Forza Italia è un simbolo che parla da solo e dice tante cose. La prima: contiene un’incitazione, Forza Italia appunto, che mai come adesso suona attualissima. La seconda: quel simbolo dice che lì c’è Berlusconi e lo dice senza bisogno di scriverlo. La terza: può evocare un nuovo inizio, una ”chiamata alle armi”, per chi ci ha votato in passato e alle ultime elezioni ha scelto Grillo». «Un ritorno indietro la rinascita di Forza Italia? Macchè», assicura Berlusconi a chi lo chiama in queste ore: «Per ritrovare la retta via, a volte occorre fare un passo indietro». Proprio quanto pensano, e nel caso di Palmieri scrivono su Twitter, quelli che stanno materialmente lavorando al grande ritorno. E gli ex An che fine faranno nella nuova creatura e che cosa s’inventeranno se esclusi da Forza Italia? «Io - dice Marcello De Angelis, che da quella storia proviene ed è direttore del Secolo - la penso come Leo Longanesi: non mi fanno paura le guerre, mi fanno paura i reduci. Quindi, se bisogna andare oltre il Pdl, non si torni indietro a Forza Italia e ad An. Tutti auspicano, anche da sinistra, il ritorno nel quadro politico di una destra credibile, ma dev’essere credibile a partire dai suoi interpreti». LISTA DI NOZZE I nodi politici sembrano perfino più complicati di quelli finanziari e organizzativi. In questo campo, sarà adottato quello che il Cavaliere chiama «modello lista di nozze». Ovvero: senza più il finanziamento pubblico, i dirigenti e i militanti di Forza Italia chiederanno soldi, ai grandi e ai piccoli investitori, agli imprenditori e a tutti gli altri, non a fondo perduto e genericamente «per il partito» ma per iniziative specifiche. Come si fa quando si sceglie un regalo per uno sposo e una sposa. E in questo caso, come sempre, è Berlusconi a incarnare sia lui sia lei.
Forza Italia 2.0 terremota gli azzurri, gli ex An si dividono Alfano: stiamo uniti Alemanno a Lecce con Storace e Urso: c’è spazio per un soggetto di destra. Il vicepremier: Popolo delle libertà cornice dell’alleanza
ROMA Il dado è stato tratto: Forza Italia 2.0 è già al punto di cottura e sta per essere servita ai commensali azzurri in fervida attesa. Chef e capotavola è naturalmente, ancora una volta, Silvio Berlusconi, il quale «teme» di doverne restare di nuovo alla guida. Un Cavaliere che, come ironizza Ignazio La Russa augurando «buona fortuna» alla sua nuova iniziativa, «è stato onesto e chiaro nel dire che decide tutto da solo, come nel ’94». Ma al di là della diffidenza degli ex An, oggi in Fratelli d’Italia con La Russa, a cui parrebbe lasciata la scelta di aderire a una coalizione che si richiami al Pdl o a quello che di esso resterà, per gli azzurri e il loro segretario Alfano il traghettamento verso la nuova FI non si presenta privo di rischi. Il pericolo è quello di arrivare alla nuova sponda nelle condizioni di naufraghi, per il cedimento strutturale dello scafo che attualmente batte il tricolore del Pdl. Questa la preoccupazione di Angelino Alfano che ieri, da Lampedusa, ha esortato caldamente a «tenere unito il Pdl in vista del traghettamento verso Forza Italia». Quanto al vecchio partito, il segretario ha puntualizzato che non scomparirà, ma «sarà la cornice della coalizione, come fu la Casa delle Libertà nel 2001». Al cui centro ci sarà «un grande partito come FI che potrà offrire l’opportunità di ricreare una grande alleanza dei moderati italiani che torni a vincere alle prossime elezioni». FALCHI ALL’ATTACCO La nuova FI sembra comunque stare più a cuore ai cosiddetti falchi, guidati da Daniela Santanchè, che all’ala governativa degli azzurri, a cui naturalmente appartiene lo stesso Alfano. Falchi che ormai non fanno passare giorno senza procurare fibrillazioni alla coalizione di maggioranza. E in questo quadro un passaggio chiave per gli equilibri interni al partito dovrebbe essere il voto di martedì per la vicepresidenza della Camera lasciata vacante da Maurizio Lupi, che vede in pole position proprio la Santanchè, ma sulla cui candidatura c’è già stata una mezza sollevazione. Quanto all’ufficialità, il ritorno a FI viene salutato senza risparmio di aggettivi da un vastissimo coro di maggiorenti, nel quale le parole più ricorrenti sono la «straordinaria» o altresì «storica intuizione» del Cavaliere. Coro a cui si uniscono gli ex An Gasparri e Matteoli. Il primo dice di «rispettare le scelte di tutti» ma di voler continuare a fianco di Berlusconi il cammino verso un’Italia bipolare. Il secondo afferma di non avere «alcun imbarazzo a continuare a cantare, come facciamo da 19 anni, meno male che Silvio c’è». Gli stessi inni non paiono però essere sulla bocca di un drappello di esponenti, in massima parte ex An, che, pur non puntando le artiglierie contro la nuova corazzata del Cavaliere, si apprestano a fare una rotta diversa. Tra questi spicca Gianni Alemanno, che non ha avuto esitazioni a visitare a Lecce il cantiere della Nuova Destra di Francesco Storace per riconoscere che, «nell’attuale transizione tra la seconda e la terza Repubblica, c’è spazio per un nuovo soggetto politico». L’ex sindaco di Roma, che nell’occasione si è trovato accanto numerosi esponenti del vecchio partito della Fiamma, da Urso a Ronchi a Salvatore Tatarella ad Adriana Poli Bortone, non ha parlato di fratture, ma ha detto di «dover prendere atto della proposta di Berlusconi di riorganizzare il centrodestra sulla base di più soggetti politici».
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