PESCARA Fare subito un congresso, per compiere un confronto sui contenuti, prima di convergere sulla candidatura di Luciano D'Alfonso alla Regione. È la sfida di Camillo D'Alessandro, capogruppo del Pd all'Emiciclo, che guarda con interesse alla poltrona di segretario regionale e chiede l'apertura di una fase di riflessione all'interno del partito. «Mi auguro che ci sia tempo per il congresso prima delle elezioni - rimarca D'Alessandro - perché il partito deve occuparsi del consenso e i candidati delle preferenze, e non è un bene che le due cose coincidano». Con l'attuale segretario regionale, Silvio Paolucci, già immerso nella campagna elettorale, D'Alessandro invoca un'accelerazione del cambio della guardia. «Non tutte le partite devono essere necessariamente giocate in prima persona - premette il capogruppo del Pd alla Regione - tuttavia sono impegnato a scrivere una proposta politica che viene prima dei cognomi». È già pronto anche il titolo di quella che un tempo sarebbe stata definita una mozione congressuale: «Ora i democratici». Sulla base di queste parole d'ordine, D'Alessandro lancerà l'assalto alla segreteria regionale. «Vedo molti democratici nella base e tra gli amministratori - nota sibillino - Molti meno man mano che si sale verso i vertici del partito». Il leader del Pd alla Regione delinea meglio i suoi bersagli: «Ho visto troppi rigurgiti identitari alle primarie per la scelta dei parlamentari, nel corso della sfida tra Bersani e Renzi e in occasione dell'elezione del presidente della Repubblica. Parafrasando D'Azeglio, il Pd è fatto ma ora bisogna fare i democratici». La critica allo stato maggiore del partito si fa ancora più aspra. «Ho l'impressione che siamo in mano ad una comunità ristretta, che coincide col partito ma non con la comunità allargata - continua D'Alessandro - Si corre il rischio di ripetere quanto già vissuto di recente, con la vittoria alle primarie e la mancata vittoria alle elezioni». Per questo, pur definendosi «primo sostenitore di D'Alfonso», pone la candidatura dell'ex sindaco di Pescara in secondo piano rispetto alla necessità di sciogliere una serie di nodi. «Prima del nome di Luciano, conta confrontarsi sui contenuti - rimarca il capogruppo democratico - Bisogna innanzitutto esprimere una valutazione sugli ultimi 5 anni che abbiamo speso all'opposizione, perché non possono essere liquidati come uno spot pubblicitario tra il film di Del Turco e quello di D'Alfonso». Il giudizio, per essere positivo, dovrebbe tradursi nell'accettazione di una parte degli impegni assunti dal gruppo del Pd nel corso della legislatura che sta per concludersi. «Penso alla Asl unica, al riequilibrio sanitario tra nord e sud dell'Abruzzo o all'azienda unica dei trasporti - spiega D'Alessandro - Ad ogni modo, l'unica strada per verificare quale Abruzzo vogliono gli abruzzesi, ancor più in presenza di letture diverse, sono le primarie». Il numero uno del Pd all'Emiciclo è pronto a tornare sui banchi del consiglio anche per i prossimi 5 anni. «Mio padre mi ha insegnato che non ci si candida, ma si viene candidati, non da sinedri più o meno illuminati, ma dalla gente che te lo chiede - dice - A me gridano di farlo, per quanto mi riguarda sono già candidato, ma chiaramente la decisione spetta alla comunità politica del partito».