PESCARA I tassisti di Chieti vogliono lavorare anche nell’aeroporto d’Abruzzo. I tassisti di Pescara sostengono che non possono, perché non c’è un accordo che lo consente, e perché vanno rispettati i confini. L’aeroporto è conteso da due città. Per l’80 per cento appartiene al territorio pescarese, per la restante parte al comune di San Giovanni Teatino. Così, ieri pomeriggio, arrivi e partenze erano una schiera di autovetture bianche. Da un lato i pescaresi, dall’altro i teatini. Nessuno scontro, nessuna occhiata fulminante. Un sit in pacifico organizzato da Renzo Buccione ed i suoi colleghi di Chieti, per «sensibilizzare le autorità competenti affinché si ponga fine ad una situazione che ha del paradossale. Non possiamo sostare all’interno dell’aeroporto, pur avendoci la saga assegnato gli stalli. È vergognoso come a noi tassisti di Chieti, città capoluogo di provincia, questo venga impedito». Sono poco più di una decina i tassisti teatini. Ad oggi entrano in aeroporto solo a chiamata. I pescaresi, al contrario, denunciano che non ci sono controlli, e che spesso si sono verificati scontri tra colleghi per chi dovesse portare quello o quell’altro passeggero. Su una cosa tutti concordano. Sul fatto che la Regione debba assumersi la responsabilità di decidere in che modo recepire la legge nazionale 422 del ’97 secondo cui «l’area aeroportuale può essere utilizzata dai taxi di qualsiasi città capoluogo con quote stabilite in base ai rispettivi bacini di utenza». Ebbene, i conducenti di Chieti chiedono che il presidente Chiodi emetta il decreto e consentendo loro di entrare in aeroporto una volta per tutte, attraverso un accordo tra le parti. Ma i pescaresi non ci stanno: loro sono rappresnetati da Roberto Negro di Uritaxi, e dal presidente regionale Antonio Abagnale. «Non vi è nessuna convenzione tra i nostri colleghi di Chieti ed i comuni nei quali vogliono operare. La loro presenza toglie lavoro a noi e va a svantaggio dell’utente». Ieri al sit in erano presenti anche i consiglieri comunali Emiliano Vitale e Marco Di Paolo, in difesa dei loro concittadini. «I nostri tassisti devono poter lavorare, nel rispetto delle regole, come tutti gli altri. Per questo facciamo appello alla Regione affinché si faccia carico di questo problema».