ROMA La formula di cortesia è «impegni istituzionali già in agenda» ma molti la traducono con la formula più prosaica di schiaffo. La presidente della Camera, Laura Boldrini, declina l’invito dell’ad di Fiat, Sergio Marchionne, a visitare, il prossimo 9 luglio, lo stabilimento Fiat-Sevel in Val di Sangro. In una lettera resa nota ieri, inoltre, la presidente della Camera dice no alla «gara al ribasso sui diritti». Le parole della Boldrini, eletta in Parlamento, alla Camera, nella file di Sel, partito fondato da Nichi Vendola, sono di chiara impronta anti-liberista. «La deindustrializzazione produce disagio sociale», scrive la terza carica dello Stato, «lei concorderà che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove. Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell'innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi. Una via che non è affatto in contraddizione con il dialogo sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa».
Ufficialmente la Fiat non replica. Da ambienti vicini al Lingotto, però, si fa notare che la lettera di Marchionne a Boldrini era stata inviata dopo che la presidente della Camera aveva avuto una rappresentazione parziale di quella che è la realtà industriale e quindi della Fiat.
FIOM A MONTECITORIO
E infatti l’invito alla Boldrini a visitare uno stabilmento della Fiat Newco era stato formalizzato venerdì scorso, il 28 giugno, dopo che la terza carica dello Stato aveva ricevuto una rappresentanza dei lavoratori iscritti al sindacato metalmeccanico della Fiom-Cgil che, proprio quel giorno, avevano indetto uno sciopero della Fiom in tutto il gruppo Fiat e, in mattinata, avevano manifestato per le vie di Roma. Uno sciopero e una manifestazione, peraltro, di cui la Fiat – che non riconosce la rappresentanza della Fiom nei suoi stabilimenti e per i suoi contratti aziendali - aveva sottolineato la scarsissima adesione. Capitanati dal segretario generale, Maurizio Landini, i lavoratori e sindacalisti della Fiom erano però stati ricevuti in forma ufficiale, al terzo piano di Montecitorio. A quel punto Marchionne, prendendo spunto dall’occasione della visita programmata della dirigenza della casa di Torino, il 9 luglio, allo stabilimento Fiat della Sevel in Val di Sangro, spedisce una lettera ufficiale alla Boldrini per invitarla a visitare uno stabilimento fiore all’occhiello della «reindustrializzazione del gruppo». Inoltre Marchionne, pur dicendo di apprezzare il suo interessamento ai problemi del lavoro in fabbrica, spiegava alla Boldrini che la Fiom «ha una rappresentanza molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale».
Proprio tra l’invito di Marchionne e la risposta della Boldrini, è arrivata la sentenza della Corte costituzionale che, l’altro ieri, ha dichiarato illegittimo l’art. 19 dello Statuto dei lavoratori nella parte che consente la rappresentanza sindacale aziendale ai soli sindacati firmatari del contratto applicato nell’unità produttiva, decisione adottata dopo il ricorso di Fiom contro Fiat per l’esclusione dalla Rsa. Ieri l’ad Fiat è stato descritto talmente infuriato da disertare la presentazione ufficiale della nuova 500L.