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Data: 05/07/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Boldrini dice no all’invito di Marchionne La presidente della Camera: «La ripresa non passa sulla gara al ribasso del costo del lavoro»

ATESSA Non sarà in Val di Sangro la presidente della Camera, Laura Boldrini, che il 9 luglio era stata invitata dall’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne. In programma c’era la presentazione dei programmi futuri della Sevel, joint venture tra Fiat e Psa (Peugeot e Citroen) presente in Val di Sangro dal 1981 e che impiega circa 6.200 lavoratori. In una nota inviata al numero uno del Lingotto la presidente Boldrini spiega che impegni istituzionali già in agenda non le consentono di accogliere l'invito alla cerimonia, ma in realtà la lettera ha tutto il sapore di una critica agli orientamenti emergenti in fatto di lavoro, che restringono sempre più le tutele alle maestranze. «Lei concorderà - scrive la presidente a Marchionne - che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove. Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell'innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi. Una via che non è affatto in contraddizione con il dialogo sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa». La presidente ritiene « un dovere per chi rappresenta le istituzioni, dedicare il massimo impegno al tema del lavoro in tutte le sue declinazioni: la disoccupazione giovanile, la precarietà, la perdita del posto per persone non più giovani e con famiglia. Così come il lavoro da reinventare e ripensare sotto nuove forme e in chiave di innovazione e di produttività. Cerco, per questa ragione, di sollecitare, per quanto è nelle mie facoltà, l'esame di proposte di legge di iniziativa governativa o parlamentare che si propongono di stimolare e incoraggiare nuova occupazione. E cerco quanto più possibile di incontrare sia le delegazioni di lavoratori che vengono a Roma per far sentire la loro voce al Governo e al Parlamento, sia i piccoli e medi imprenditori che tentano una via di uscita dalla crisi. Questi incontri, e i tanti che svolgo nelle città italiane, insieme alle decine di migliaia di lettere e messaggi che ho ricevuto finora, mi danno il senso dello stato di salute della nostra economia e dei suoi numerosi punti di criticità. In particolare emerge la portata del processo di deindustrializzazione che colpisce aree sempre più vaste del nostro Paese. Per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all'estero, - conclude - centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole nella competizione internazionale».

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