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Pescara, 16/05/2025
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Data: 05/07/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Imu. Spunta l’ipotesi di combinare metri quadri-nucleo familiare. Il governo impegnato su diversi scenari per ridisegnare l’imposta

ROMA Ipotesi di lavoro, molte. E tutte al vaglio dei tecnici del ministero dell’Economia alla caccia disperata di coperture adeguate a bilanciare la riduzione di gettito legata alla rimodulazione dell’Imu. Ora che l’appuntamento con la cabina di regia si sposta al 18 luglio, il lavoro in Via XX Settembre si va ad accelerare. Tra le diverse piste che si stanno percorrendo, spunta quella di coniugare metri quadri e numero di componenti del nucleo familiare per creare una fascia di esenzione che premi le famiglie numerose. Sembra tramontata infatti l’ipotesi di utilizzare il nuovo Isee che resta comunque un indice legato al reddito e rende più incerte le proiezioni sulle coperture. Ma è ancora presto per cominciare a tirare delle conclusioni. Si possono solo simulare degli scenari, quelli che serviranno poi a prendere le decisioni politiche.
IL GETTITO

In ballo ci sono 4 miliardi di entrate di Imu sulla prima casa che i Comuni chiedono siano comunque assicurati. Il conto salirebbe ancora esentando almeno una parte dei capannoni industriali e dei terreni agricoli, come chiede il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato. Comunque, cancellare 4 miliardi nel 2013 appare molto difficile, se non impossibile. Si ragiona dunque sulle ipotesi intermedie, sapendo che per ridimensionare il costo della revisione dell’Imu a 2 miliardi, bisognerebbe restringere di molto la platea degli esentati, un prezzo difficile da digerire per il Pdl. «Il 70% circa dell’imposta - ricorda però Marco Causi, capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera - viene pagata dal primo 30% di maggior valore catastale. L’Imu è molto concentrata e anche se i valori catastali sono poco efficienti, comunque una certa progressività dell’imposta è garantita». Tradotto in miliardi, significa che esentando il 70% dei contribuenti più bassi si perde solo 1 miliardo (circa) di gettito su 4.
Ma quanto è affidabile il parametro catastale? Il criterio che il governo vorrebbe percorrere, spinto anche dalle considerazioni del Fondo monetario che invita ad una riforma del catasto proprio per garantire più equità, è dunque di eliminare l’imposta ma non per le case di lusso. Come individuarle? La categoria A1 (immobili signorili) da sola non basta: uno studio di Confedilizia ha contato appena 23.974 abitazioni di questo tipo in tutta Italia. Anche le categorie A8 (abitazioni in ville) e A9 (castelli e palazzi di pregio), già escluse (insieme all’A1) dal rinvio dell’Imu, non portano abbastanza gettito.
L’OSSERVATORIO

In attesa che venga completata la riforma del catasto, inserita nella delega fiscale ancora da approvare in Parlamento, il ministro degli Affari Regionali Graziano Delrio ha proposto di identificare, nel breve, altri indicatori idonei a rendere più equo il tributo, come per esempio i metri quadri o il numero dei vani. Ma soprattutto, ha aggiunto in una recente intervista al Messaggero, si possono utilizzare i dati dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, molto più vicini ai valori reali di mercato. Tra le ipotesi al vaglio del Mef c’è quella di un’esenzione di «x» metri quadri (per esempio 40) a persona. In questo modo più sono le persone che abitano la «prima casa», più si riduce la platea di chi paga. O ancora un’esenzione commisurata alle dimensioni dell’appartamento.
I Comuni, a loro volta, hanno inviato una proposta al governo per tornare alla versione iniziale dell’Imu federale, quando doveva contemplare anche i servizi «indivisibili» (illuminazione, asfaltatura strade) ma estendendola anche agli affittuari (e non solo ai proprietari) in quanto beneficiari di quegli stessi servizi. In questo caso si recupererebbe gettito, risolvendo anche il nodo della Tares e della maggiorazione dello 0,30 prevista proprio su quei servizi indivisibili.

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