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Pescara, 16/05/2025
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06/07/2013
Il Messaggero
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La Boldrini divide politica e sindacato. Cisl, Uil, Pdl e montiani criticano il no alla visita in Sevel. Favorevoli Cgil, M5S, Sel |
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LANCIANO Il giorno dopo il gran rifiuto della presidente della Camera, Laura Boldrini, all'invito di Sergio Marchionne a intervenire alla Sevel, il 9 luglio, per l'annuncio di nuovi investimenti, la tensione è sempre alta, nel mondo sindacale come in quello politico. E fanno discutere pure le considerazioni della Boldrini sulla situazione industriale e occupazionale, soprattutto quando sottolinea come si stia portando avanti «una gara al ribasso sui diritti». Voci discordanti tra i sindacalisti che da anni si occupano della Sevel. «Non entro nel merito degli impegni in agenda della presidente -dice Domenico Bologna, segretario regionale della Fim Cisl-, ma penso che la sua assenza offenda i lavoratori dello stabilimento di Val di Sangro. Doveva venire perché questa fabbrica può rappresentare un punto di forza per rilanciare l'economia dell'intero Abruzzo. Poi, quanto alle riflessioni di politica industriale, è altra storia». Diversa la posizione di Mario Codagnone, segretario provinciale della Fiom. «Sui diritti al ribasso -sottolinea- sono d'accordo con la presidente Boldrini, alla quale solo qualche giorno fa la Fiom aveva espresso preoccupazione per essere tenuta fuori da ogni dialogo con la Fiat. Basti ricordare che anche qui, in Sevel, la Fiom ha dovuto far ricorso al Tribunale di Lanciano per vedere i propri rappresentanti inseriti nella Rsa. E ora la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 19 del nuovo Statuto dei lavoratori nella parte che consente la rappresentanza sindacale aziendale solo ai firmatari del contratto applicato nell'unità produttiva. Quanto alla presenza in Sevel, la presidente Boldrini può venire in altro momento, quando è libera da impegni». «In certe occasioni -ribatte Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm- le schermaglie politiche vanno messe da parte e l'incontro programmato in Sevel è proprio una di quelle.
Nella fabbrica del Ducato lavorano 6mila persone, altre 3mila nell'indotto: il sostegno e la presenza della presidente della Camera sarebbe un motivo in più per andare avanti con impegno verso la ripresa». Dal mondo politico, pieno appoggio alla Boldrini arriva dal deputato M5S Riccardo Fraccaro, segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera: «Dopo decenni di aiuti statali la Fiat non si può permettere di risolvere i propri problemi economici comprimendo i diritti dei lavoratori». Il deputato di Scelta Civica, Giulio Sottanelli, invita invece la presidente «ad accantonare le convinzioni ideologiche». Critica la Boldrini anche Fabrizio Di Stefano, senatore Pdl. «La presidente Boldrini -dice Fabrizio Cicchitto, importante esponente Pdl- commette un grave errore a non recarsi in visita agli stabilimenti Fiat in Val di Sangro, perchè Fiat è azienda decisiva per l'industria manifatturiera del nostro Paese». Cerca di fare chiarezza Gianni Melilla, deputato di Sel: «La Boldrini nella lettera inviata a Marchionne non ha scritto che non andrà alla Sevel per problemi di relazioni sindacali. Ha detto semplicemente che in quel giorno non potrà venire in Abruzzo perché ha un incontro con il Presidente della Repubblica, impegno istituzionale più rilevante».
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