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Data: 06/07/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Province, nuovo ok all’abolizione: la parola cancellata dalla Costituzione

ROMA «Se non avessimo agito subito dopo lo stop della Consulta all’abolizione delle Province nella pubblica opinione si sarebbe creato un atteggiamento di sfiducia». Parole del presidente del Consiglio, Enrico Letta, che così ha presentato il disegno di legge costituzionale per chiudere tutte le Province presentato ieri dall’esecutivo. Una rapidità davvero eccezionale, quella del governo. Che ad appena 48 ore dalla decisione della Consulta ha varato un testo che elimina la parola «Province» dalla Costituzione e ne rende così più facile la cancellazione attraverso una legge ordinaria.
Comunque più che la cancellazione delle Province al governo preme mandare al Paese un messaggio politico di determinazione sul fronte dei tagli ai costi della politica. Non a caso ieri Beppe Grillo ha diffuso le sue cifre sullo stop all’abolizione delle Province che, non si sa in base a quali parametri, costerebbe ben 17 miliardi.
IL PIANO TECNICO
Sul piano strettamente tecnico «il caso Province» è in realtà ben lungi dall’essere risolto. Intanto è assai probabile che il testo presentato ieri confluisca in quello più generale di riforma degli assetti istituzionali (riforma del Senato, riduzone dei parlamentari) che sarà definito in autunno dalla cosiddetta «Commissione dei Quaranta».
Poi il primo segnale concreto, in realtà, dovrebbe arrivare fra qualche giorno quando il governo - dopo aver letto le motivazioni della sentenza della Consulta - deciderà le misure per rimediare al pasticcio attuale per cui ben 18 amministrazioni, al termine dei cinque anni del loro mandato, sono state commissariate.
Ci sono da risolvere questioni non piccolissime come le funzioni che oggi svolgono le Province: chi deve manutenere le strade provinciali? perché un singolo comune dovrebbe accollarsi la manutenzione di un istituto tecnico che serve anche gli abitanti di altri comuni? E c’è infine da stabilire la destinazione di 61 mila dipendenti che se finissero alle Regioni (che hanno un contratto più oneroso) finirebbero per costare di più alle casse pubbliche.
In questo quadro va segnalato la protesta fortissima dell’Upi, l’Unione delle Province Italiane che accusa il governo di prendersela con la parte che gestisce meno soldi pubblici e di voler cancellare 150 anni di storia italiana.
Da segnalare, infine, che il sindaco di Torino, Piero Fassino, è stato eletto ieri alla presidente dell’Anci, l’associazione degli 8 mila Comuni italiani.

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