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Pescara, 16/05/2025
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Data: 06/07/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Il governo cancella tutte le Province. Varato ddl costituzionale che ora passa alle Camere. L’Ocse con l’Fmi: non toccate l’Imu. Ma Letta conferma: va superata

ROMA Il governo cancella le Province e litiga sull’Imu che anche l’Ocse, dopo il Fmi, chiede invece di confermare per puntare sul taglio delle tasse sul lavoro. Il Consiglio dei ministri ha riscritto ieri l’articolo 114 della Costituzione con un ddl che recita seccamente: «Sono abolite le Province». Nella nuova formulazione si stabilisce che «i Comuni e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione». Mentre Letta auspica che il Parlamento approvi «il più rapidamente possibile» il ddl costituzionale arriva il “no”dell’Unione province (Upi): sono stati cancellati 150 anni di storia italiana. All’indomani della sentenza negativa della Corte costituzionale sul primo tentativo (operato dall’esecutivo Monti) di accorpare e rivedere le Province con un decreto, il Consiglio dei ministri le abolisce cancellandone semplicemente la menzione nella Costituzione. «Ci sentiamo vincolati all’impegno» spiega Letta e ora la parola passa alle Camere. Per le Province i cui organi sono in scadenza saranno varati interventi ad hoc. «Ma davvero il governo pensa che con un provvedimento bandiera che cancella con un tratto di penna la parola province dalla Costituzione e 150 anni di storia del Paese, si riconquista la fiducia degli italiani nella politica?» commenta polemicamente Antonio Saitta, presidente dell’Unione Province. E il suo collega della Provincia di Firenze, Andrea Barducci (Pd) attacca: «Siamo stupiti e addolorati» dalle decisioni del governo che dimostra come «sia in preda alla confusione e abbia perso il senso della realtà». I sindacati chiedono una «cabina di regia per una riforma organica» e guardano ai livelli occupazionali. Positive invece le valutazioni di Pdl, Udc e dei ministri del Pd. Resta caldo poi lo scontro sull’Imu. Ieri l’Ocse, dopo che lo aveva fatto il Fmi, raccomanda di non intervenire sull’Imu sulla prima casa ma di dedicare invece le risorse finanziarie alla riduzione delle tasse sul lavoro. Dice il capo economista, Piercarlo Padoan che «le tasse che danneggiano di meno la crescita sono infatti quelle sulla proprietà, come l’Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l’occupazione sono quelle sul lavoro». Sul tema hanno incrociato le armi indirettamente il premier e il suo vice Alfano. Dice Letta: «Nel discorso che ho fatto alle Camere c’è chiaramente scritto che noi faremo una riforma che supera l’Imu così com’è e riconfermo che questa è l’indicazione del governo». Alfano replicando al Fmi parla perché la maggioranza intenda: «Fmi come di consueto ha dato molti consigli all’Italia. Alcuni li accetteremo, altri no. Sull’Imu non accetteremo il consiglio Fmi». Epifani si schiera con Letta, e Zanda (Pd) dice che bisognerà tenere conto delle valutazioni del Fmi. Brunetta replica chiedendo se il ministro Saccomanni abbia chiesto aiuto al Fondo monetario. La soluzione dovrebbe arrivare comunque prima di ferragosto e i tecnici sono al lavoro per eliminare o comunque alleggerire l’Imu. La prima ipotesi è la più onerosa e costa 4 miliardi di euro. La rimodulazione, invece, prevede dei meccanismi per esentare le famiglie con redditi bassi o con più figli a carico. Già con la vecchia normativa tra la detrazione fissa e quella aggiuntiva per ogni figlio a carico, nel 2012 un quarto delle abitazioni è già risultato esente.

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