ROMA Doppio record negativo, purtroppo, per l’Italia. Con una pressione fiscale salita al 44% nel 2012, scaliamo la classifica europea di Paese tra i più tartassati d’Europa. Inoltre, con la crisi che ha pesantemente ridimensionato il Prodotto interno lordo, siamo secondi solo alla Grecia quanto a incidenza del debito pubblico sulla ricchezza prodotta: ben il 127%. È stata la Banca d’Italia a mettere a confronto le finanze pubbliche dei paesi dell’Unione e a pubblicarle nello stesso giorno in cui il dipartimento delle Finanze ha fatto conoscere i dati sulle entrate. Il prelievo rimane alto ma c’è anche un dato positivo: nei primi cinque mesi del 2013 la lotta all’evasione ha consentito di recuperare 2,826 miliardi di tasse evase, 118 milioni in più, con un aumento del 4,4% sull’anno precedente.
Dati che confermano, osserva una nota del ministero guidato da Maurizio Saccomanni, «l’efficacia dell’azione di contrasto» intrapresa. Il maggior contributo al recupero d’evasione arriva dal commercio al dettaglio che vede salire del 3,1% la quota di Iva versata in controtendenza rispetto alla caduta generale dell’imposta sul valore aggiunto, precipitata del 6,8% per effetto della contrazione della domanda interna e delle importazioni.
Per il resto, le entrate rimangono stabili nei primi 5 mesi dell’anno. Nonostante la recessione, tra gennaio e maggio sono entrati nelle casse dello Stato 149, 1 miliardi. La variazione rispetto allo stesso periodo del 2012 è dello 0,2 per cento che corrisponde a 373 milioni in meno quindi a una sostanziale stabilità.
SUPERATA LA FINLANDIA
Le statistiche della Banca d’Italia sulla finanza pubblica nei Paesi Ue, insomma, ci danno il metro per capire non solo la pesantezza della crisi ma anche i sacrifici sopportati dal Paese per fronteggiarla. Il rapporto debito-Pil parte da lontano ma, complice la crisi, nel 2012 è salito al 127% dal 120,8 del 2011. La Grecia soffre più di noi con un rapporto arrivato al 156,9% ma comunque in miglioramento rispetto al 170,3% registrato nel 2011.
La pressione fiscale, dicevamo, si conferma ai livelli più alti. Nel 2012 abbiamo superato la Finlandia e ci collochiamo al quarto e sesto posto rispettivamente nella Ue17 e a 27 con il peggioramento di una posizione rispetto al 2011. D’altra parte Belgio (pressione fiscale al 47,1% sul Pil), Francia (46,9%) e Austria (44,2%), hanno un carico di tasse e contributi più oneroso del nostro tra i Paesi dell'area Euro. Allargando l’orizzonte all’Europa a 27, la pressione fiscale è più pesante nel Nord Europa dove però è anche più ampio il welfare: la Danimarca sfiora ormai il 50 per cento (49,3%) e Svezia la segue a ruota (44,6%).
Per rassicurare i contribuenti l’Agenzia delle Entrate ieri ha diffuso una circolare nella quale si spiega che «saranno evitati «accertamenti analitico-presuntivi basati sulle presunzioni semplici» nei confronti di chi rientra nell’identikit delineato dagli studi di settore. È questo uno dei criteri previsti dal cosiddetto regime premiale.
IL PESO DEGLI INTERESSI
In Italia sale la pressione fiscale ma sale anche la spesa. Nel 2012 - risulta sempre dai dati diffusi dalla Banca d'Italia - è passata al 50,7% del Pil dal 50% del 2011. Nei Paesi europei la spesa ha un'incidenza maggiore sul Pil in Danimarca (59,5%), Francia (56,6%), in Finlandia (55,6%), in Belgio e in Grecia (entrambi i Paesi sono al 54,7% del Pil), Svezia (51,8%), in Austria (51,2%).