PESCARA «Io, Sospiri e Morra siamo per il voto a novembre, al massimo a dicembre. Ma nel partito è passata a maggioranza, come in ogni democrazia, la linea-Venturoni delle elezioni a marzo. Io resto dell’idea che noi siamo stati eletti per governare 5 anni e che alla scadenza naturale del mandato o si va a casa o, chi vuole, si ripresenta». Il dibattito su quando votare per le Regionali sembra far resuscitare nell’assessore Mario Febbo, elemento di riferimento nel Pdl e della giunta Chiodi, l’anima dissidente del militante della destra di una volta. Febbo spiega le sue perplessità su marzo e l’impossibilità di maggio con l’election day delle Europee. Per poi passare al motivo per cui chiede che la maggioranza di centrodestra in consiglio regionale si astenga sull’abolizione della legge sui doppi vitalizi. Come valuta la scelta del Pdl di votare a marzo? «Una decisione sbagliata seppur presa a maggioranza. Quando il presidente del Consiglio Pagano ci ha intervistati, mi risulta che in 22 su 25 consiglieri regionali abbiano espresso la preferenza per il 15 marzo e che solo in tre, io Sospiri e Morra, per l’appunto, abbiamo detto che si sarebbe dovuto votare il 16 novembre o dicembre. L’unica mia perplessità, condivisa con Venturoni, era su chi eventualmente avesse dovuto fare e votare il bilancio regionale d’esercizio. Di fatto è mancata la volontà». Si spieghi meglio. «La mia paura era che, votando a novembre o dicembre, il bilancio non sarebbe stato affrontato in modo serio dai consiglieri impegnati nella campagna elettorale, sarebbe cioè tornata l’epoca dei finanziamenti a pioggia con la bagarre di fine anno. E poi chi l’avrebbe approvato? Noi siamo stati votati il 15 dicembre e nominati il 27 gennaio, ci sarebbe stato un periodo di vacatio proprio in occasione del bilancio». Però, malgrado il bilancio, lei, Sospiri e Morra continuate e tifare per novembre. «Certo, guardi che la decisione di marzo va comunque accolta dal presidente delle Corte d’appello». Alludevo alla spiegazione del suo capogruppo Venturoni, al fatto cioé che a novembre fa freddo e non favorirebbe l’affluenza. «Bah, mi sembra un pretesto. In Abruzzo capita sempre più spesso che a marzo faccia più freddo che a novembre. L'altra volta a dicembre ha votato il 50%. A queste motivazioni francamente ognuno dà il suo giudizio. Io non condivido quello che sta succedendo. E poi anche dal punto di vista strategico andrebbe meglio a novembre: la nostra coalizione è pronta, ha un candidato ed assessori radicati, invece il centrosinistra deve organizzarsi... ». C’è anche la possibilità che tutti slitta a maggio, con l’election day con le Europee. Lei come la vede? «Che sarebbe un provvedimento incostituzionale, sarebbe il primo caso nella storia . Impossibile» Allora, dica qual è il motivo per cui, secondo lei, si vota a marzo. «Inutile che facciamo i moralisti come il centrosinistra. Parliamoci chiaro: la maggior parte dei consiglieri vuole votare il più tardi possibile perché vede venir meno la possibilità di essere rieletta a causa dei posti in meno – da 45 si passa a 31 - e della presenza di uno nuovo soggetto come M5S. Una casistica diceva che solo il 20% dei consiglieri veniva rieletto, adesso questa percentuale è in calo. E quelli del centrosinistra fanno i falsi moralisti accusando il centrodestra quando sono invece i primi ad aver paura di non essere rieletti. Come è stato quando si è trattato di scegliere se aggiungere 5 assessori esterni alla prossima giunta». Lì siete stati accusati di voler aumentare le poltrone e quindi i costi della politica. «Falso, perché i costi sarebbero stati li stessi. Chi capisce la politica sa che con una maggioranza di 18 consiglieri e una minoranza di 13 bastano due elementi che facciano le bizze per mandare in minoranza il governo. Senza contare gli impegni professionali che costringono noi assessori ad assentarci in aula. Quindi, ci siamo detti, “blindiamo il consiglio con 5 assessori in modo di avere maggiore stabilità” con i costi a carico degli stessi eletti. Erano d’accordo anche a sinistra. Ricordo che Saia, di Rifondazione, aveva detto di sì a 3 assessori esterni; lo stesso D’Amico, vice presidente del consiglio del Pd. Poi sono scesi in campo Acerbo e D’Alessandro e si sono rimangiati la parola. Ma adesso voglio vedere come si riuscirà a governare». Assessore, un passo indietro. Prima del voto c’è l’abolizione della legge dei doppi vitalizi, lei però non vuole toglierla: perché? «I vitalizi per me sono una porcata e io me li sono tolti. Faccio notare che a godere del doppio vitalizio sono in 27 e la maggior parte è composta da ex senatori e parlamentari di sinistra, come Viserta, Borrelli, Orlando, Mariotti, Melilla, Ginoble, Di Stanislao e ci rientrerà anche la Pezzopane. Per noi è un problema di principio in quanto si va a toccare un diritto acquisito. La proposta mia è di astenerci lasciando la responsabilità al centrosinistra».