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Data: 10/07/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Il pm chiede il processo per Catarra. Depositata la richiesta per il presidente della Provincia, l’ex amministratore Cretarola e il sindaco di Bussi Lagatta

TERAMO Teramo lavoro: la procura impacchetta le accuse messe insieme in 15 mesi di indagini e chiede il processo per il presidente della Provincia Valter Catarra, per l’ex amministratore della società in house Venanzio Cretarola e per l’ex direttore del personale della società Salvatore Lagatta, da maggio sindaco di Bussi sul Tirino. Nei giorni scorsi il pm Stefano Giovagnoni ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per i tre a cui contesta ipotesi di reato diverse. Tutti sono indagati per abuso d’ufficio, mentre Catarra e Cretarola anche per truffa e falso. A Cretarola, inoltre, il sostituto procuratore contesta il reato di peculato. L’inchiesta verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina dell’ex amministratore Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica e per cui, sostiene la pubblica accusa, Cretarola sarebbe stato retribuito complessivamente «con 42mila euro a valere sui fondi Fse». E proprio quei soldi insieme ad altri 11mila provenienti da un altro incarico sono stati sequestrati dal gip Giovanni de Rensis su richiesta del pm. Sequestro confermato dal tribunale del Riesame. Il gip, nell’ ordinanza con cui a gennaio ha disposto il divieto di dimora a Teramo per Cretarola (poi revocata), sostiene che non sarebbero stati rispettati i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità. «Tra le regole che Teramo lavoro doveva osservare in materia di affidamento di incarichi», ha scritto de Rensis, «c’era anche quella relativa alla comparazione tra più soggetti candidati, trattandosi di regola corrispondente ai principi della Costituzione e del Trattato dell’Unione Europea, in quanto discendente dai parametri di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, sempre e comunque da applicare nelle procedure contrattuali ancorate a risorse finanziarie pubbliche».Ma nell’inchiesta non c’è solo l’assunzione di Cretarola. Il pm Giovagnoni contesta all’ex amministratore anche il reato di peculato che il gip nell’ordinanza aveva riformulato come truffa. Il fatto gira intorno ad una somma di 11.255, 72 euro che, sostiene la procura, Cretarola avrebbe percepito illegittimamente. Secondo l’accusa tra il dicembre del 2011 e il febbraio del 2012 Cretarola avrebbe presentato tre fatture alla Provincia allegando prospetti contenenti le generalità dei dipendenti, le ore di lavoro svolte e l’importo delle retribuzioni. «Ma», ha scritto il gip, «senza che in tali prospetti venisse riportata la posizione lavorativa e la retribuzione di Cretarola. Una volta ottenuta la liquidazione delle singole fatture, si appropriava della somma di 11.255, 72 euro». Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Cretarola ha respinto tutte le accuse. Stessa cosa ha fatto il presidente Catarra che, dopo l’avviso di conclusione, ha chiesto di essere interrogato dal pm. Ieri Catarra ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla richiesta di rinvio a giudizio. Così, invece, ha commentato Lagatta,eletto nelle fila di Rifondazione: «Premetto che ho piena fiducia nella magistratura e nello stesso modo nelle persone indagate con me. Sarei responsabile di aver fatto sottoscrivere all'amministratore il contratto di coordinatore con la società. Altro non potevo fare in quanto, come responsabile del personale, ho fatto sottoscrivere decine di contratti e per quanto riguarda quello di Cretarola aveva la decisione sia del Cda che la ratifica del presidente della Provincia. Mi sento del tutto tranquillo».I 110 lavoratori della società in house, nel frattempo licenziati, solo in minima parte hanno ripreso a lavorare con l’ente con contratti di collaborazione.

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