Trema la Provincia. Dalla Procura sono appena state emesse tre richieste di rinvio a giudizio, non ancora notificate, che riguardano l'inchiesta su Teramo Lavoro: la società in house dell'Ente da mesi, ormai, nel mirino della magistratura. A rischiare di finire a processo c'è anche il Presidente della Provincia, Valter Catarra. Nell'elenco figurano pure l'ex amministratore unico della società, Venanzio Cretarola, e il responsabile del personale della società Salvatore Lagatta. Stralciata, invece, la posizione di una quarta persona indagata, il cui reato contestato non sarebbe strettamente connesso a questa inchiesta.
A firmare le richieste di rinvio a giudizio il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni che sette mesi fa chiese ed ottenne nei confronti di Cretarola sia il sequestro preventivo di 53.225,72 euro, sia il divieto di dimora a Teramo (misura personale, quest'ultima, poi revocata dal gip dopo le dimissioni presentate dall'allora amministratore unico di Teramo lavoro). Il presidente Catarra, oggi, è accusato di abuso d'ufficio in concorso con Cretarola e Lagatta; truffa e falso in concorso solo con Cretarola, il quale rischia il processo anche per peculato. Un'ipotesi di reato, quest'ultima, che fa riferimento ai soldi ancora sotto sequestro. In particolare agli 11mila euro del Fondo sociale europeo Abruzzo 2007/2013 di cui l'ex amministratore unico se ne sarebbe appropriato, secondo l'accusa, in maniera illecita. Tre mesi fa l'assemblea dei soci ha nominato il nuovo amministratore delegato della società in house della Provincia, Gabriele Recchiuti. Società all'epoca sospesa dall'attività per mancanza di fondi ed oggi in piedi solo per portare avanti gli adempimenti contabili ed amministrativi.
All'indomani dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari Catarra chiese di essere sentito dal magistrato in presenza del proprio legale. Ma per quanto riguarda la sua posizione in questa inchiesta non è cambiato nulla. Secondo l'accusa, infatti, il presidente della Provincia, al momento dell'assunzione di Cretarola a coordinatore di progetto sapeva che il contratto era invalido per difetto di rappresentanza perché si stavano violando le regole della trasparenza, pubblicità ed imparzialità. In questo modo si procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale all'allora amministratore unico, equivalente a 42mila euro. Da qui l'accusa di abuso d'ufficio in concorso con Lagatta che ha sottoscritto il contratto in quanto responsabile del personale e con lo stesso Cretarola che non avrebbe avuto la professionalità adeguata per svolgere quella mansione. Si parla, invece, di relazione generale di attività e time sheet in riferimento all'accusa di falso per Cretarola e Catarra (che avrebbe dato il concorso morale). Mentre secondo gli inquirenti la truffa si configurerebbe nell'aver falsamente dichiarato, Cretarola, di aver svolto il ruolo di coordinatore di progetto e per questo di aver percepito l'ingiusto profitto di 42mila euro quale retribuzione. E di questo Catarra ne sarebbe stato perfettamente a conoscenza. Tutte ipotesi di reato ancora da dimostrare che dovranno, adesso, essere valutate da un giudice per le udienza preliminari prima, eventualmente, di finire in un'aula del dibattimento. Pensare ad un processo, infatti, in questa fase, è ancora presto. Lo stralcio, con la quarta indagata, nel frattempo va vanti con le indagini.