Vertice notturno dal Cavaliere: rischiamo di ritrovarci Renzi contro o governo Pd-M5S, niente crisi ma banco di prova saranno Imu e Iva
ROMA «Beh se la magistratura ci aiuta a togliercelo di mezzo...». A Silvio Berlusconi risuonano ancora nelle orecchie il racconto delle considerazioni fatte da un ministro del Pdl solo qualche settimana fa. Poca e nessuna sorpresa da parte del Cavaliere che in vent’anni di politica ne ha visti di tentativi tesi a distinguere i destini politici personali da quelli del fondatore del centrodestra italiano. L’ultimo poco prima delle elezioni scorse quando nel Pdl c’era chi pensava di trasformare Italia Popolare in una costola montiana. Dopo il governo-Letta il progetto era tornato in auge ma il timing non prevedeva l’accelerazione della Cassazione, bensì una più lenta consunzione delle leadership del Cavaliere e di quella di Matteo Renzi.
PROGETTI
Un modo per traghettare la squadra di governo, postdemocristiana e non, degli Alfano, Lupi, Quagliariello e Schifani, ma anche dei Letta e Franceschini, dei montiani di Scelta Civica e dell’Udc - in un contenitore alternativo a quello di una sinistra risorta, ma ridimensionata, da una frantumazione del Pd data per certa dopo o prima il congresso. L’accelerazione voluta dalle toghe rischia ora far fallire tutto e il possibile naufragio delle larghe intese sembra destinato a riproporre il bipolarismo che è sempre piaciuto al Cavaliere del ”o con me o contro di me”, spazzando via i tentativi del ministro per le Riforme - che ieri, non a caso, è tornato sul Colle - e costringere il candidato premier Renzi ad uno scontro elettorale con Berlusconi giocato non sulle emergenze del Paese, ma tra garantisti e forcaioli. Tra coloro che vogliono vincere per mandare in galera il leader del centrodestra e coloro che intendono «difendere la democrazia dal colpo di Stato delle toghe».
SOSTEGNO
Un po’ invecchiato il Cavaliere si deve sentire, visto che per dormire deve ricorrere alle gocce, ma la sfida delle toghe lo ha galvanizzato di nuovo e la strategia del silenzio adottata in questi giorni, fa più rumore di tante dichiarazioni contro la giustizia «ad orologeria» e «il complotto delle toghe comuniste». In queste ore l’ex premier misura le solidarietà e le rassicurazioni. Comprese quelle di coloro che anche ieri sera sono andati a palazzo Grazioli per sostenerlo, a confortarlo, spostando però sempre più in là il giorno dello scontro «perché se tiriamo troppo la corda rischiamo si dimetta Napolitano» o «attenti che il Pd fa un altro governo con i grillini e modifica il Porcellum», o «rischiamo di ritrovarci Renzi e il Pd compattamente contro». Dal vertice fiume di palazzo Grazioli finito nella notte è uscito un Cavaliere che ribadisce di non volere strappi nella maggioranza di governo. «Ma - sottolinea Imu e Iva costituiranno un banco di prova importante».
FALCHI
Scenari che l’ex premier conosce tutti, il cui racconto ascolta con prudenza e pazienza misurando la buona e la mala fede. Sorridendo sornione quando sente con le sue orecchie la difesa di coloro che solo qualche mese fa hanno tentato di rottamarlo invocando le primarie. Sapendo però anche, di poter contare su un gruppo ristretto di «falchi» che mai come in queste ore alimenta anche grazie ai suoi giornali. Resta il fatto che ieri pomeriggio, sull’onda di una serie di paure e dei consigli dell’avvocato Coppi, l’ex presidente del Consiglio ha deciso di far tirare il freno a mano ai suoi perchè - sostengono i suoi avvocati - i componenti la sezione giudicante della Cassazione «non è male» e perché il 30 luglio potrebbero decidere di far slittare ancora la sentenza». «Far saltare tutto oggi non avrebbe senso e Berlusconi perderebbe l’unico, seppur fragile scudo, ai suoi interessi giudiziari e imprenditoriali», chiosa un senatore che ieri ha proposto di sostenere «a viso aperto i referendum proposti dai Radicali». Meglio attendere, quindi, senza strappare e lasciare che il logoramento del Pdl e del suo leader diventi il logoramento del sistema «perché - ragionava ieri sera Berlusconi - non possono pensare che non accada nulla se mettono in galera il nostro leader».